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IN TEATRO “IL PENDOLO” DEL V.A.G.O. E KECCO RECCHIA

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ritaglio-fotoTeatro Rossini, ore 21.00, 7 maggio: musica e teatro, canzone e recitazione, satira e “nonsense” daranno vita ad una rappresentazione unica nel suo genere, ideata dalla geniale regia di Pippo Indellicati. Nel titolo, l’essenza: IL PENDOLO.

Di Pippo anche il progetto grafico, l’originale manifesto/locandina/cartolina che imperversa per Gioia… il V.A.G.O. dondolio suggerito dal disegno di Nicoletta Losito, ne sottolinea il ritmico ondeggiare.

Musiche, testi inediti e tanto entusiasmo di Francesco Recchia in arte Keccorè, ad accompagnarlo, nel senso musicale della parola, Lello Patruno (batteria), Napo (ovvero Napoleone Pavone, percussioni), Stefano Montuoso (basso) e Joe Palooza.

gaber-lupoScenografia e luci essenziali, soffuse ad arte, per rivisitare una formula teatrale inventata da Giorgio Gaber, cantautore, attore, autore teatrale, uomo di cultura, “spirito libero e critico che ha sempre affrontato con ironia, intelligenza e lucidità le contraddizioni del nostro tempo” e Sandro Luporini, pittore viareggino, suo grande amico. Per quasi tre decenni scriveranno insieme i testi del “teatro – canzone”, brani recitati e cantati in dialogica coerenza, composti sul pentagramma di una società che di note “stonate” da sempre ne ha tante. Riflessioni su famiglia, amicizia, sessualità, solitudine, amore, coscienza individuale, politica, economia, istituzioni, religione, mass-media… insinuano il dubbio che le soluzioni ai problemi ci siano, ma che non si voglia davvero risolverli.

55IL PENDOLO – dichiarano Pippo e Kecco – è un esperimento di teatro canzone che racconta le vicende umane e professionali di un ipotetico cantautore, sospeso tra disperati tentativi di scalate nelle classifiche pop e folli fughe dalle logiche di mercato. Lo spettacolo, attraverso monologhi e canzoni, propone una serie di spunti di riflessione sul ruolo della musica nella società attuale che diventa un pretesto per parlare della condizione dell’uomo moderno, oscillando tra dissacrante ironia e ingenua melanconia, tra intensa leggerezza e delicata introspezione.”

Senza-nomeQuesta proposta di teatro – canzone in stile gaberiano – confessa Kecco Recchia – si fonde con naturalità con i miei gusti musicali e quelli della band che mi accompagna: penso soprattutto alla dimensione teatrale dei Pink Floyd, dei Genesis, dei Doors. Il genere cantautoriale per sua natura è predisposto al racconto, e poi… amo intrattenere il pubblico! Il nostro è uno spettacolo vario, propone parti brillanti, ironiche ed un repertorio di brani che tocca un po’ tutti i generi: blues, swing, bossa nova, ballate acustiche e qualche sprazzo di rock psichedelico”.

A dar veste “filmica” allo spettacolo Sergio Recchia, regista e cugino di Kecco, impegnato a dirla con le parole di Leporini, a “bloccare il tempo in un momento in cui non sia né passato, né presente, né futuro, ma sia un (metafisico) attimo bloccato…”.

I suoi fotogrammi riusciranno a catturare l’effimera eternità del moto perpetuo di un PENDOLO, per poi riproporla in un’altra storia e in un altro tempo?

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