UTE: GIORNATA DELLA MEMORIA E LA COMICITA’ DI MAURINO
La Giornata della Memoria, ricorrenza che da anni viene celebrata attraverso conferenze, spettacoli e concerti, il 27 gennaio è riuscita a donare un sorriso all’insegna di una inaspettata comicità.
L’Università della Terza Età ha scompaginato gli schemi classici invitando nel teatro Rossini Ugo Maurino, giovane attore di origini pugliesi della Compagnia “DeGrada” il quale, accompagnato alla chitarra e al pianoforte dal giovanissimo maestro Andrea Lorenzo, ha proposto “HOUSEWITZ, Memorie di una vita da Comico”.
Unica voce sul palco, Ugo indossa la maschera da guitto e rievoca attraverso la comicità di grandi attori di origine ebrea, quella sagace ironia velata di satira, pacata eppur travolgente, che vibra incerta in un sorriso “agrodolce”, senza mai illuminare lo sguardo.
Per quanto paradossale, il ricorso ad una comicità forzata rende con immediatezza il senso della dolorosa consapevolezza di ritrovarsi imprigionati in un eterno, intollerabile presente senza alcuna speranza di “fuga” verso il futuro.
Non vi è smarrimento nelle parole dell’attore, nel suo sguardo, nel suo muoversi nello spazio scenico. Sa cosa il pubblico vuol sentirsi dire, cosa si aspetta e lo asseconda per poi “sconvolgerlo” con scene “fuori scena”, con disturbi inspiegabili, con comparse ed attori “non attori” reclutati solo poche ore prima tra i coristi dell’U.T.E., cui affida il ruolo di “kapò”.
Riparano immaginari guasti, portano corde, fendono la platea senza rivolgere lo sguardo ad amici e parenti, salgono e scendono dal palco, si aggirano impettiti e rigidi come soldati, alla ricerca di una inappagata pace…
Ugo – istrionico “nazista” in incognita – pervaso da un agghiacciante humor, reso ancor più dissacrante da volgarità tese a ridicolizzare le religioni, lancia strali e stilettate a coloro che indossano la stella di Davide e vivono da protagonisti l’esilio dei loro avi e le persecuzioni di un tormentato, dilaniante olocausto.
La storia, articolata in tre diverse narrazioni, si sgrana attraverso monologhi rivisitati di Woody Allen, Charlie Chaplin e Shakespeare.
Andrea Lorenzo, con le sue tessiture melodiche ne musica il pathos: serra il ritmo, dilata le note, leviga le asperità delle parole, accompagna con i suoi arpeggi il doloroso viatico, segnandone il passo.
Ugo nelle vesti di comico fallito – in realtà luciferino infiltrato “speciale” – provoca il pubblico e i coristi raccontando di sogni infranti, interagisce, dialoga, rievoca altri luoghi ed altri tempi, senza farne cenno riapre il sipario di teatri a ridosso dei forni crematori nei campi di concentramento, macabra parvenza di ludica normalità.
A dar respiro al racconto i canti del coro, ancora una volta “confinato” nel secondo ordine, in una penombra che a stento consente di leggere lo spartito.
Grazia Di Stasi sale sul palco e canta, la sua solitudine commuove, il maestro Francesco Lorusso dà l’attacco ed il coro “ a cappella” la soccorre ed accompagna.
Quattro i brani preparati in tempi “record” dal maestro e dai coristi: We’ll meet again, Girotondo di De Andrè, Goodbye blue sky e Hatikvà, nostalgico canto israeliano che evoca il ritorno nella terra promessa.
Nel finale la presidente Giovanna Viterbo sale sul palco, ringrazia i presenti, i soci, in particolare Giovanni Addabbo e rivolge al pubblico con voce emozionata il suo saluto, soffermandosi brevemente su alcune riflessioni.
“Per una sera il teatro si è trasformato in un campo di concentramento, le parole servono a poco, i fatti restano […]. La Shoa è stata una lotta contro la diversità, contro tutto ciò che la rappresentava: la disabilità, il dissenso politico, la diversa etnia, la religione, l’omosessualità. Tutto questo nella civile, illuminata Europa! Milioni di persone hanno permesso che ciò accadesse […]. Ogni agenzia educativa deve promuovere l’interculturalità ed anche Gioia ha dato il suo contributo a questa lotta, a questa commemorazione al valor civile”.
Passa quindi la parola a Ugo Maurino, che si presenta e svela i “retroscena” della rappresentazione.
L’attore – referente del progetto sulla Giornata della Memoria –, ha frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica a Roma e fondato con altri attori la Compagnia “DeGrada” che nel giugno 2010 debutta con lo spettacolo “Krisis” e conquista una menzione speciale.
Insolito ed interattivo il loro “Rolling – Mai rovinare una bella storia con la verità”, sotto titolo virtuale: “Una storia, quattro spettacoli, uno spettacolo, quattro storie”, ispirato a Jean Claude Romand.
“I quattro personaggi portati in scena rispecchiano altrettanti punti di vista. Abbiamo smistato in luoghi ed orari differenti il pubblico, costituito da massimo quattordici spettatori per sera, utilizzando sms e mail – precisa Ugo – per permettere ad ognuno di seguire il personaggio assegnato. Il dramma di uno dei più famosi killer della storia è stato ambientato a Roma, città – teatro. Il pubblico si sposta in auto per raggiungere le varie location dove hanno luogo incontri inaspettati e qui lo spettatore vive sulla propria pelle le emozioni dei personaggi, godendo di uno dei molteplici volti della stessa, affascinante, enigmatica città”.
Un altro originale spettacolo portato in scena nel 2011 è “Risorgimento al cubo”, scritto, diretto ed interpretato da Andrea Iarlori, Andrea Standardi e Ugo Maurini con Chiara Onori. Un salto nel passato per far rivivere oltre 150 anni di storia attraverso testi, scritti ed immagini dei maggiori protagonisti ed intellettuali dell’epoca.
Scatti fotografici a cura di Aldo Liuzzi che ringraziamo per la collaborazione.