“MERCOLEDÍ CON LA STORIA” E GIULIO CESARE VANINI
Mercoledì 22 febbraio, alle ore 18 presso la Libreria Laterza di Bari, l’ottavo incontro dei “Mercoledì con la storia” dal titolo La razionalità moderna e l’uscita dal Medioevo: la filosofia di Giulio Cesare Vanini. Parleremo del filosofo Giulio Cesare Vanini con il professor Francesco Paolo Raimondi e il professor Mario Carparelli, curatori della nuova edizione delle opere di Vanini, pubblicata nel 2010 da Bompiani.
Al centro della serata, dunque, il pensiero e la rocambolesca vita di quest’uomo, sempre in fuga per difendere le sue idee. Tragica la sua fine: Giulio Cesare Vanini venne, infatti, arso al rogo a Tolosa nel 1619 a soli 34 anni, accusato del reato di ateismo. Di certo una figura molto discussa, di cui possiamo finalmente leggere l’opera completa in italiano, con testo latino a fronte. Questo grazie al lavoro dei nostri ospiti, al patrocinio della Provincia di Lecce e alla collaborazione del Centre for Science, Philosophy and Language Research della Fondazione “Arnone – Bellavite Pellegrini” di Milano.
Giulio Cesare Vanini nasce a Taurisano, nei pressi di Lecce, nel 1585. Studia legge a Napoli divenendo, poi, padre carmelitano. Si trasferisce, in seguito, a Padova per completare gli studi di teologia. Qui entra in contatto con il gruppo di Paolo Sarpi, cominciando ad avere un atteggiamento critico verso l’ortodossia cattolica. Per questi motivi è costretto a fuggire in Inghilterra, dove, nel 1612, abiura alla fede cattolica, abbracciando la religione anglicana. Dopo circa due anni, preso da ripensamenti, cerca di riannodare i contatti con la Chiesa Romana ma viene ostacolato dalle autorità religiose inglesi e imprigionato. Riesce ad evadere dando inizio ad un continuo peregrinare. Si rifugia prima in Francia, a Lione, dove pubblica l’Amphitheatrum aeternae Providentiae Divino-Magicum (L’anfiteatro divino-magico dell’eterna Provvidenza) con l’intento di difendersi dalle accuse di ateismo, e successivamente a Parigi, dove pubblica l’altra sua opera, De admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis” (I meravigliosi segreti della natura regina e dea dei mortali), revisionata e stavolta condannata al rogo dalla Sorbona come eretica. Inoltre, la Congregazione dell’Indice lo pone nella prima classe degli autori proibiti. Sarà a Tolosa che si concluderà tragicamente la sua corsa e la sua vita.
Il suo pensiero ha il merito di mettere in luce la crisi dell’eredità umanistico-rinascimentale. Egli, infatti, demolisce il mito dell’antropocentrismo e smantella la costruzione di un universo avente al suo vertice Dio, sfociando in una sorta di materialismo: «La vita – scrive- è l’effetto casuale della generazione spontanea e l’uomo non fa eccezione: rigorosamente radicato nel regno animale è anch’esso una produzione spontanea della materia». La sua opera più importante è il De admirandis: al suo interno accetta l’idea di Dio come Essere Supremo ma identifica la divinità con la natura. Non crede nella creazione poiché considera il mondo eterno e governato da leggi immutabili. Il rifiuto dell’immortalità dell’anima lo porta all’attacco dei dogmi e della religione, considerata un mezzo degli ecclesiastici o dei potenti per criticare la plebe. Il suo pensiero è sintomo di una crisi epocale, quella del Seicento, dilaniata dalle teorie dogmatiche imposte dall’Inquisizione, di cui sarà vittima Bruno proprio all’inizio del secolo e di cui dovrà fare le spese anche Galileo.
Vanini fu pensatore fra i più letti e studiati in tutta Europa ma, in seguito, vittima di una vera e propria damnatio memoriae. Negli anni ’50, il professor Antonio Corsano, docente di Filosofia presso l’università di Napoli e Bari, ha riacceso l’interesse attorno alle sue opere. Il professor Francesco Paolo Raimondi ha raccolto questa eredità e da oltre un trentennio si occupa del pensatore pugliese, adesso affiancato da Mario Carparelli, dottore di ricerca presso la cattedra di Storia della filosofia dell’università del Salento e curatore di una raccolta antologica del filosofo salentino dal titolo Morire allegramente da filosofi. Piccolo catechismo per atei (ed. Il Prato, 2010).
Francesco Paolo Raimondi è Presidente del Centro Internazionale di Studi Vaniniani dell’Università del Salento oltre che docente di Storia e Filosofia nei Licei Classici di Stato e Dirigente Scolastico in quiescenza. Prima di pubblicare l’opera completa di Vanini per la Bompiani ha curato, in collaborazione con Luigi Crudo, la traduzione italiana dell’Amphitheatrum (Galatina, 1981) e del De admirandis (Galatina, 1990) e l’edizione critica latina delle opere vaniniane per la «Biblioteca di Scrittori Salentini», diretta da Mario Marti. È direttore della Bibliotheca vetus et rara (collana di ristampe anastatiche) della editrice Eurocart. È socio corrispondente dell’Accademia Pugliese delle Scienze.
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