CARANO: LEZIONE DI CORAGGIO CON PINO MASCIARI

Figlio d’arte (nonno e padre erano anch’essi imprenditori), Pino ha dovuto lasciare la propria impresa edile, una delle più importanti in Calabria, per il merito (e non la colpa) di aver fatto una scelta decisa: dire no alla mafia e alla sua schiavitù. Dal 1997 vive sotto scorta in località segrete, insieme alla moglie, odontoiatra e ai suoi due figli: dopo anni di isolamento e di testimonianze nei processi in cui ha fatto condannare imputati di ogni rango sociale, Pino ha stretto amicizia con Libera e ha creato una rete che si estende in tutta Italia, fatta di persone che hanno a cuore la sua storia e il suo esempio: gli Amici di Pino Masciari.
E proprio la sua storia, la sua testimonianza dai toni vivaci, coinvolgenti, trasmette l’invito alla moralità e al senso civico, a non voltare le spalle davanti ai soprusi, a rimanere uniti, “fare rete” contro le mafie e a coltivare la speranza che le cose possano cambiare, soprattutto grazie ai sogni dei giovani, che non hanno un passato, ma “solo un presente e un futuro” verso cui guardare con fiducia.
“Ho denunciato e pagato a carissimo prezzo questa scelta – afferma Masciari in un’intervista – etica pubblica e morale privata sono ingredienti indispensabili per la lotta alla criminalità organizzata, ma non mi stancherò mai di sottolineare che per sconfiggere le mafie è necessario che le Istituzioni stiano concretamente vicino a chi sceglie di denunciare, progettando e mettendo in campo strumenti che aiutino chi fa impresa a resistere e a sconfiggere il malcostume e la paura”.
Inserito nel programma speciale di protezione, Masciari lascia la Calabria. Sia lui che sua moglie perdono il lavoro, vivono in squallidi appartamenti di periferia in isolamento, depressione, deprivazione. La sua denuncia colpisce la ‘ndrangheta, un sistema, e prima ancora una mentalità che prospera grazie all’assenza dello Stato imponendo il suo diritto, la sua “giustizia” tribale fatta di punizione e vendetta. E oggi la ‘ndrangheta appare forte come non mai.
“Quello che manca è innanzitutto la cultura della legalità – afferma Masciari – qui, dove chi parla muore, lo Stato muore tutti i giorni di fronte alla prepotenza, alla minaccia, ai poteri occulti.”
All’imprenditore era stato chiesto di dare il sei per cento ai politici e il tre per cento ai mafiosi, tra le imposizioni, assunzioni pilotate, forniture di materiali e di manodopera, costruzioni di fabbricati e di uffici a titolo gratuito, regali di appartamenti e acquisto di autovetture.
In “Organizzare il coraggio” (Add Editore), Masciari e sua moglie raccontano la loro odissea.