EFFETTI BLOCCHI STRADALI GIÁ SI FANNO SENTIRE
In attesa che termini il blocco dei trasporti su Tir che da domenica paralizza l’Italia e che proseguirà fino a venerdì, giornata in cui è anche previsto uno sciopero dei mezzi pubblici, i disagi e lo sconforto colpiscono non solo i pendolari, sempre più in difficoltà sia che viaggino su mezzi pubblici (alcune corse sono state soppresse senza preavviso, è accaduto per l’autobus delle FS che da Monopoli rientrava a Conversano, Putignano e Turi lunedì scorso) che privati, essendo praticamente impossibile far benzina a Gioia e nei paesi limitrofi.
Basta per altro affacciarsi sulla statale per aver la percezione del “danno”! Pochissime auto, nessun camion e scenari da “Day after” anche nei supermercati, dove alcuni scaffali per la prima volta si presentano desolatamente vuoti, mentre alcuni clienti si approvvigionano oltre misura in previsione di tempi peggiori.
Non che vada meglio sulle arterie “bloccate”, dove la già scarsa benzina “evapora” in lunghi incolonnamenti “a passo d’uomo” per superare i blocchi delle corsie, come fino a ieri all’uscita di Poggiofranco e Carrassi.
La totale “dipendenza” di un’intera nazione dal carburante dà l’esatta dimensione della fragilità di un sistema economico costruito sui trasporti e del potere racchiuso nelle mani di pochi a danno di tanti.
Neanche il tempo di “riprendersi” e far mente locale che già si ventila, minaccioso, lo sciopero dei benzinai, questa volta da protrarsi (nelle intenzioni) per dieci giorni.
I manifestanti, nel frattempo, trascorrono la notte negli abitacoli di Tir e furgoni, consentendo il transito solo alle autovetture, ai mezzi di soccorso e delle forze di polizia.
“Noi abbiamo deciso di proseguire con la protesta, ma lanciamo un appello: basta forzature, tensioni, blocchi, chi vuole circolare circoli”. Questa la dichiarazione rilasciata in conferenza stampa dal segretario generale di “Trasporto Unito”, Maurizio Longo, dopo la morte di un suo collega.
Anche la Coldiretti Puglia è in fibrillazione e ha denunciato in queste ore alle Prefetture la difficile situazione a carico del comparto agroalimentare pugliese causata dallo sciopero.
“Le ragioni della protesta relativa al caro carburanti sono sacrosante – dice il Presidente della Coldiretti Puglia, Piero Salcuni – ma i prodotti deteriorabili come latte e ortaggi non possono subire blocchi e vanno consegnati. Gli imprenditori agricoli risultano tre volte penalizzati, a causa dell’aumento del costo del carburante, del blocco della produzione e della commercializzazione dei prodotti e perché devono assumersi anche il costo dello smaltimento”.
Agricoltura e pesca sono settori fortemente condizionati dal caro carburanti sia per le lavorazioni dei terreni e la trasformazione dei prodotti, ma anche per la conservazione degli alimenti ed il trasporto, dato che l’86 per cento delle merci viaggia ancora, purtroppo, su strada.
“In un momento economico già difficile, ai danni immediati – sottolinea il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio – si sommano quelli futuri perché ci sono accordi commerciali che rischiano di saltare per la mancata consegna, a vantaggio delle importazioni. Bisogna trovare un soluzione che nell’ambito delle reali possibilità garantisca lo svolgimento del lavoro”.
Nelle altre province la situazione non è più idilliaca. Nel foggiano una settantina di camion sono fermi da tre giorni nel parcheggio di un distributore di benzina della statale 16, tra Foggia e San Severo.
“Sono quarant’anni che faccio questo mestiere. Sempre sui camion ma ora ci vogliono tagliare le gambe. Se continua così non potremo più lavorare”. Antonio è un autotrasportatore di Policoro, Qualcuno ha preso delle pedane in legno dai cassoni e le ha utilizzate per accendere fuochi e per riscaldarsi.
“In pochi – racconta Marco, 52 anni della provincia di Lecce – conoscono i tanti sacrifici del nostro lavoro. Ora ci vogliono quasi costringere ad abbandonarlo”.
“Prima – aggiunge Francesco, 48 anni, camionista della provincia di Taranto – per fare un pieno di carburante servivano mille euro. Ora quasi 1.800 euro. Come pensano che possiamo andare avanti?”.
“Trasporto arance – racconta Marco – dovevo fare l’ultima fermata a Foggia e poi trasportarle tutte a Milano e Torino. Ora non credo che le prenderanno. Sono prodotti che vanno consegnati immediatamente. Alcuni commercianti non le ritirano anche se arrivano con un solo giorno di ritardo. Figuratevi se le prendono ora”.
E intanto i prezzi dei beni di prima necessità, frutta e verdura già salgono!