LA SOCIETÁ SIAE STA COLANDO A PICCO PER I DEBITI
“Se stessimo giocando a battaglia navale ora parrebbe fin troppo facile affondare la corazzata SIAE che, con tutte le sue falle e malfunzionamenti, sta colando a picco da sola. Appesantita da oltre un miliardo di euro di debiti (un miliardo, avete capito bene anche se sembrano cifre da Paperopoli) e da una serie di manovre di palazzo sconcertanti, la questione SIAE è l’ennesima dimostrazione di come l’Italia di questo inizio millennio abbia delle forti analogie con gli anni morenti dell’Impero Romano d’Occidente.
C’è uno scandaloso gioco al rimpallo politico, con continui e deliberati ritardi per arrivare allo scioglimento delle Camere a primavera senza essere riusciti ad istituire questa benedetta commissione d’inchiesta che scoperchi il vaso e mostri a tutti come stanno realmente i conti, quali sono le responsabilità e chi ha avallato e assecondato decisioni irresponsabili negli anni. La Società Italiana Autori ed Editori ha accumulato debiti ingentissimi, oltre che verso i soci (qualcosa meno di 800 milioni nel 2011) anche di origine tributaria e verso terzi. Tutto questo pur avendo entrate di oltre 600 milioni l’anno.
Come si è giunti dunque a questa situazione? Anzitutto le spese. La SIAE spende nella sola gestione oltre un terzo di quello che riscuote, a differenza delle sue omologhe straniere che spendono molto meno ed incassano di più. Un costo esagerato, all’italiana potremmo dire ormai, che si affianca a sprechi enormi, regalie a classi di soci privilegiati, clientele politiche, investimenti e decine di operazioni ‘culturali’ milionarie davvero poco trasparenti, oltre ad un’efficienza notoriamente bassa dell’apparato stesso.
Tutto questo è ulteriormente aggravato da tre considerazioni che fanno capire quanto sia e sia stata malata la gestione di questo ente: primo, la SIAE opera in regime di monopolio, non è toccata da concorrenza e gli artisti non hanno altra scelta per tutelarsi e ricevere i propri diritti d’autore; secondo, l’allora Ministro della Cultura Sandro Bondi aveva regalato solo qualche anno fa alla SIAE circa 230 milioni di euro l’anno di entrate ulteriori grazie alla contestata tassa su tutti i dispositivi elettronici dotati di memoria fisica; terzo, la SIAE vive già un commissariamento di fatto da quando le è stato assegnato un commissario straordinario particolarmente al passo con i tempi, Gian Luigi Rondi, classe 1921, evviva il rinnovamento.
Pare incredibile che alla luce di questo scenario, che tutti conoscono perfettamente, si stia ancora cercando di procedere alla discussione di una bozza di nuovo Statuto trasmessa qualche mese fa dal venerando commissario, bozza che tra le altre cose contiene nuove regole da oligarchia medievale. Invece di far piazza pulita si sceglie come al solito di non vedere, ma quanto può reggere ancora in questo periodo di crisi una voragine di queste dimensioni?
L’idea di monopolio virtuoso in Italia si sta dimostrando un’utopia irrealizzabile. Con scandali politici che esplodono ogni giorno, è tristemente evidente che non siamo un paese pronto a gestire in modo pubblico con responsabilità, austerità e trasparenza grandi masse di risorse provenienti da soci e contribuenti. Allora tanto vale fare come nella maggior parte delle altre nazioni in cui vige un diritto d’autore simile al nostro: aprire il settore con regole severe alla concorrenza privata e lasciare che siano gli associati a premiare chi offre i servizi migliori con la maggiore limpidezza di gestione del loro denaro”.
(fonte ziogiorgio)
http://www.fattidicronaca.it/articolo/siae-nella-societa-degli-autori-4-impiegati-su-10-sono-parenti/11373/