“NOI GIOVANI DOBBIAMO ESSERE CON E PER LO STATO”
Giovanni Colangelo ha studiato qui a Gioia del Colle, al liceo classico “Virgilio Marone”. Poi una lunga carriera che l’ha visto pretore, procuratore aggiunto, procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia e infine procuratore capo a Potenza.
Il 28 aprile nell’aula magna ha parlato a noi studenti del Liceo Classico, a noi giovani che saremo il futuro dell’Italia, per invitarci ad agire nel pieno rispetto delle leggi. Ha descritto con termini realistici quella che veramente è la legalità, i cittadini, lo Stato. Lo Stato non è dato solo dai confini geografici, ma è costituito soprattutto dalla popolazione e dall’amministrazione, che è la parte più complessa.
“Questo Stato deve avere delle leggi, poiché solo così diventa veramente solido e potente”, ha ribadito molte volte. Ognuno di noi non deve sentirsi lontano dallo Stato, perché come dice il titolo del concorso letterario organizzato dalla scuola “Lo Stato siamo noi”. Ci deve essere un rapporto bilaterale tra il cittadino e lo stato e ognuno deve provare un senso di appartenenza alla nazione di cui fa parte.
Si è espresso anche per quanto concerne i diritti e i doveri: è importante in una società che ogni cittadino li conosca, poiché solo la conoscenza genera potere. Infatti più regole si rispettano, più aumentano i nostri diritti. Ognuno di noi è artefice del proprio futuro e in una visione prospettica il rispetto è fondamentale: rispetto per i beni comuni, per gli altri e per quello che non ci appartiene.
Quando il nostro atteggiamento non è condiviso non dobbiamo adeguarci, ma dobbiamo impegnarci per cambiare le regole. Ognuno di noi deve essere fattore moltiplicante di legalità. Il mancato rispetto delle leggi genera povertà, come è possibile cogliere sia dalla constatazione che le zone dove maggiormente alligna la mafia sono condannate ad un sottosviluppo economico che dall’analisi della crisi economica che investe il mondo.
Quindi il cambiamento deve e può partire da noi, da piccoli gesti della nostra vita quotidiana. Non dobbiamo declinare questa responsabilità ai posteri o agli altri.
Il procuratore capo Giovanni Colangelo, durante il suo lavoro alla D.D.A. (Direzione Distrettuale Antimafia), presso Bari ha indagato sui vari traffici di contrabbando. La mafia si adatta, si attacca dove la guardia è più bassa e il controllo sul territorio da parte dello Stato e della società civile è più limitato. Ed è grazie a questo indicatore che Colangelo è riuscito a venire a capo di molteplici situazioni di illegalità.
La mafia si infiltra in qualsiasi situazione, attecchisce e si espande. Se lo Stato può essere dilaniato da tensioni politiche legate al potere, la mafia è compatta, si muove, corrompe e si allarga.
“Ciascuno di voi può fare qualcosa, sentitevi parte dello stato, il vostro Stato” dice Colangelo. Dobbiamo quindi rifiutare la cultura che fa del furbo, del disonesto un mito, un modello da imitare. La legge non deve essere fine a se stessa, ma funzionale a quella società nella quale è stata promulgata.
Davanti a noi giovani si aprono tante strade: gli interessi, il potere, il denaro, la legalità, la giustizia, la neutralità. Non dobbiamo dirigerci verso quella più facile oppure verso quella che non ci chiede di schierarci. Dobbiamo invece essere con e per lo Stato, perché solo questa è la via del progresso e del futuro.
(Aurora Lagravinese, Classe IV B Liceo Classico “P. Virgilio Marone”)
Tutta la comunità scolastica del Liceo Classico e del Liceo Scientifico esprime al dott. Giovanni Colangelo le più vive felicitazioni per la nomina a Procuratore capo della Repubblica di Napoli, orgogliosa che un suo Alunno abbia conseguito un così alto e prestigioso incarico di nobile Servitore dello Stato.