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“AVEVANO PAURA DEL POTERE ECONOMICO DI GHEDDAFI”-foto-

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fulvio-grimaldi-interventoFulvio Grimaldi, giornalista che nell’arco della sua quarantennale carriera ha lavorato per più di  dieci anni in Rai come inviato di guerra, ha presentato, lo scorso 3 settembre in Piazza Luca D’Andrano, il suo ultimo documentario “Maledetta Primavera”.

L’incontro è stato organizzato dal Comitato della Pace, fondato subito dopo lo scoppio della guerra in Libia, quando si è appreso che anche la nostra base sarebbe stata attivamente impegnata in missione nel Paese africano. Al Comitato, spiega Vincenzo Capozzi introducendo l’ospite, hanno aderito quei “cittadini che  tentano di contestare la versione ufficiale di questa guerra”, nella convinzione che “i media tradizionali non debbano influenzare la nostra visione del conflitto libico”.

fulvio-grimaldi-filmatoIn “Maledetta Primavera” Grimaldi dà  voce non ai presunti ribelli, ma a quella stragrande maggioranza della popolazione libica che si è schierata a sostegno di Muammar Gheddafi e che considera l’intervento della NATO un’invasione ingiustificata. Svela lo “spaventoso oceano di bugie” in cui siamo immersi, nel tentativo di rendere i fruitori dei mezzi di comunicazione di massa consapevoli delle informazioni distorte che vengono divulgate.

“Siamo senza informazione corretta”, è la constatazione amara di Grimaldi, il cui film-documento rivela una realtà alquanto differente da quella spacciata per vera dai media. La realtà di una Libia serena e in piena ascesa economica, culturale e sociale, la cui popolazione poteva fulvio-Grimaldibeneficiare di istruzione e assistenza medica gratuitamente. L’ascesa di un Paese libero, con quarant’anni di lotta all’imperialismo alle spalle e il traguardo raggiunto di un processo decisionale democratico.

Un territorio ricco di pozzi petroliferi, riserve di oro, gas, energia solare e falde acquifere, il cui governo non si è piegato alla globalizzazione occidentale. Una crescita scomoda, dunque, per i colossi occidentali, che ha fatto vacillare il loro “progetto imperialista di mettere le mani sul petrolio” e sulle altre risorse del territorio libico.

Parte quindi il “piano anglo-americano di liquidare Gheddafi” e di ridurre allo stremo la Libia. “Si punta alla paralisi della vita collettiva”, recita la voce di Grimaldi nel documentario. Istruttori NATO e funzionari della CIA “incoraggiano” i ribelli a scendere in piazza e a sfidare il governo. A sparare fulvio-grimaldi-einsteinsulle masse in rivolta, con armi straniere mai esistite negli arsenali libici, sono cecchini segretamente appostati e ben istruiti.

Ma la colpa ricade sul governo. Gheddafi viene accusato di crimini contro l’umanità e le Nazioni Unite camuffano il loro intervento con giustificazioni di carattere umanitario.

L’Italia passa da amico intimo e ben fornito della Libia a correo dell’aggressione”, sostiene Grimaldi. Al popolo libico il giornalista chiede quale sia la sua reazione di fronte al trasformismo e all’ipocrisia del nostro Stato. “Noi amiamo il popolo italiano”, rispondono “ma l’Italia ha un cattivo governo, il peggiore del mondo”.

fulvio-grimaldi-pubblicoLa gente libica è ben lungi dal credere che la NATO voglia proteggere i civili. “A loro interessano i pozzi petroliferi e molto altro ancora”, urlano con rabbia. Le immagini danno loro ragione. Ogni giorno decine di bombardamenti NATO radono al suolo diversi obiettivi civili, come scuole, istituti per bambini disabili e abitazioni private, mietendo migliaia di vittime fra uomini, donne e bambini, a volte neonati. Intere famiglie vengono sterminate.

Di certo non si tratta di quegli “interventi con mezzi di estrema, estrema precisione su singoli obiettivi militari” di cui parlava il nostro Presidente del Consiglio Berlusconi al fine di rassicurarci sul ruolo dell’Italia nel conflitto libico.

vescovo_Martinelli_giovanniTra gli intervistati da Grimaldi, anche gli ultimi due italiani rimasti in Libia, il Vescovo Giovanni Martinelli e l’imprenditrice Tiziana Gamannossi, denunciano le condizioni di estrema difficoltà ed esasperazione in cui vive il popolo libico da quando sono iniziati i bombardamenti NATO.

Durante il bombardamento del porto civile di Tripoli dello scorso maggio, filmato da Grimaldi e inserito nel documentario, il popolo libico non mostra paura, ma urla tutta la sua rabbia e la sua ostilità contro quel cielo da cui cadono bombe. “Siamo stati ingannati da stranieri e costretti a uccidere”, dichiarano, “ma adesso gli ex-ribelli si impegnano per respingere gli invasori”.

libia_guerra_pilotataAgghiacciante la realtà di cui Grimaldi ci porta a conoscenza con “Maledetta Primavera”: quella di una guerra pianificata da “psicopatici sedotti dallo scintillio dell’oro” e sostenuta da un “colossale menzognificio mediatico”. “Siamo al culmine di una criminalità organizzata”, dichiara Grimaldi, sottolineando la gravità della “indifferenza dell’opinione pubblica occidentale”, ingannata dai “media controllati dal capitalismo e dal denaro”.

Pochi i giornalisti impegnati a confutare le informazioni divulgate dal governo a proposito del conflitto libico. “Molti dei ribelli non sono libici”, sottolinea Grimaldi nel suo documentario, “ci sono giornalisti che li pagano per libia_bombardamentidire alla telecamera certe cose”. Non è una campagna a difesa di Gheddafi, quella intrapresa da Grimaldi, ma a difesa della verità, perché si sappia che in Libia la maggioranza della popolazione si è schierata con Gheddafi e non con i ribelli e che i crimini che Gheddafi è stato accusato di aver commesso sono stati smentiti dal popolo libico.

Grimaldi illustra la realtà di una Libia in pericolosa ascesa economica, che si è ritenuto opportuno bloccare prima che compromettesse il valore del dollaro americano. Al pubblico, quindi, il giornalista rivolge  l’invito a verificare le informazioni divulgate dai media, a confrontarle con altre rintracciate nel web e ad uscire da quella condizione di “assuefazione alla comunicazione di regime” che rende prigionieri di dittatori del pensiero che blaterano di voler esportare la nostra, presunta, democrazia.

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