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IL TEATRO ROSSINI E IL KISMET PRESENTANO: “SOLILOQUY!”

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teatri abitatiNell’ambito della programmazione “Teati Abitati: una rete del Contemporaneo” P.O. FESR, Asse IV, linea 4.3.2, lettera I, a cura di Associazione Culturale ResExtensa, sabato 12 novembre ore 21.00 e domenica 13 novembre ore 18.00, presso il Teatro Traetta di Bitonto, Rsoliloquy res5esExtensa presenta: SOLILOQUY! A seguire brindisi con presentazione del calendario Fine2011.

SOLILOQUY! nasce da uno studio sui peccati capitali e sugli automatismi superficiali e vuoti che essi generano.

In una esistenza automatica, bambole vere o indotte inseguono l’umanità e anelano a sensazioni umane. Disposte a peccare, a vacuamente mimare luoghi comuni pur di essere. Attraverso vari attributi, dai peccati alle scoperte del corpo sotto gli elementi superficiali, lentamente cercano la percezione di sé stesse, e una “carne” umana.

Il pezzo nasce da studi fatti durante il laboratorio con Josef Nadj all’interno dell’Accademia Isola Danza, La Biennale di Venezia, 2002.

Con anteprime a Vienna (Austria), Kongsberg (Norvegia) e al Teatro di Brema (Germania), il debutto è stato al Teatro Kismet di Bari a gennaio 2004.soliloquy res3

SOLILOQUY! è stato lo spettacolo inaugurale per l’apertura di Dansens Hus, Oslo, centro nazionale per la danza contemporanea, Norvegia.

E’ prodotto col sostegno di Teatro Kismet Opera, Bari, e Teatro Rossini, Gioia del Colle (BA),
ed è stato ospite di Urs Dietrich, Teatro di Brema, per un periodo di produzione.

Dicono di SOLILOQUY!:

Due corpi nello stesso respiro attraversano i peccati capitali della lussuria e dell’invidiasoliloquy res senza perdere l’ingenuità che ne alimenta l’emozionante fragilità….”. (Carlo Bruni).

Intensità espressiva, pulizia formale, di contenuti: a Bari si può danzare Intensità espressiva, sostanziale pulizia filologica (con tecnica in crescendo e ritmi in sinergia fra le interpreti, non semplici “esecutrici”), verosimiglianza rispetto ai temi trattati, ricerca del dettaglio (dal suono alla sfera registica del movimento). Con vis asciutta ed elegante Hanno convinto pubblico e critica nel loro recente accorpamento di “Soliloquy!” e ‘Dos Pezes’” (Gianluca Doronzo).

“Soliloquy! affonda nei meandri della soliloquy res2coscienza dove solleva velari (e sudari). La lettura di quanto messo a nudo innesca una serie di considerazioni. Performance densa ed energetica, sostenuta da un’eccellente colonna sonora, Soliloquy! procede per svolte a gomito offrendo ora la sorpresa di una svolta dance, ora schegge di raffinata sensualità. Gli applausi sono fioccati convinti”. (Italo Interesse).

 

Pulsanti luci blu, un cuore che batte, la dea Madre tende le braccia, dall’alto della “alterità in cui rischia di dissolversi il suo io”, le ombre le rispondono, le fanno compagnia. Un fiore bianco sboccia dal velluto anch’esso blu, inizia la Vita.

Spiriti senza pace, legati dai fili invisibili delle umane passioni, condannati ad assistere, nella veste di simulacri dallo sguardo indifferente, alla catarsi dell’umanità da sempre ostaggio dei vizi, serbano un silenzioso cordoglio. Elisa Barucchieri ed Anna Moscatelli recitano, danzando, una storia antica… madri e figlie, sorelle, amiche, nemiche, amanti ed infine angeli… percorrono insieme, eppur sole, un lungo cammino, anelando inconsapevolmente a quella libertà promessa dalla Vita ma smarrita nel viverla, in preda all’inganno delle suadenti chimere della vanità, del potere, dell’ira, della lussuria, dell’invidia, della perdita…

L’esegesi delle “molte paure che insidiano la fragilità umana…” nasce nel respiro di un fiore, nella riscoperta fisicità in competizione con l’algida “alterità” silente, protetta dalla placenta di velluto blu divenuta sipario.

Si rovesciano i fronti, cambiano le simmetrie. Le geometrie si alternano ora prevedibili, ora discordi, poste di fronte ad un ideale specchio in frantumi, e ciascun frammento ne rimanda una sfumatura diversa, tessere di un lucente mosaico che la storia non ha saputo restaurare. Elisa ed Anna le raccolgono e le offrono in ricami e alamari intessuti con la professionalità di cui sono capaci, un dono prezioso...”.

La tempesta dell’ira si annuncia con lampi di luce, assorda mente e cuore, si nutre di se stessa consumandosi invano, trema, lotta contro i muri innalzati dal suo stesso furore, crollano le dighe costruite nella quiete… Tutto si spegne in un abbraccio, lunghi ansimanti istanti di silenzio. Sciabole di luce sferzano il buio, Elisa cade, sola, nella lotta contro i suoi fantasmi, Anna, smarrita, danza nel carillon dell’indifferenza, non sa aiutarla, la calpesta. Si ritrovano “in un paradossale egoismo dei sensi”, in una “apoteosi di passione” eppur disperatamente sole, anche quando la lussuria arde, il pudore si inabissa nei suoi vortici, i corpi in sinuosa, provocante, elegiaca osmosi si tendono, si offrono, si prestano all’istinto primordiale della Vita, smarrendo nel naufragio dello spirito, i doni più preziosi.

Nel nulla che dilaga, nell’anestetico oblio dell’incoscienza, ormai assurte al ruolo di “Coppelie del futuro, inseguono i ritmi pop rock svuotate del valore apotropaico della danza tribale”, senza più forza, abbandonate anche dai sottili fili del destino. Ma il seme del dolore ha fecondato una nuova Vita, nulla può contaminarne la purezza. Le danzatrici si spogliano di vergogna, odio, passioni, egoismo, vizi, volteggiano con grazia, protese verso il cielo, pronte a spiccare il volo, finalmente non più sole!

Dalila Bellacicco con “Pensieri” di Osvaldo Angelillo

Tratto da “La Piazza”

 

 

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