IL SINDACO SERGIO POVIA: “UN CATTIVO MAESTRO”
Riceviamo e pubblichiamo.
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“Domenica sera, 23 settembre 2012. Mentre in Piazza Luca D’Andrano, Gioia del Colle, va in scena l’ultima serata della Festa Democratica, ospite d’onore il Sindaco Sergio Povia, sulla Rai, in prima serata, scorrono i racconti e le interviste di Carlo Lucarelli per la trasmissione “Ladri di futuro”, dedicata alla commistione criminale camorra-politica sulla gestione del territorio campano. Ascolto le parole dell’Architetto Stefano Boeri, che parla di un futuro dove la politica smetta di puntare sul cemento e rivaluti l’esistente, puntando su architettura sostenibile e sui servizi alla persona. Si parla dell’importanza del rispetto delle norme edilizie, che andrebbero rese più rigide, insieme ai controlli. Si narra, attraverso le testimonianze dei pentiti, del patto politica-criminalità organizzata, per aggirare le norme sull’edilizia, favorire la speculazione e la cementificazione,
rendere edificabili le zone agricole, impedire i controlli. Il tutto viene definito “il ciclo criminale del cemento”. Costruire sempre e di più, anche se non vi è una reale esigenza abitativa, è l’obiettivo principale delle mafie, con la complicità della politica che, a detta dei pentiti, doveva permettere il raggiro delle norme.
Mentre sulla Rai si parlava del valore della Legge, a Gioia un Sindaco, Sergio Povia, per l’ennesima volta, parlava invece delle “norme” come causa del declino dell’Italia. “Il rispetto pedissequo della norma è il motivo per cui noi siamo in declino”. Queste le sue parole. Ed il riferimento, come sempre, è sulla immancabile questione delle cosiddette “zone F”, suoli destinati ai servizi di quartiere che a Gioia invece sono diventate aree utili ai fini della speculazione edilizia e del profitto dei soliti pochi noti.
Il divario abissale tra questi due mondi, la lotta per la trasparenza e la legalità da un lato, e l’incoscienza e la spregiudicatezza dall’altra, mi hanno fatto riflettere duramente. Come se il Sindaco Povia vivesse all’oscuro di quanto sta accadendo nel paese Italia in questi ultimi anni. Come se non vi fosse stata tangentopoli, gli scandali della politica, le dichiarazione del Presidente della Corte dei Conti che ha calcolato il business della corruzione intorno ai 200 miliardi di euro. Come se non capisse che questi mali, vedi gli scandali alla Regione Lazio, Lombardia, Campania ecc, fossero il frutto invece del “non rispetto pedissequo” delle norme. Viviamo in un paese in declino perché non si rispetta la Legge, perché si aggirano le norme che dovrebbero tutelare il cittadino. Il mancato rispetto delle norme è la causa dell’immane debito pubblico che ha azzoppato l’Italia.
Ed invece il nostro “primo cittadino”, garante e testimone dello Stato e della Costituzione, “primo esempio”, per le nuove generazione, della lealtà e del rispetto della Legge, da degno discepolo del berlusconismo, non ha trovato altra giustificazione della sua inettitudine politica che definire la Legge, le norme, ed il loro rispetto, causa del declino dell’Italia. Una sorta di elogio alla “violazione di legge”, di istigazione alla trasgressione, all’elusione, all’evasione, perché la legge è cattiva, mentre l’assenza della legge è sviluppo. Pareva di ascoltare Silvio Berlusconi durante i suoi proverbiali show contro la magistratura, in favore dell’evasione fiscale, considerata “legittima difesa”, in difesa di una politica che desse pieni poteri, assoluti, al capo, padrone di tutto e su tutti, persino al di sopra della legge.
Ho provato così rabbia e disgusto. Tristezza e sfiducia. Ho pensato a quanto questa gente trascuri i suoi doveri verso i piccoli, le nuove coscienze che maturano nelle Scuole. L’ignorare il peso enorme che le loro parole, pronunciate da un’Istituzione, possano avere nell’educazione delle future generazioni, che dovrebbero invece potersi rispecchiare in esempi di servitori dello Stato rigorosi nel rispetto della Legge e nella morale pubblica e personale.
Ho riflettuto allora sulla dicitura “buona amministrazione”. Un’amministrazione deve essere necessariamente anche l’azione di “buoni maestri”. Ma chi insegna e proclama, come nulla fosse, l’inutilità della Legge, non può che essere un “cattivo maestro” e la sua politica, conseguentemente, una “cattiva amministrazione”.
Scrisse Giovanni Giolitti: “Per i cittadini le leggi si applicano, per gli amici si interpretano, per alcuni si eludono”. Chi ha orecchi per intendere, intenda.
Enzo Cuscito“