SAN FILIPPO, FESTA PATRONALE SOTTOTONO PER MOLTI-foto
Per il nuovo Comitato presieduto dall’architetto Sandro Cortese una “prima” decisamente positiva, non fosse altro che per le innovazioni introdotte: lezioni nelle scuole su tradizioni locali importanti quali la “banda di Gioia”, conferenze nei vari circoli associativi, nelle chiese, il raduno nazionale dei madonnari e giochi e oratorio (tanto cari al Santo) nelle piazze. Né sono mancati minitornei sportivi per ragazzi, passeggiate in bicicletta, mostre d’arte, fiera, mense in piazza per gli ambulanti, concerti delle bande Falcicchio e Argento in teatro, in piazza e persino a ridosso dell’ospedale (quest’anno tutti molto apprezzati), cori, improvvisazioni di hip hop per strada ed altro ancora.
Ognuno ha fatto la sua parte e con passione, il coinvolgimento delle associazioni è stato corale e produttivo, dirigerne e coordinarne le azioni non sarà stato facile, ma tant’è…
Cosa, invece, non ha funzionato? Ha detta di alcuni la festa è stata sottotono, scarsa l’affluenza, l’illuminazione non spettacolare e all’altezza degli altri anni, la processione disarticolata, con consegna delle chiavi al Santo Patrono senza i piccini che han fatto la comunione intorno, come consuetudine, ambulanti con merce troppo “griffata” – tra l’altro nelle vicinanze di negozi che in esclusiva propongono gli articoli originali negli anni passati “non oscurati” dalle bancarelle – messi in fuga dai militari della Finanza, giostre anch’esse in numero minore (la causa è cronaca di questi giorni) e in alcuni casi “fantasma” (alcuni bimbi non le hanno trovate sia pur indicate sui quattro biglietti distribuiti a scuola), e condizioni climatiche non proprio eccellenti.
Cortese accenna a contributi minimi (parrebbe soli 10.000,00 euro da parte del Comune a fronte di 60.000,00 di costi vivi, tra cui la Siae, negli scorsi anni a carico dell’Amministrazione), d’altra parte basta osservare la brochure pubblicitaria, semplice, economica e spartana (un cartoncino A4 piegato in due) con dodici piccole pubblicità in ultima pagina, in alto a destra.
Nulla a che vedere con i costosissimi opuscoli infarciti di decine e decine di inserzioni pubblicitarie dove a fatica si riusciva a leggere (sempre se lo si trovava) il programma religioso e quello civile.
Una “ottica” più che “devozionale”, commerciale, corredata persino da pubbliche reprimende – indimenticabile la filippica di Alfonso Turra al cospetto dei giochi d’acqua in piazza di qualche anno fa – sullo scarso contributo offerto dai cittadini, veri fruitori della festa.
Una festa patronale – a detta di altri – da annoverare come una delle celebrazioni meno “presidenzialiste”. Cortese non si è infatti proposto con ridondanza, lasciando spazio a tutti.
La percezione (da premettere, soggettiva) è che questa festa sia stata una delle più partecipate e sentite dai bambini, coinvolti dai loro docenti in audaci progetti culturali.
Ne sono emblema gli alunni di quarta della San Filippo Neri che con la loro maestra Gianfranca Magistro in orario rigorosamente non scolastico hanno assistito il 12 maggio alle prove della banda in teatro e domenica 27 – in piena festiva “fatuari” – sono tornati nuovamente in Piazza Plebiscito per donare ai musicisti, insieme alla loro calorosa e entusiastica presenza, una colorata attestazione di stima e amicizia con su scritto: “Grazie per averci accolto tra di voi, grazie per l’amore la passione, l’umiltà, le emozioni che ci avete trasmesso e che comunicate a quelli che vi ascoltano“.
Assertiva anche la partecipazione dell’intellighenzia “storica” locale, delle parrocchie e delle associazioni, protagoniste di numerosi eventi.
Altro “guinness”: è una delle festività più dilazionate nel tempo, di fatto i primi eventi risalgono a fine aprile, da annoverare, infine, tra le più… prolifiche!
Molte giovani “ambulanti” mamme di colore sono state viste cullare tra le braccia i loro pargoli, allattarli pudicamente, controllarli nelle tende da campo posizionate in Piazza XX Settembre. Per loro il caos, la musica, le luci colorate sono una precaria quotidianità da cui trarre sostentamento e su cui costruire… famiglia.
A conferma di ciò in piazza i tavoli, le bombole di gas a vista, i pentoloni per le cene collettive (è prassi che ogni ambulante partecipi con una quota di € 1.50 per gustare menù etnici dal profumo invitante) e nel campeggio sulla via per Noci, miriadi di camper e roulotte.
Nel “dietro le quinte” di una festa, c’è (c’è stato e ci sarà) tanto altro: stanchezza, malumori, conti che non tornano, qualche disillusione, la certezza che poteva andare meglio…
A luci spente, quando ormai tutto volge al termine, nelle strade colme di cartacce, scatoli e bucce di arachidi che mulinellano al vento ci si chiede se davvero ne è valsa la pena, soprattutto a fronte di critiche non sempre costruttive.
Una riflessione a margine – quanto mai attinente -, tratta dal manifesto del madonnaro Martino Zingarelli, potrebbe dar senso ai clamori e alle inevitabili critiche che costellano ogni evento degno di nota: “Non il giudizio degli uomini manifesta ciò che siamo, ognuno vale quanto vale davanti a Dio e non di più!”
(Scatti fotografici come sempre a cura di Mario Di Giuseppe che ringraziamo per la collaborazione)