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FAMIGLIA MESSERE, IN UN LIBRO SETTE SECOLI DI STORIA-foto

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038-DSC08222Dopo cinque anni di ricerche Ruggero Messere, nipote dello storico ed economista Giovanni Carano Donvito (http://www.gioianet.it/attualita/4207-ospiti-illustri-per-libro-giovanni-carano-donvito-foto.html) il 7 ottobre nella Sala Marano dell’Istituto Vittorio Emanuele II a Giovinazzo ha presentato “Archivio storico della famiglia Messere”, edito Favia, una ricca raccolta documentale sulla storia dei Messere e del loro innesto sociale e interattivo con la città dal 1304 al 1962, un’opera resa ancor più prestigiosa dall’impaginazione e dalla copertina d’autore a firma di Mimmo Castellano.

Relatore della presentazione cui hanno partecipato il sindaco Tommaso Depalma e l’assessore comunale Enzo Posca di Giovinazzo, Comune patrocinante, un graditissimo ospite: lo storico meridionalista Giuseppe Galasso, deputato del Partito Repubblicano Italiano dal 1983 al 1987 e 011-DSC08194sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali e Ambientali.

L’8 ottobre il professor Galasso è stato insignito dal rettore dell’Università di Bari, Corrado Petrocelli, del Sigillo d’Oro “per la sua capacità di fare della storia un racconto, inteso come luogo di incontro di esperienze collettive e individuali, per quella sua interpretazione d’ogni processo storico come di un motore di circolarità intensiva fra passato e presente, la passione e forza di argomenti sempre spesi in difesa delle proprie ricostruzioni storiche.”

059-DSC08243Galasso, in conferenza a Gioia il 9 ottobre di tre anni fa, quando l’Associazione “Giovanni Carano Donvito” di cui Ruggero Messere è presidente organizzò “Questione del Meridionalismo e questioni italiane oggi”, ha anche curato la prefazione della raccolta documentaria.  

La famiglia Messere – una delle più antiche di Giovinazzo -, ha lasciato tracce importanti nella storia. Delle sue “imprese” si conservano atti negli archivi della Concattedrale, gli stessi presi in esame da Ruggero Messere per la pubblicazione, unitamente a quelli rivenienti dal proprio patrimonio documentale, affettivo e dei ricordi.

028-DSC08212Un evento culturale di spessore nel quale sono stati ripercorsi ben sette secoli di storia strettamente intrecciati con gli avvenimenti della città.

E di tracce storiche Giovinazzo è disseminata… Il giornalista Mino Ciocia in un articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno ha riportato che le pietre necessarie all’edificazione della parte anteriore della chiesa di San Domenico furono donate nel 1887 da Francesco Messere, le si può vedere “sino al lungo caseggiato che fa da quinta scenica al lato sud di piazza Garibaldi”.

I Messere diedero anche nuovo impulso alla commercializzazione delle olive e delle mandorle, Mauro Messere, per altro, costruì numerosi trappeti.

107-DSC08291Ruggero – nonno dell’autore del libro -, fu l’ultimo sindaco di Giovinazzo prima dell’avvento del fascismo ed a lui si deve “il difficile risanamento del bilancio comunale senza imporre tasse ai cittadini e la realizzazione del complesso che oggi ospita il liceo Matteo Spinelli”.

Un volume pregiato che – a detta del sindaco De Palma – rappresenta la più recente impresa della famiglia Messere, nel quale l’autore Ruggero Messere “ci ha messo cuore, pazienza e tanta passione per rispolverare le antiche radici e una storia importante.”

Messere nel suo saluto ha omaggiato con emozione e commozione la signora Isabella Pugliese in C083-DSC08267alderazzi che qualche giorno fa ha compiuto 105 anni, presente tra il numeroso pubblico, e ringraziato oltre le autorità presenti, anche il sindaco di Bari Michele Emiliano, Mimmo Castellano l’editore Francesco Favia e Vanni Sardiello.

Il 30 dicembre scorso – racconta Messere – ero a Napoli e dissi al professore Galasso che stavo ultimando una raccolta di notizie sulla famiglia Messere e che alla presentazione sarei stato felice di averlo con noi. La risposta fu immediata, affermativa ed entusiasta: “Sono già là con Voi”. Ricordo a me stesso e sempre che sto parlando di un professore emerito, di un grande storico, di un accademico dei Lincei che onora il Mezzogiorno, l’Italia e l’Europa.”

Un particolare ringraziamento lo rivolgiamo a Mario Di Giuseppe autore degli scatti fotografici.

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Cenni sull’opera

L’opera consta di 650 pagine suddivise in sette capitoli, tanti quanti i secoli narrati attraverso scritti e documenti che si intrecciano e collegano con altre vicende pugliesi; una raccolta “che può ben arricchirsi d’ulteriori testimonianze da parte di chi ritiene non solo che la grande Storia non emargina e annulla le piccole storie, ma è convinto anche dell’importanza indescrivibile del filo che lega, nel piccolo e nel grande, i segni del passato e del presente.”

Nel primo capitolo vi è la descrizione delle vicende della famiglia e riporta l’intero albero genealogico, dall’inizio ad oggi, con foto che arrivano fino al corrente anno e testimonianze di Berardo Candido Gongaza, Ludovico Paglia e Bisanzio Lupis.

Nel secondo capitolo si parla di Martino Messere fu Onofrio, tra gli artefici della fortuna della famiglia. Sotto il governo francese divenne Ricevitore del Regio Demanio e con la Restaurazione occupò la carica di Esattore della Fondiaria. Il 10 marzo 1815, venne nominato procuratore con incarico di incassare le pigioni di Giovinazzo e tre anni dopo fu eletto cassiere del Comune. Nel 1824 il Sindaco lo proclamò Primo eletto, nel 1828 ebbe l’incarico di Procuratore generale dei beni dei Reverendi padri Scolopi di Ruvo e nel 1829 fu amministratore del Beneficio Antoniano appartenente al Real ordine Costantiniano.

Con i Francesi si aggiudicò vari beni demaniali ed avrebbe acquistato per 25.000 ducati l’ex Convento dei Domenicani – oggi Istituto Vittorio Emanuele II -, se non lo avessero dissuaso i fratelli Donnanno, monaci Agostiniani, ventilando una possibile scomunica.

Nel Terzo Capitolo si parla di Mauro Messere, (1810-1880), descritto da suo figlio Francesco come uomo di ingegno e di vedute molto larghe, non amante del lusso e disponibile nei confronti di tutti con bontà e generosità. Esercitò il commercio di olio con Trieste, dove godeva di stima e fiducia illimitata e concluse l’attività nel 1866, per timore della guerra. A lui si deve la costruzione del piano superiore del Trappeto di via Giovannello Sasso nonché il gran caseggiato alla via di San Agostino, l’ampliamento del Casino di via Bari, e di fronte al lato mare, del nuovo Palazzo Messere in via S. Maria degli Angeli. Costruì anche il caseggiato alla via del Crocifisso.

Nel rievocare le vicende della famiglia Messere emerge in primo luogo lo sviluppo reso all’economia agricola e commerciale della Puglia nel IX secolo con l’incremento della produzione olearia e del mandorlo e con il rinnovamento delle trasformazioni e delle tecniche industriali. Nel comparto oleicolo si rivelò preziosa la collaborazione offerta dal francese Pietro Ravanas che fu suo ospite a Giovinazzo, dal 1840, per un lungo periodo.

Furono determinanti le nuove macchine per la molitura delle olive che cambiarono completamente i procedimenti fino allora attuati e diedero un forte impulso alla diffusione del prodotto nel nord dell’Italia e all’estero.

Un’altra testimonianza delle innovazioni di processo e di prodotto promosse da Mauro Messere, è una sorta di anticipatrice dell’odierno marketing. Infatti, sono stati rintracciati oltre 100 contratti stipulati con i produttori locali, i quali si impegnavano a consegnare singolarmente una quantità non inferiore a 10 quintali di olive.

Nel quarto capitolo si parla di Francesco Messere (1840/1923) cui va il merito di aver scritto tutte le notizie riguardanti la famiglia. Francesco è stato molto apprezzato sia per le sue virtù di onestà e rettitudine sia per l’ottima conduzione e amministrazione pubblica e privata. Nel 1895 prese la tutela dei suoi nipoti, figli di suo fratello Martino Messere Mastroserio, dopo la scomparsa di questi. Nel 1873 fu eletto Consigliere provinciale, oltre ad essere consigliere del Real Ospizio ed amministratore del Convento delle Benedettine e Consigliere comunale.

Una storia giovinazzese tramanda del tesoro trovato nel Casino utilizzato per edificare il Real Ospizio dei neonati consegnati alla umana e collettiva solidarietà e la cessione al Municipio di parte della Cocevola Martucci, per la realizzazione della Strada Fossato. Nel 1887 definì una cessione in enfiteusi dal Real Ospizio al Comune di Giovinazzo per realizzare una nuova piazza e riporta, inoltre, l’intero documento della nuova edicola della Madonna di Corsignano.

Donò, infine, al Comune alcuni stabili, che furono abbattuti per realizzare una Piazza tra via S. Maria degli Angeli, S. Giuseppe ed il muro S. Salvatore e descrisse nel quaderno dei suoi appunti, la costruzione le varie fasi della chiesa con l’indicazione di chi realizzò i diversi manufatti.

Nei suoi documenti si ritrovano la descrizione del sopralluogo al Convento delle Benedettine, prima della chiusura, dove vivevano quattro suore: la Mariani di Foggia, la Cafiero di Napoli, la Melluso e la Mastrandrea di Giovinazzo nonché quella dell’arrivo del Cardinale Camillo Siciliano di Rende, del passaggio da Giovinazzo del re Umberto I con il figlio Vittorio Emanuele.

Benefattore della comunità e mecenate, nel 1887 fece dono di tutto il materiale necessario al completamento della facciata della chiesa di S. Domenico; tutte le pietre furono ricavate da una cava di sua proprietà. Francesco Messere, già ufficiale dell’esercito borbonico, s’era trovato catapultato, come la maggior parte della borghesia agraria pugliese, in un Regno che stentava a farsi riconoscere come unitario, data la sproporzione tra gli interventi in favore del Sud e l’ammontare dei prelievi fiscali promossi dal Parlamento nazionale. Non senza timori, in alcuni dei suoi frammenti più interessanti, ne descrive i disagi provocati.

Nella vita di Francesco Messere, oltre al lavoro, alle iniziative e all’amore per il suo paese, vi fu una priorità su tutto: l’unione e l’amore della sua famiglia.

Nel quinto Capitolo si narra di Ruggero Messere, (1880-1962). Uomo di cultura ed allo stesso tempo di piacevole e brillante conversazione, realizzò nuovi impianti di oliveto e mandorleto. Introdusse l’allevamento di cavalli, ovini e bovini e nel quinquennio 1930-35, ricevette, per ogni settore, premi e riconoscenze regionali e nazionali.

Sindaco di Giovinazzo dal 1920 al 1926, eletto nelle file del Partito Liberale, che aveva i suoi maggiori esponenti nei meridionali Francesco Saverio Nitti ed Antonio Salandra.

Durante questo periodo furono realizzate diverse opere pubbliche, tra cui il Parco delle Rimembranze e risanò tutto il bilancio comunale, portandolo in breve in attivo, senza imporre nuove tasse alla popolazione.

Fece erigere il monumento l’Ardito per i caduti della guerra ‘15-’18 e acquisì per conto del Comune i suoli dove ora sorgono l’edificio scolastico Giovanni Bosco e la villa comunale di piazza Garibaldi, il suolo dell’ex Campo Sportivo e l’edificio adibito a caserma dei Carabinieri

Donò al Comune di Giovinazzo alcuni suoli di sua proprietà, realizzò la nuova sede del liceo-ginnasio”Matteo Spinelli” e a proprie spese si recava a Roma, per conto del Comune.

Il 12 aprile 1924, gli fu conferito il titolo di Cavaliere della Corona, dal Re Vittorio Emanuele III;

Ruggero Messere è stato ultimo Sindaco di Giovinazzo prima della venuta del fascismo e, ironia della sorte, suo figlio Francesco è stato l’ultimo podestà, con la caduta del fascismo.

In tale periodo Francesco Messere provvide a realizzare due importanti interventi. Il primo, con la collaborazione di Giuseppe Attilio Fanelli, consentì di salvare la fontana dalla sicura fusione, in quanto già autorizzata dalla Prefettura. Il secondo ottenne la Regificazione del Liceo ClassicoMatteo Spinelli”, con l’aiuto sempre di Giuseppe Attilio Fanelli e anche con l’ausilio di suo suocero, il grande studioso gioiese di economia e finanza Giovanni Carano Donvito, economista e del fratello di questi Enrico Carano, Accademico dei Lincei e Direttore dell’Orto Botanico di Roma.

Il sesto e settimo capitolo trattano della platea di beni immobili e fondi rustici, con l’elenco completo degli atti di compravendita.

“Lo sforzo compiuto – dichiara Ruggero Messere – assume per me il significato di un dono alla mia famiglia e, più specificamente, di un omaggio alla memoria del mio bisnonno, Francesco, che volle lasciarci questi frammenti che rimangono, ad oltre un secolo di distanza, la misura precisa della sua sensibilità, testimonianza eloquente della nobiltà d’animo, unico stemma araldico che conta davvero.”

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