SUONI DELLA MURGIA… UN “BACCANÁ” FLOP-foto-
Ben tre i concerti in programma nella nona edizione del “FolkFestival” made in Puglia per eccellenza: “Suoni della Murgia”, portati a Gioia dalla Provincia: gli Jazzabanna, i Ventanas e Ambrogio Sparagna Trio.
Maggior fortuna ha avuto il primo concerto ospitato in Piazza D’Andrano e acclamato da un pubblico reso “caldo” da danze folcloristiche, “pizziche”, quadriglie e tarantelle improvvisate o “provocate” ad arte, con un “fuoriprogramma” cantato da Maria Moramarco degli Uaragniaun, presente tra il pubblico da spettatrice.
Ben diverso il destino toccato agli altri due concerti “confinati” in Distilleria, in orari ben diversi da quelli riportati in programma, con ritardi anche di due, tre ore e di fatto relegati a “cornice“ marginale di altri eventi in programma nella stessa serata, inflazionata dal cabaret e dalla musica live di “Baccanà – Gioia/Fiera”.
Un vero peccato sia per i musicisti, costretti ad esibirsi intorno alla mezzanotte davanti ad un pubblico di poche decine di “fan” (complice la serata fredda del dopo-banda per i Ventanas e le venticinque aspiranti miss Italia in concorso per Sparagna), sia la location, troppo decentrata per i gioiesi che non amano navette e parcheggi in piena campagna o semplicemente respirare “polvere”, o per un pubblico meno “giovane” e legato a orari più canonici per svariati motivi, comunque tutti penalizzati dalla “desolazione” dilagante in paese.
Ben più opportuno sarebbe stato consentire agli artisti di esibirsi in città, se non al castello, come accaduto in passato, perlomeno in Piazza D’Andrano, che ben si presta a spettacoli folcloristici ed è centrale.
Gli Jazzabanna il 30 luglio hanno proposto un vasto repertorio di canti e musiche della tradizione tarantina, brindisina e leccese “alla portata di tutti”, in particolare Luciano Gennari (voce, chitarra classica, mandolino, baffetto da sparviero e tanta simpatia), Bruno Galeone giovanissimo e bravo fisarmonicista di colore, Giovanni Orlando (voce, fiati e danza), Giusy Balsamo (voce ancora in “costruzione”, tamburello e danza), Pietro Balsamo (voce, tamburello e danza) e Valentina Cariulo (violino). In molti quella sera tra il pubblico si sono lasciati trasportare dalla musica abbandonandosi all’allegria di pizziche e quadriglie.
Ben diverso riscontro per i pur bravi “Ventanas”, esibitisi la sera del 9 agosto dopo la seconda serata dedicata alle bande di “Cabiria”, di fronte ai classici “quattro gatti”!
Vito Laforgia (contrabasso), Fabrizio Scarafile (sax e flauto), Adolfo La Volpe (chitarra) e Francesco De Palma (percussioni) hanno proposto una reinterpretazione della musica etnica del Mediterraneo in chiave moderna, con improvvisazioni jazz che dalla tradizione arrivano “all’attualità, attraverso un trasversale flusso migratorio di suoni”.
Ma ciò che davvero dà il senso dello spreco di risorse sia economiche (la rassegna “Suoni della Murgia” pur se pagata dalla Provincia è sempre un costo per la collettività) che artistiche, è vedere passare in sordina il concerto di Ambrogio Sparagna, per eccellenza mattatore e maestro concertatore del Festival “La Notte della Taranta” che proprio in questi giorni ha riunito ventimila persone a Lecce e non si sa quante ne porterà il 27 agosto a Melpignano (si prevedono oltre 150 mila presenze), direttore dei sessanta elementi dell’orchestra popolare della Notte della Taranta con al suo attivo concerti in tutta Italia e all’estero, già consulente ministeriale della Musica popolare con frequentazioni nel Ravenna Festival (ha realizzato il “Dante cantato”), nonché docente di etnomusicologia a Parigi.
Sparagna (voce e organetto) in “Suoni della Murgia” con Raffaello Simeoni (flauti, ciaramella, cornamusa, organetto, liuto arabo e ghironda) e Cristiano Califano (chitarra), meritava ben altra accoglienza dalla nostra città e soprattutto ben altro pubblico che non quello “distratto” dalle miss, venuto in fiera per sbavare sotto il palco, mangiar mozzarelle pepate di polvere e bere birra alla spina, anch’essa con una spolveratina di polvere (nulla di illegale – beninteso – se non il divieto (imposto dagli organizzatori) di vendere birra in lattina per gli esercenti che distribuivano panini, panzerotti e carne, fortemente penalizzati perché… fuori mercato, dal momento che le loro lattine costavano un euro e il bicchiere alla spina due).
Non è “fagocitando” di eventi un unico luogo in un’unica rassegna che si decreta il successo e la riuscita di un programma culturale e/o spettacolare estivo, ma razionalizzando gli stessi per renderli, pur se contestuali, almeno fruibili ai più.
(Le foto contenute nell’articolo e nella gallery sono state scattate da Donato Stoppini)