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ÀTREBIL TEATRO IMPECCABILE SPETTACOLO DA APPLAUSI- foto

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atrebil scenaàtrebil Teatro – per Rocco Capri Chiumarulo e Anna Garofalo setosa e talentuosa argilla da plasmare attraverso la voce – è una realtà attoriale sempre più consolidata, oggi a tutti gli effetti una “Compagnia Teatrale” con C e T maiuscole.

Un percorso formativo complesso, vissuto con impegno e sacrificio, a piccoli passi, fino ad acquisire sempre più sicurezza.

Una passione – né può non esserlo il dono di sé e del proprio talento – espressa ed esercitata attraverso reading e performances raffinate nella latrebil scena3oro semplicità.

Dalla Pro Loco – incubatore d’arte – al foyer del Teatro Rossini per augurarsi “Buon Natale”, da Spazio UnoTre alle masserie dell’agro per inneggiare al buon vino ed oggi su un vero palco, quello del Teatro dell’Immacolata messo a disposizione da Don Alessandro Manfridi, per sfidarsi e confrontarsi in una commedia dal profumo pirandelliano: “Un caso di vita apparente” a firma di Samy Fayad, prolifico autore teatrale e radiofonico di fama internazionale.

I suoi personaggi vivono situazioni paradossali, parlano per proprio conto, rievocano drammi personali attraverso dialoghi serrati ed incisivi.

atrebil scena4Tra humor e divertisement si aprono squarci di realtà, di verità inaccettabili ed inaccessibili che incrinano la maschera indossata dagli attori.

Verità che disegnano una ragnatela di assurdi intarsi “cracklè” sulla superficie patinata della narrazione.

Il diaframma di questa inconfessabile fragilità, a stento nasconde il cuore dolorosamente pulsante di una umanità smarrita, che non sa più sorridere.

Una comicità accattivante, costantemente tesa a costruire e conservare equilibri tra l’ilarità e i marosi del viver quotidiano, si esprime attraverso una agilità dialogica, immediata, tanto più atrebil pubblicocomplessa quanto più semplice nell’ascolto.

Fayad – maestro dell’intreccio – satireggia con affetto e malizioso candore sull’esasperata smania di protagonismo e individualismo, peccati veniali e quanto mai attuali non solo in questa società.

Ottima l’interpretazione degli attori di àtrebil Teatro, alle prese con un intreccio narrativo che dà vita a una comicità “sobria, arguta, brillante e delicata, mai fine a sé stessa”.

Si nota sin dalle prime battute il pieno e consapevole possesso del palco su cui “agire” lo spazio scenico, al cospetto di un pubblico numerosissimo, pronto a donare con generosità il proprio contributo e caldi applausi per assistere a uno spettacolo teatrale altrettanto generosamente offerto dalla atrebil scena2compagnia.

La scenografia naif ideata da Mario Pugliese per ravvivare lo stravagante Funeral Center ben si coniuga con il brio recitativo della compagnia e l’attenta regia di Rocco Capri Chiumarulo e Anna Garofalo.

Introduce alla scena Gianfranco Romano, nelle vesti del defunto Gaspare Colicchio, armatore prematuramente scomparso a seguito di crisi cardiaca, già “cliente” del Funeral Center e sottoposto alle cure di Luciana Passiatore, abilissima truccatrice e taumaturgica cantante, in grado di… resuscitare i morti.

atrebil scena6Per Cristina Ferulli, intraprendente imprenditrice “funebre”, è sconvolgente scoprire che il defunto cliente non solo è vivo e vegeto, ma anche deciso a riprender possesso della sua vita.

“L’inconsolabile” vedova, Monica Lasorella, vive un dramma nel dramma avendo non solo venduto i beni coniugali, ma anche “investito” in un rapporto già collaudato con Roberto Fatiguso, ovvero con il signor Del Frate, amministratore e poetico fiduciario del Pandolfi – come nella migliore delle commedie – suo amante.

Monica in gramaglie tormenta la collana di perle, sviene, si riprende, siede, si alza, percorre su atrebil scena7e giù il cigolante palco, espressiva come non mai e perfetta nel ruolo di vedova non più tanto “allegra”.

Altrettanto perfetto Massimo Brambilla, dapprima attonito nello scoprire di esser considerato morto pur essendo in vita (geniale il farsi scudo girandosi intorno e nascondendosi l’una dietro l’altra di Luciana e Cristina), quindi adirato, perplesso, confuso, consapevole del danno perpetrato al suo patrimonio, della tresca ordita alle sue spalle. Pur senza essere realmente rassegnato, si dispone al perdono, vorrebbe rifarsi una vita accanto a Luciana sulle rive del fiume Sirimoto. Ma anche il fiume è scomparso insieme ad altri suoi beni ed alle sue speranze, la disperazione prende il sopravvento e …”ri-muore”, questa atrebil inchino finalevolta per davvero, con buona pace di tutti, in particolare del dottor Celsius – la brillante e incredula Titti Antonicelli – armata di stetoscopio e, a giudicare dall’abito, appena uscita dalla sala operatoria.

L’espressività dei volti, il movimento scenico, persino le pause sono assolutamente vincenti e convincenti!

In perfetta ciclicità la storia si chiude, Pandolfi e Colicchio stringendo tra le mani fiori secchi, si ritrovano sul palco per testimoniare con la loro “morte” il paradosso della vita.

Un sentito grazie a Fabio Guliersi e Antonella Lozito che pur in “cattività”, data la dislocazione poco felice in teatro, hanno realizzato uno splendido reportage fotografico.

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