LA STORIA DELLA BANDA DI GIOIA AFFASCINA I RAGAZZI-foto
Una delle iniziative di maggior successo inserite dal Comitato Festa Patronale nel programma di quest’anno è legata alla storia della Banda di Gioia.
Un percorso avviato dai professori Tonino Vasco e Franco Giannini nelle scuole elementari, integrato – per gli alunni della S. F. Neri di quarta e per la loro maestra Gianfranca Magistro – da un’importante “lezione” di cultura, tradizione e vita vissuta, nel cuore del teatro Rossini il 12 maggio scorso, durante le prove del “Concerto di Maggio” della Banda “P. Falcicchio” diretta dal M° Giuseppe Carbonara.
Sono le 16, i piccini, rapiti dalla musica, ascoltano seduti in prima fila in religioso silenzio, osservando le gestualità del Direttore d’Orchestra, la compostezza dei musicisti accaldati, alle prese con spartiti e accordi, le prove estenuanti delle bravissime ballerine (Annamaria Alfarano, Mirella Romanelli, Angela Palmisano e Margareth Cuscito) del “Laboratorio del Movimento” di Mirella Resta.
La maestra Gianfranca, da sempre costretta a frenar la vivacità dei suoi alunni, commossa nel vederli così educati e rispettosi al cospetto dei musicisti, con un luccichio sospetto nello sguardo esclama sottovoce: “Come sono bravi i miei bambini!”.
Dopo la foto di rito sul palco gli alunni si fermano nella sala prove che si rivela un “dietro le quinte” affascinante, a tratti più coinvolgente dello stesso concerto, nel momento in cui uno dei maestri spiega loro i segreti delle “pernacchiette” mentre si suonano tromba e bassotuba e come viene vissuta la stagione concertistica dai musicisti.
Il M° Pino D’Aniello, 47enne trombettista della Banda “P. Falcicchio” ed un suo collega mostrano i tipi di bocchino studiati per gli strumenti a fiato e adattati al tipo di labbra dei musicisti e spiegano come funzionano.
“La musica per noi è una passione – afferma con convinzione il maestro D’Aniello – e questa passione, questo grande amore ci aiuta a superare tutte le difficoltà e la fatica. Non è facile far parte di una banda. Per mesi da maggio ad agosto si è lontani da casa, si viaggia di continuo sul pulmino, spesso si dorme in viaggio o su brandine di fortuna che ci portiamo appresso, anche perché siamo in tanti e non è semplice trovare un luogo ben attrezzato che possa ospitarci. Siamo in 45, quando arriviamo in un paese il Comitato ci mette a disposizione una scuola o un palazzetto in cui cambiarci e, se necessario, dormire. Spesso dobbiamo preparaci qualcosa da mangiare per nostro conto, per questo portiamo con noi anche dei fornelletti, ci spostiamo un po’ come gli zingari.”
“Io sono il “capo banda dell’alloggio” – continua D’Aniello – quando raggiungiamo il luogo in cui ci esibiremo, verifico che l’alloggio sia adeguato e dignitoso, se non lo è non suoniamo. Meritiamo rispetto, siamo dei professionisti e devono trattarci bene, portiamo il nome di Gioia in tutta Italia. Se dobbiamo esibirci in un paesino della Calabria, dell’Abruzzo o vicino agli Appennini, seguire le processioni a mezzogiorno con il peso degli strumenti è molto faticoso. Lo è anche smontare gli strumenti e spostarsi da una città all’altra in poche ore. Oggi sugli autobus c’è l’aria condizionata, un tempo neanche quella. A notte fonda poi, quando iniziano i fuochi d’artificio, noi siamo spesso già in viaggio verso un altro paese. Per reggere questi ritmi devi essere davvero innamorato della musica e amare anche questo tipo di vita da “Nomadi del pentagramma”, come scritto da Bianca Tragni. Si condivide tutto, spazi, gioie e problemi… Non riesco ad immaginare una vita diversa da questa, mio padre era musicista, io suono da quando avevo sei anni, mia figlia è anche lei una musicista, suona il sax, anche se al momento non è interessata alle bande.”
“Il direttore d’orchestra – continua il musicista – è una figura importante, quando lo vedete muoversi non gesticola a caso, sta davvero dirigendo, come fa la vostra maestra in classe. Richiama l’attenzione su un passaggio, indica quando rallentare o accelerare il ritmo, fa attenzione che tutti siano a tempo e eseguano alla perfezione la loro parte. Il M° Carbonara è molto bravo, ha tanta esperienza, cura in particolare l’estensione del suono, è importante essere diretti da un buon Maestro. Entusiasmo, armonia e spirito di squadra tra noi musicisti sono fondamentali. E’ un’esperienza bellissima suonare insieme e comunicare questa armonia a chi ci ascolta! Quel che è più complicato è organizzare le prove. Veniamo tutti da città diverse, molti di noi hanno un altro lavoro e suonano per passione, occorre trovare un luogo ed un orario che vada bene per tutti e non è facile.”
Gianfranca Magistro guida i suoi piccini verso l’uscita dal retro del teatro, teme disturbino le prove. Saranno tutti sotto il palco il 27 maggio per assistere al concerto in piazza Plebiscito.
La scuola non costruisce solo “saperi”, talvolta dona anche bei ricordi che risvegliano emozioni e fanno amare lo studio e di certo questi bambini, ogni qual volta vedranno un musicante, ricorderanno questo bell’incontro, l’emozione della loro maestra e la storia della nostra Banda.