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“CASA DI BAMBOLA”, DONNE SENZ’ANIMA DI AZUSA-foto

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Manifesto mostraSono donne senz’anima quelle immortalate dagli scatti fotografici di Azusa Itagaki, fotografa, “filmaker e performance artist giapponese, trasferitasi in Svezia all’età di diciannove anni, dove attualmente studia “Fashion Studies” presso l’Università di Stoccolma.

Dal 25 novembre, gli scatti di Azusa sono esposti presso l’art gallery barese “Fabrica Fluxus”, che ospita fino al 5 dicembre la mostra “Casa di Bambola”, curata da Claudia Attimonelli, docente di “Fotografia, cinema e televisione” presso l’Università di Bari, e allestita da Alessandro Bucci, set designer e collega di studi di Azusa.

Lo sguardo profondo di Azusa travalica i limiti della banalità artistica e culturale e si spinge ad esplorare un territorio tanto proibito quanto affascinante, indagando il rapporto che lega i collezionisti di “Love Dolls” al loro oggAzusa Itagakietto di culto, le bambole in silicone. Gli scatti dell’artista suggeriscono un legame che trascende la tradizionale funzione porno-erotica della “Sex Doll”.

L’amatore tipo della bambola realistica la umanizza con zelo quasi inquietante. La riceve al suo arrivo in scatola, la pettina, la trucca, la sistema a letto durante la notte, la veste e le dona accessori. Agli occhi del proprietario, la bambola il ruolo di compagna di vita, cui donare carattere mediante la scelta dell’abito e degli oggetti, da sempre elementi fondamentali mediante cui affermare la propria identità sociale.

L’idea di Azusa nasce in seguito alla visione di “Air Doll” del regista giapponese Hirokazu Koreeda, che indaga appunto la funzione del capo d’abbigliamento quale mezzo tramite cui umanizzare la propria bambola, tramite cui renderla “viva”. Gli scatti dell’artista fissano i momentiAzusa Itagaki 2 che vedono i collezionisti impegnati nello svolgere le tradizionali attività quotidiane con le loro bambole, la cui stupefacente realisticità, conferita dall’essere portatrici di difetti comuni, sembra collocarle a metà fra l’inanimato e l’umano.

Indagando il tema della donna-bambola con taglio del tutto nuovo, Azusa fornisce un singolare punto di vista sul curioso fenomeno per cui, mentre la donna ricorre sempre più frequentemente alla chirurgia plasAccessori 3tica per perseguire un’inumana bellezza, gli amatori di bambole ricercano la perfezione nel particolare umano. L’artista stessa, consapevole dell’identità che la donna giapponese inevitabilmente assume nell’immaginario collettivo, compare nelle vesti di una bambola nel manifesto di presentazione della mostra.

Il tema, come spiega la curatrice Claudia Attimonelli, richiama il romanzo dello scrittore giapponese azusa casa di bamboleYasunari Kawabata “La casa delle belle addormentate”, in cui l’anziano protagonista frequenta una locanda in cui può solo dormire al fianco di una giovane ragazza addormentata. Il fenomeno dell’erotismo suscitato dalla passività e dalla potenziale vita dell’addormentata torna negli scatti di Azusa Itagaki, che con “Casa di Bambola” indaga la funzione di un corpo in cui i naturali difetti umani si confondono sempre più con l’inquietante perfezione dell’inanimato.

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