Archivio Gioianet

La Voce del Paese – Un Network di Idee

Cultura

STRAGE DI MARZAGAGLIA 90 ANNI DOPO

cappellasoria-pp

Senza_nome

Il 1° luglio alle ore 18.30 nell’Arco Nardulli sarà ricordata una delle pagine più sanguinose della storia di Gioia: l’eccidio di Marzagaglia, avvenuto il 1° luglio del 1920.

leograndeCoordinerà l’incontro Paolo Covella, introdurrà Dina Montebello ed interverranno il professor Giulio Esposito e Mimmo Ottani dell’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia contemporanea e il giornalista Alessandro Leogrande autore di “Uomini e caporali”.

Parteciperanno Vanni D’Aprile, già segretario della CdL di Gioia e Giovanni Forte, segretdina-montebello2ario generale della CGIL pugliese.

Nel 1920 l’intera nazione visse scontri violenti e scioperi, dopo la prima guerra mondiale l’arretratezza dell’economia portò a tafferugli ed assalti ai municipi, le leggi antifeudali non correttamente o completamente applicate, resero ancora più cruento l’evolversi della questione agraria. I contadini – poverissimi e ridotti allo stremo – si riunirono ed a Gioia, su una popolazione di 17.000 abitanti, si associarono in 330.

“Gioia era una città ricca di tradizioni di lotte, il 76% della popolazione era dedita all’agricoltura – afferma Paolo Covella nel suo libro “Gioia del Colle tra reazione e rivoluzione” – tuttavia era profondamente imme41781_131160840249001_8761_nrsa nella miseria e nell’arretratezza.”

Nonostante gli accordi raggiunti tra Camera del lavoro, Consorzio agrario, proprietari e conduttori dei terreni su tariffe, salario e orari di lavoro, l’offerta di manodopera superava di gran lunga la richiesta e migliaia di braccianti con le loro famiglie occuparono il campo di aviazione in segno di protesta.

Il Prefetto decise di costituire commissioni paritetiche con contadini ed agrari per garantire un avviamento concordato al lavoro, ma queste premesse furono disattese ed il cavalier Fiorentino intimò al libro_leograndeprefetto di difendere la legittima proprietà o i proprietari l’avrebbero fatto da soli.

Il 28 giugno del 1920 nelle campagne di Castellaneta cinque contadini, presentatisi per riscuotere il salario, furono feriti dalle fucilate di alcuni proprietari gioiesi.

Il 1° luglio, data dell’eccidio, una quarantina di proprietari si riunirono nella Masseria Tateo, giurando di farla finita con i soprusi. Quando i contadini si presentarono, uno dei proprietari, Girardi, li offese e li minacciò, poi partirono le fucilate seguite da un inseguimento a cavallo tra i campi dei fuggitivi. In sei furono assassinati (Pasquale Capotorto, Rocco Orfino, Rocco Montenegro, Vincenzo Milano, Vito Falcone e Domenico Resta, il più giovane di soli 16 anni) e in 32 feriti.

Nelle ore successive all’eccidio i braccianti, assetati di vendetta, si mobilitarono in cerca degli assassini, che nel frattempo avevano abbandonato le masserie. Non vi furono saccheggi ma si versò altro sangue. Furono uccisi due massari, Nico a Gioia mentre consegnava del latte, ignaro degli accadimenti, Pinto nella sua masseria ed il cavalier Fiorentino in Piazza Plebiscito.

Nel processo che seguì nel 1922, i massari furono tutti assolti, invocando la legittima difesa e due braccianti, rei confessi, furono condannati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *