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“HILL’S JOY CHOIR”, UN ESORDIO DA… BRIVIDI -foto-

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hills-joy-coristeVento forza nove, spartiti in volo e  – a mo’ di nacchere – denti battenti tra labbra blu, microfoni spenti e riaccesi ad inizio brano con non sempre millesimale precisione per evitare sibili e refoli, cantori e musicisti tremanti per il freddo e l’emozione ed un pubblico altrettanto infreddolito ma coraggiosamente e affettuosamente “prossimo” agli “HILL’S JOY CHOIR”… questo lo scenario che il 10 agosto di presentava in “Baccanà – Gioia/Fiera” alle ore 20.30!

Vicini nel tentativo di ripararsi dal vento i sedici coristi e la loro maestra Ilaria Stoppini da un lato, i musicisti che tentavano invano di accordare gli strumenti dall’altro, costretti dal vento a suonare senza leggere gli spartiti, pur essendo state davvero poche – per motivi logistici e chilometrici – le prove, essendo residenti a Matera, Pescara e hills-joy-musicistiMonopoli.

Apre la serata una effervescente Marica Girardi, anche lei alle prese con fogli piegati e intemperie che l’han costretta ad un andirivieni concitato ed emozionato (c’è ancora il solco lasciato dai suoi tacchi sul palco) e ad improvvisazioni dell’ultim’ora.

Dopo aver portato il saluto della presidente della Pro Loco, Vittoria Procino, associazione promotrice della corale, ed invitato a suo nome i presenti ad assaggiare gli zampini “Nobili decaduti” cui la serata è “gastronomicamente” intitolata, ha presentato i due lettori Annamaria D’Ettorre e Marco Addati, pronti a leggere la traduzione del primo dei sette brani in programma: “Over the rainbow” (Oltre l’arcobaleno) di Harold Arlen, hills-joy-annamariainterpretato per la prima volta da una giovanissima Judy Garland ne “Il mago di Oz”.

Ad evocarne le suggestioni il sottofondo musicale live di Roberto Greco al sax, Edoardo D’Aprile ed Enrico Carella alle tastiere, Umberto Caporaso al basso, Antonio Capra alla chitarra e Diego Ludovico alla batteria, voci soliste Terry Pavone e Gianni Angelillo.

Filo conduttore dell’esibizione l’Amore, sia esso umano che divino.

Nel secondo brano “Hallelujah”, scritto da Leonard Cohen e cantato da Jeff Buckley, la traduzione rivela il ripetersi di una sorta di mantra “recitato per rievocare in sé quella fede nell’amore tradotta in un freddo e hills-joy-bennygrave Hallelujah”. Voce solista Benny Fanelli, sottile ma ben costruita e sempre più sicura nel finale.

Interessante la scelta di introdurre i brani con brevi note su autori ed esecutori e una “traduzione” anch’essa emozionata (le voci di Marco e Annamaria, di “Teatralmente Gioia” tremavano non solo per il freddo) ed emozionante, per condividerne non solo la musicalità ma anche i contenuti.

Al disperato “Hallelujah” che sgorga dalle labbra ferite da un amore finito – precisa Marica – si contrappone la “Grazia meravigliosa” che solo dall’alto, dal divino può esser concessa. E’ questa la traduzione di “Amazing Grace”, un “gospel per tutte le stagioni” che ha visto voci hills-joy-pubblicosoliste i bravissimi Maria Lidia Surico e Daniele Polverino.

Quindi è la volta di “Lullabye, buonanotte angelo mio” di Billy Joel ed “Happy days”, canto gospel impropriamente associato, grazie anche alla pubblicità della Coca Cola, al periodo natalizio, composto nel ’67 da Eddie Hawkins il quale ha trasformato il settecentesco inno battesimale di Phillip Dodridge in un canto ritmato e semplice, annoverato tra le 20 canzoni americane più significative del secolo.

Per “distrazioni tecniche” (Vito Marvulli ha conferito nel bel mezzo dell’esibizione con Michele Mappa, della M&M Service che davvero ha fatto miracoli per la riuscita del concerto e solo perché poco educatamente “interrotto” non ha aperto per tempo i microfoni del coro) la solista hills-joy-serviceMarilù Cardascia ha dominato la scena dando prova di estrema bravura e “tenuta scenica”.

Sesto brano “Don’t know why” scritta da Jesse Harris nel 1999 ed inserita nell’album “Come Away with me” con cui Norah Jones ha vinto tre Grammy Awards nel 2003, ottima la performance “solista” di Teresa Benincasa.

In chiusura “I will follow him”, “Io lo seguirò”, brano ormai legato indissolubilmente a Whoopi Goldberg, suora  di “Sister Act”, cantato per la prima volta nel 1962 da Petula Clark in francese, con il titolo “Chariot” e portato ai vertici delle classifiche britanniche dalla quindicenne Little Peggy March con il titolo “I will follow him”, in versione “italiana” cantato da Betty Curtis nel ’63. Bravissima Tania Procino, solista dell’ultimo hills-joy-ilariacanto.

Davvero tutti molto bravi (anche a detta della loro esigentissima maestra Ilaria) anche i non ancora nominati coristi del “Coro di Gioia del Colle” (questa la traduzione di “HILL’S JOY CHOIR”): Rosanna Dammacco, Teresa Surico, Daniela Marocco, Barbara Mallardi, Olimpia Riccio, Giustina Lozito, Antonella Antonicelli, Filippo Donvito e le assenti Isa Addabbo e Rita Paradiso.

A fine concerto in molti, sindaco Piero Londuexduogo in testa, hanno chiesto di poter riascoltare il coro in un contesto “climatico ed acustico” più confortevole, anche per evitare che il prossimo uragano invece di “Katrina” porti il loro nome!

Subito dopo gli irrefrenabili e simpaticissimi DueXDuo al secolo i partenopei Massimo Borrelli e Peppe Laurato in un repertorio non proprio inedito (molti sketch erano i cavalli di battaglia dello scorso anno, classici di Zelig e Colorado) ma sempre divertente ed esilarante, infine i “Cleverness”, in formazione Deborah Paradiso splendida voce, Tonio Mastromarino alla batteria (generosamente prestata agli “HILL’S JOY CHOIR”), Nicola Paradiso al basso, Michele Errico alla chitarra e Chiara Lotito alle tastiere, anch’essi meritevoli di un pubblico ben più ampio e di una serata più clemente.

Si ringrazia Mario Di Giuseppe per aver contribuito con i suoi immancabili scatti nonostante il tempo inclemente.

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