DONNE, FRA TEMPO BIOLOGICO, BIOGRAFICO E… POETICO
Tempo declinato al femminile, scandito da versi e riflessioni, da accelerare o centellinare a seconda delle contingenze, urgente, importante, prezioso…
Trascorrono così ben due ore – non poche d’estate – a dissertar di “Donne fra tempo biologico e tempo biografico, conciliazione soggettiva e oggettiva, carico emotivo”, evocativo sottotitolo dell’incontro “Donne e tempi di conciliazione fra vita e passioni” organizzato dall’assessore alla Cultura Piera de Giorgi nel Chiostro comunale il 25 luglio.
Relatrici di alto profilo al cospetto di un pubblico non numerosissimo ma partecipe: la sociologa Bianca Pepe e la psicologa Nunzia Rinaldi, colonne di Kairos, Irene Martino, coordinatrice di una accurata ricerca di testi poetici e letterari affidati alle armoniose voci di Cristina Ferulli e Titti Antonicelli di Atrebil Teatro, Silvana Casamassima, dirigente dei Servizi sociali, Angela Candela e Giulia Sannolla di “Sud Est Donne”.
Un confronto, una interazione tra mondi diversi, tra interno ed esterno di cui è cifra il pensiero di Wislawa Szymboska:”[…] Smanio/di lasciare il mondo che spacca/i secondi, il rintocco che strappa/le anime. Dove scandisce il mio eterno […]”.
“Il tempo biologico è preciso, ciclico – afferma Bianca Pepe -, non sempre “in sintonia” con i ritmi del tempo biografico. La conciliazione nasce dal confronto tra generazioni, tra madri e figlie, attraverso significativi cambiamenti e conquiste: la legge sul divorzio, l’aborto, la riforma del diritto di famiglia, le lotte femministe… Negli anni ’70 la donna si è confrontata con un tempo privo di strumenti, divisa tra lavoro e famiglia, fattore che ancor oggi accomuna le due generazioni. Ora si vive un presente incerto ed un futuro ancor più indeterminato. I gesti di accudimento sono destino e virtù vissuti nei luoghi d’ombra, al servizio di bambini e anziani, espressione di una solidarietà sempre meno presente in una società che condanna alla solitudine se si è culturalmente ed economicamente svantaggiati. E’ necessario un cambiamento culturale e comporre il conflitto organizzativo anche interiore che porta a sensi di colpa.”
Irene Martino – a conferma della difficoltà di gestire tempi e spazi da dedicarsi – pur se giunta in ritardo, entra subito in argomento.
“La scelta dei brani ha privilegiato donne che hanno pagato con sofferenza fisica e mentale il loro credo nella vita. Amelia Rosselli poetessa, figlia di Carlo Rosselli ne è icona ante litteram, voce disperata ed esempio di lucida, suicida follia. Quindi daremo voce ad Alda Merini e Orhan Pamuk, scrittore turco e Nobel per la Letteratura nel 2006, di cui proporremo la lettura de “Il Museo dell’innocenza” e alle poetesse russe Marina Cvetaeva e Wislawa Szymboska.”
“La necessità di scandire ogni istante della giornata attraverso l’orologio – continua la professoressa Martino – rende significative le riflessioni sul tempo biologico, oggettivo ed interiore. Siamo incapaci di gestire il vuoto inteso nell’accezione dell’otium che per le generazioni antiche era un momento privilegiato per aver cura di sé. Cura intesa come preoccupazione, occupazione – massima duplicità e variabilità semantica – legata ad un tempo non scandito da ritmi, non dettato da scambi, da necessità. Oggi più che mai si è legati alla necessità del fare e dell’essere. Il tempo di cui conserviamo memoria sono gli istanti che riempiono questo vuoto. Tempora latini, addizione di istanti che nulla ha a che fare con le lancette dell’orologio.”
“Impegno operativo ed emotivo sono cardini nella vita della donna – afferma Nunzia Rinaldi -, il dispendio di energie nella duplicità dei ruoli è notevole. Alla base vi è un conflitto interiore dettato dalla scelta “famiglia” o “lavoro”. Chi sceglie di conciliare e portare avanti entrambi i compiti, ha solitamente un buon indice di autostima. La vera difficoltà è nella gestione degli equilibri, si tende a ciò che gratifica di più. La capacità di gestire e organizzare il proprio tempo è una dote personale influenzata dal proprio modello di donna interiorizzato. I sistemi di supporto esterni hanno il ruolo di facilitare questa gestione attraverso la suddivisione dei compiti, partendo dalla coppia ed allargandosi verso il sociale.”
“Uno dei vissuti più diffusi dalla donna che lavora e accudisce la famiglia è il senso di colpa. Un vissuto forte, intenso che genera insicurezza, paura, inadeguatezza… Siamo colpite dal delirio di onnipotenza – continua la psicologa -, costrette a dimostrare di esser capaci di fare tutto da sole, non riusciamo più a dosare energie fisiche e psichiche ritrovandoci, a fine giornata, stressate ed insoddisfatte. Una delle strategie per bilanciare correttamente vita lavorativa e vita familiare è non fare bilanci giornalieri ma settimanali, delegare a persone di fiducia, essere consapevoli degli stati emotivi che contribuiscono a migliorare il benessere fisico, psicologico e recuperare tempo per sé, uno spazio fisico, interiore non necessariamente impegnato, che non deve stressare ulteriormente. Uno spazio da costruire su interessi e bisogni.”
Una descrizione in cui molte delle donne presenti, tra cui la De Giorgi, si ritrovano a pieno.
Silvana Casamassima accenna nel suo intervento ad un progetto da poco conclusosi riservato a famiglie con bimbi in età scolare: “Il tempo liberato”.
“Dalle indagini effettuate – il cui obiettivo è uno studio della fattibilità dei tempi – è emersa la difficoltà di conciliare tempi di vita e lavoro. Al primo posto si evince la necessità di un tempo scuola diverso, con aperture pomeridiane ed estive da estendersi agli uffici pubblici in orari non lavorativi con servizi erogati anche di sabato. La vera sfida – conclude la Casamassima – è creare una consulta delle Pari Opportunità con una banca del tempo femminile.
Bianca Pepe intercetta “l’assist” e ricorda ai presenti la sperimentazione dello sportello della Banca del Tempo Kairos, esteso alle città di Sammichele, Casamassima e Turi, che si concluderà ad ottobre e di cui a breve saranno pubblicati questionari e ricerche.
Angela Candela, dell’Associazione Sud Est Donne, accenna alla fattibilità di un ufficio di spazio e tempo della città con ampi percorsi formativi, finanziato dalla Regione. Giulia Sannolla sottolinea l’importanza di una normativa da portare ad un tavolo di concertazione.
“Il tempo ritrovato nel piacere di fare qualcosa per gli altri ci dà la cifra del grado di civiltà di un paese rispetto ad un altro – afferma in chiusura la De Giorgi -, ben vengano nuovi modelli da adottare, banche dati, siti web, luoghi fisici su quello che fa il territorio.”
“Condividere necessariamente bisogni che non appartengono a tutte le donne – conclude la Martino -, crea solidarietà femminile che a sua volta crea condivisione nel rispetto del dono di sé agli altri, esigenza sociale importantissima.”
Ancora una volta è nella poesia la sintesi estrema, l’essenzialità di ogni riflessione sul tempo: “Devo liberarmi del tempo/e vivere il presente/giacché non esiste altro tempo/che questo meraviglioso istante.” [Alda Merini]