LERONNI, “PUNTO FERMO NEL PANORAMA CULTURALE”-foto
A quattro anni di distanza dalla sua prima raccolta di poesie “Polvere del bene”, Giacomo Leronni torna ad emozionare i suoi affezionati lettori con “Le dimore dello spirito assente”, il suo secondo volume di versi, pubblicato a giugno dalla casa editrice “Punto
acapo” e presentato alla platea gioiese giovedì, 11 ottobre, presso il chiostro di palazzo San Domenico.
Si è detta onorata l’assessore alla cultura Piera De Giorgi di avere l’incarico di introdurre l’autore, a cui è legata da un rapporto di amicizia che amplifica l’emozione di saperlo apprezzato da grandi nomi della letteratura nazionale – e non solo. “Un cittadino come Giacomo”, sostiene, “è una fonte di orgoglio per tutti noi”.
A presentare l’opera, quindi a fornire un primo, positivo punto di vista sui versi di Leronni, il prof. Sergio D’Onghia e la prof.ssa Irene Martino, sostanzialmente concordi nel definire “Le dimore dello spirito assente” un’opera complessa, ma la cui comprensione profonda risarcisce il lettore del tempo dedicatole.
Le loro parole sono state accompagnate dai commenti musicali del bravissimo Roberto Re David. Suggeritori di un’anima che appare lacerata, fa notare il prof. D’Onghia, i versi del poeta si alternano ad ampi spazi bianchi, quasi a voler ricalcare, nel contrasto fra il nero dell’inchiostro e il bianco della pagina, la contrapposizione effettivamente presente nei versi fra un buio rivelatore di verità nascoste e una luce abbacinante.
Un invito implicito, quello dell’autore, ad accogliere nella vita sia la luce che il buio. Un invito, mai un’imposizione, perché l’obiettivo di Leronni è quello di coinvolgere il lettore fino a farne un coautore del testo, non un passivo fruitore né un giudice, ma un complice.
A partire dalla riflessione secondo cui la poesia rappresenta il confine sottile fra sogno e realtà, la prof.ssa Martino loda la capacità dei versi di Leronni di creare nel lettore suggestioni indefinite e indefinibili, perché è questo che la poesia deve fare: trasmettere emozioni indecifrabili. In un tempo in cui la parola appare vana e svuotata di significato, Leronni sembra recuperare la sua essenzialità, purificandola di ciò che non le appartiene ed elevandola a parola rinata con quella grazia che le è naturale possedere.
Anche Onorina Savino, intervenuta a conclusione della serata, ha apprezzato il linguaggio poetico di Leronni, valido medium tramite cui ripristinare un armonico rapporto fra la propria interiorità e il mondo circostante.
Per dirla con la prof.ssa Martino, i versi del poeta suggeriscono che quel confine fra realtà e sogno va varcato, “per carpire quell’oltre che è il senso ultimo del nostro esistere”. Per l’attenzione costantemente riservata alla cultura e alla letteratura in particolare, per la capacità di coinvolgere i cittadini in appassionanti discussioni durante i “suoi” salotti letterari, quindi per permettere ad ognuno di noi di scandagliare la più intima essenza dell’anima attraverso la sua poesia, il prof. Leronni rappresenta senz’altro un fermo punto di riferimento nel panorama culturale gioiese.
Scatti fotografici a cura di Mario Di Giuseppe e Fabio Guliersi.