CLAUDIO PINTO, “HA COINVOLTO E SCONVOLTO I PRESENTI”-video
Stagione poetico – artistica decisamente all’insegna del confronto “oltre i confini”, quella avviata a Spazio UnoTre da Mario Pugliese, Fortunato Buttiglione, Giorgio Gasparre, Giacomo Leronni e Filippo Paradiso.
Tra gli ospiti, oltre a Claudio Pinto anche Lino Angiuli, Vito Russo, Anna Barratta, Dora Luiso ed Alfonso Guida, poeta lucano che ha presentato “Il dono dell’occhio” con Giuseppe Goffredo, invadendo lo spazio con sillogi intense imprigionate in endecasillabi e settenari nella desolante oscurità di paesaggi mentali, che attraverso la liturgia della poesia svelano “tra le macerie del linguaggio e dell’anima” il candore di una follia che cauterizza ogni illogica razionalità attraverso una metrica che musica e fa danzare gli spettri della mente. La giovane Deborah Angelillo nell’acciottolio di versi rutilanti e rotolanti, nei vicoli di case abbandonate e nei meandri di un’anima tormentata, configura in un primo momento un autunno bucolico dai caldi colori per poi visualizzare ed imprigionare tra sbarre e pietre, un’angoscia senza vie di fuga dal “male oscuro”.
Claudio Pinto di Castellana Grotte, il 3 novembre – con spettacolare teatralità – ha presentato la sua produzione poetica.
Da ottimo attore di prosa (si diploma nel 2007 presso la Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone” e annovera esperienze di pregio con miti quali Micha Van Hoecke e famosi registi) drammatizza, accarezza, culla, deride, sbeffeggia, frantuma e ricompone con appassionata enfasi e all’occasione disincanto, poesie di grande suggestione e potere immaginifico.
Da ottimo poeta scandaglia le profondità del suo animo e “pesca” versi grondanti emozioni, quindi li lima, li musica, li rende ruvidi o levigati a seconda del tema.
Da ottimo poeta – attore “dardeggia” con consumata abilità le parole e lascia che penetrino nella mente e nel cuore, rese ancor più agili da ritmi ed assonanze, echi di interiore armonia e musicalità.
La follia per Claudio “striscia debole, ma si insinua scrosciando, sfiorando ansiose discese” mentre le parole sono “uragani di vuoto, colmi di niente […]” presagio di “gorghi di tristezza.”
Nella notte, infine, “c’è qualcosa dietro la porta” della sua “essenza vissuta altrove” che scivola via, tra “capriole di parole” necessarie per descrivere la sua verità.
Coinvolgente interprete e sconvolgente autore coinvolge e “sconvolge” i presenti, disorientati dal riecheggiar di fasti poetici metabolizzati in inedite sillogi, smarriti nelle profondità di un pensiero su cui si increspa il brivido di una genialità poetica d’istinto, non costruita ma innata, esaltata da una dizione perfetta per dar voce a feconde emozioni.
Conclude con questi versi la sua serata, dopo che Fortunato Buttiglione lo invita al dono di un’ultima poesia: “La omisi. non so perché, si fa musica, note malinconiche dissestano strade invisibili, luoghi […] sempre gli stessi, il non visibile, il non trovabile”, quindi si scatena il dibattito.
A chi chiede come sia l’anima di un uomo che riesce ad evocare immagini e sensazioni così intense, Claudio risponde: “Sono malinconico, percepisco il momento della creatività in una malinconia tutta balcanica, come le mie origini…”.
Per Vito Difino poesie che esprimono emozioni dirette, vive, immediate, non criptate in strutture complesse da decodificare, per genesi stilistica ermetiche.
“L’ermetismo non implica l’essere complicato – conferma Claudio Pinto – è un modo diverso di esprimere l’emozione, non esiste un modo complicato o semplice di scrivere. Nessuno riesce veramente ad esprimere quello che vuole, anche perché l’ispirazione dura poco più di un flash. Il gioco è ridurre fino a poesie di una parola.”
Giacomo Leronni mutua da questa risposta tesi a sostegno del suo “assioma” poetico di sempre ed asserisce con convinzione che “…una poesia risulta facile o difficile a uso e consumo di chi sta dall’altra parte. Stasera abbiamo ascoltato poesia, poi tutto sparisce, c’è stata e non c’è più, la stessa cosa avviene per la musica, per l’arte, è difficile captarne l’emozione […]. Siamo abituati a leggere la poesia, l’ascolto della voce dà altre emozioni, ricompare l’essenziale.”
Mario Pugliese, in una sorta di trance ipnotica generata dalla musicalità dei versi e delle note di Paolo Pace, flautista e pianista di eccezionale bravura, usa alchimie d’arte creando, scompaginando e ricreando capolavori di inconsistenza.
Crea cocktail artistici diluendo tinte madri di acrilico con latte e detersivo per piatti, ne saggia la consistenza, dosa ingredienti e gradienti, misura viscosità, plasticità, flussi e deflussi, dà vita ad un effimero, primigenio istante di creatività che Fabio Guliersi con il suo obiettivo cattura e sottrae all’oblio per donarlo all’eternità.
L’intervista
Claudio Pinto, 33 anni, tanta esperienza teatrale, una passione per la poesia che esplora lo scibile poetico in tutta la rosa dei venti… chi è Claudio Pinto, cosa ha fatto e cosa farà “da grande”?
Claudio Pinto? Un Castellanese d.o.c. con origini bosniache (mia madre è di Lukavac, un paesino della Bosnia Erzegovina) ci tengo a dirlo perché ne sono orgoglioso, tant’è che per anni ho desiderato affibbiarmi il nome d’arte Attilio Kovacevic (nome di mio padre e cognome di mia madre). Chi sono… un essere umano, troppo umano… un sognatore, un Don Chisciotte dall’aspetto “Sancho – Panzesco” che lotta contro la propria accidia. Da grande?.. Vorrei continuare la mia vita d’artista con la stessa dignità con cui l’ho condotta fino ad oggi, senza cedere alle logiche del vivere moderno, coltivando sempre la mia parte divina, quella che mi fa uomo e non bestia. Quella che mi fa emozionare, piangere, ridere, amare… Sperando che un giorno l’essere artista perda quella connotazione, errata per i più, del fannullone…
Ci hai spiegato come, dove e perchè nasce una poesia. Cosa la nutre? Cosa, invece, può avvelenarla, pur senza farla morire?
Io credo che la poesia sia un’entità preesistente all’essere umano. Si nutre delle nostre vite, delle nostre anime, delle nostre esperienze e della nostra sensibilità singola, in quanto singolo individuo e comune, in quanto appartenenti alla specie umana benedetta dalla scintilla divina ch’è l’anima. Tutto ciò che ci avvicina al divino colora la poesia di stupende sfumature, ma anche gli aspetti dolorosi e amari della vita la nutrono.
L’unica cosa che – sempre secondo me – può contaminarla, è l’ignoranza. Io credo che i poeti siano dei canali attraverso i quali la poesia si manifesta. Se non si dovesse più coltivare la sensibilità, se l’ignoranza, l’arrivismo, la predilezione dell’apparire sull’essere, tutti quei “disvalori” che avvelenano la cultura e l’essere umano la facessero da padrone, se trionfasse nel mondo il materialismo spinto, i poeti si estinguerebbero ed allora la poesia non avrebbe più canali di sfogo e scorrerebbe sotterranea, come quei fiumi che originano il carsismo. Non si estinguerebbe, ma non si manifesterebbe più e non ci donerebbe più la sua bellezza.
Parliamo della tua compagnia…
La mia compagnia, che poi è un’associazione culturale, si chiama “Terramare” e nasce nei primi mesi del 2010 a Castellaneta assieme a compagni di viaggio, dei veri e propri fratelli acquisiti. Maurizio Vacca, attore e regista gioiese, Elsa Niccoli, coreografa sempre di Gioia del Colle e tanti ragazzi, professionisti e non, che amano quello che fanno, amano l’arte. Ecco perché non si può parlare di mia compagnia… ma di nostra! Abbiamo all’attivo già un’opera, uno spettacolo, liberamente ispirato all’Inferno dantesco “Maldanima”, che dovremmo riuscire a proporre prossimamente anche a Gioia del Colle, sempre che le contingenze lo permettano. Purtroppo per giovani come noi, il momento è buio, la crisi si abbatte prima su quello che – erroneamente – viene ritenuto superfluo: la cultura. Ma continuiamo, perché crediamo veramente che la cultura, la bellezza, in senso filosofico, siano il vero motore della vita sociale e non.
Quando reciti quale parte di te nascondi e quale sveli?
Io sono sostanzialmente un attore comico. Mi diverto a divertire e mi “regalo” nella versione autoironica. Nascondo la mia timidezza, la mia malinconia di fondo che amo definire balcanica. Tutto quello che, in sostanza, mostro nelle mie poesie.
Queste alcune delle poesie di Claudio, raggruppate per “macromicro” temi.
I atmosfera Morte
Antonia P.
II atmosfera Amore
Le nostre parole.
III Atmosfera Poeta e società
L’insensibile armata.
IV Atmosfera Momenti casuali d’ispirazione
Cuori sbucciati.
Un aereo incide
il suo solco nel cielo
irraggiungibile al tramonto
afferrato da oscure
mani di vapore
facendo sovvenire
quando bambino
conoscevo sbuffanti
draghi leggeri
attendevo la pioggia
arrivare dal nero
oltre le ciminiere
e come in sogno
la vedevo scrosciare.
Immaginavo il mantice
generare il vento…
Adesso non c’è più Dio
a disporre le sue perline
occhieggianti la notte
e la poesia della vita
ci è preclusa da bassezze.
I tramonti non si fanno
più amare come quando
gli occhi sbarrati
e la bocca aperta
ci stupivamo ogni sera
mani nelle mani, sui muretti
ammirandoli tutti diversi
tutti come il primo.
Curriculum artistico
Agosto 2011 – Spettacolo teatrale “Le pareti di Antigone” regia di Maria Elena Germinario, nel ruolo di Bodo presso la compagnia Marluna Teatro.
Maggio 2011 – Spettacolo di teatro-danza “Maldanima” regia di Maurizio Vacca
Settembre 2010 – Film “Orlando e Company” regia di Alberto Rizzi nel ruolo di Rodomonte
Da Ottobre 2009 – Attore nella compagnia Italiana di Operette sotto la regia di Serge Manguette
Giugno 2008 – Giugno 2009 Spettacolo di teatro – danza “M-Minotaurus” regia di Maurizio Vacca coreografie di G. Maddamma.
Settembre 2007/Febbraio 2008 – Spettacolo teatrale “Orpheus” di Micha Van Hoecke nell’ambito del progetto del Teatro Pubblico Pugliese “La Bottega delle Voci – Centro Produzione Teatrale”.
Novembre 2007 – Cortometraggio “L’ombra del buio” regia di Ernesto Carbonara.
Dicembre 2006 – Spettacolo teatrale “Caffè Goldoni” regia di Giovanni Pampiglione.
Novembre 2006 – Spettacolo teatrale “Voci dal passato” interpretazione di poesie tratte dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, regia di Vittorio Franceschi.
Novembre 2006 – Spettacolo teatrale “Viaggio nella città di Zeta” nel ruolo di Fuzzy, testo e regia di Vittorio Franceschi.
Dicembre 2005/Luglio 2006 – Film “Il Germe del Melograno” di Silvana Strocchi nel ruolo di Ercole Drei.
Maggio 2005 – Spettacolo “Il malato immaginario” regia di Susanna Marcomeni.
Novembre 2005 – Spettacolo teatrale “Tingel-Tangel” regia di Clara Zovianoff, liberamente ispirato al testo Tingel Tangel di Karl Valentin.
Febbraio 2004 – Spettacolo di teatro-danza “360 gradi” di e con Silvio Oddi in qualità di voce narrante.
Dicembre 1996/Luglio 2004 – Partecipazione a svariati spettacoli teatrali con la Filodrammatica Castellanese “Ciccio Clori”.
(Scatti fotografici a cura di Fabio Guliersi che si ringrazia per la disponibilità)