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Politica

LA CANTINA SOCIALE: “UNA CATTEDRALE NEL DESERTO”

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Rceviamo e pubblichiamo.

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angelo-longo-ppDurante la mia militanza in politica ho assunto cariche istituzionali di grande rilevanza, assessore, sindaco, presidente della cantina sociale. Ho potuto così conoscere le esigenze, i bisogni della nostra terra, cercando di fare del mio meglio per il bene di Gioia del Colle. Ho vissuto momenti di gloria ma anche momenti drammatici. Oggi sono sereno perché ho potuto dimostrare di non aver mai tradito i miei concittadini e quindi di aver sempre amministrato nell’interesse della città.

Quello che oggi mi mortifica anzi mi piange il cuore nel vedere in Via ex Prov. le Acquaviva quel complesso (cantina sociale) che io avevo tanto a cuore unitamente ai circa 1500 soci che ne facevano parte abbandonato e trasformato in un cantiere in attesa di vedere un giorno non so chè.  Ho raggiunto con tanto impegno l’ottenimento della D.O.C. al nostro vino primitivo di Gioia del Colle. Tutti i concittadini più anziani ricorderanno durante il periodo della vendemmia le code dei mezzi di trasporto per il conferimento dell’uva e spesso si faceva soccorso ad altri stabilimenti per depositare il nostro prodotto essendo insufficiente la capacità del nostro stabilimento. Il settore vitivinicolo aveva raggiunto livelli molto alti, consentiva dei buoni profitti ai soci e non subivano grazie all’esistenza di detta cantina il ricatto della vendita obbligatoria ai privati i quali non potevano, come fanno oggi, di imporre i propri prezzi.  I soci avevano capito molto bene che erano in possesso di una struttura dove potevano lavorare, trasformare, vendere il prodotto e dividersi gli utili.

cantina-sociale2Negli anni dall’’85 al ’90 venne emanata la legge sull’estirpazione dei vigneti, una legge non discutibile a livello nazionale, ma arrecò un forte danno alla nostra terra in quanto molti attinsero a questa normativa estirpando vigneti dove si era, con tanti sacrifici ottenuta la DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA.

Alla luce di quello che stava accadendo, mi resi conto che la produzione del prodotto da parte dei soci si stava riducendo e questo rese la capacità lavorativa della cantina superiore al prodotto conferito, pertanto i ricavi da parte del socio si riducevano. Avevo così capito che era necessario prendere un provvedimento di ridimensionamento facendomi venire l’idea di vendere l’intero immobile e di costruirne in zona artigianale una cantina sociale di una capacità lavorativa di ettolitri 20.000 anziché di 100.000.

Questo fa capire in pochi anni come si era ridotto il prodotto, proposi questa idea al consiglio di amministrazione nonché all’assemblea dei soci tutti i quali mi invitarono a fare GrappoloPrimitivo Gdomanda al Comune per fini sociali, di trasformazione del suolo da insediamento produttivo a zona edificabile. Questo avrebbe sicuramente suscitato interesse da parte di imprese edili nell’ acquistarlo e così avremmo sicuramente potuto concretizzare l’idea di costruire una nuova cantina ed oggi i produttori avrebbero ottenuto dei profitti più cospicui anche in virtù della D.O.C.. Detta richiesta purtroppo, non riscontrò attenzione da parte dell’allora amministrazione comunale. Non fu attenta.

E’ inutile salutare tutti coloro che attraversano il nostro paese vantandosi con tabelloni nei quali si dà il “BENVENUTI A GIOIA DEL COLLE CITTA’ DEL PRIMITIVO E DELLA MOZZARELLA”. Perché l’amministrazione dell’epoca non è stata attenta???… però negli slogan pubblicitari gli amministratori dell’epoca si vantavano di essere attenti, non è così, è il mio punto di vista e sicuramente di tanti altri.

Lasciare allo sbaraglio migliaia di viticoltori non è un atteggiamento consono a chi pretende di amministrare “LA COSA PUBBLICA”.  Questo silenzio ha solo sortito un effetto, cioè quello di denigrare l’operato degli amministratori della cooperativa e in particolar modo sulla mia persona.

Se non fossi stato un politico, gli amministratori comunali sarebbero stati più attenti nell’esaminare l’idea proposta e non lasciarla nel nulla?  Ebbi dei dubbi e per il bene della cooperativa, dopo 18 anni rassegnai le mie dimissioni. Anche questo non servì.

Evidentemente si covavano forse altri interessi.   Mi permetto di suggerire anticipatamente ai nuovi e prossimi amministratori di esaminare, con il coinvolgimento del Comune, la rinascita di una nuova cantina sociale perché comporterebbe un utile superiore a quei  viticoltori rimasti e che mantengono viva la tradizione della nostra terra.

Firmato ANGELO LONGO (Ex Presidente della Cantina Sociale di Gioia)

 

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