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DON CARMINE SOGNA IL RISVEGLIO DELLA CITTÁ…-foto

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don carmine copertina libroIl risveglio della città alla luce della fede, questo il titolo dell’ultimo libro scritto da don Carmine Mosca, da 26 anni missionario in Brasile, dedicato alla comunità gioiese e a due suoi cittadini: Nicola Barbera e Antonio Arcano, conosciuti ed apprezzati negli anni in cui è stato parroco del Sacro Cuore.

Una raccolta di riflessioni e pensieri su vari temi di grande attualità, tratti da articoli pubblicati dal sacerdote in Brasile nelle pagine dei giornali con cui collabora e con l’aiuto di Antonio Lippolis suddivisi per argomento in quindici capitoli.

Nel corso della presentazione ospitata il 9 ottobre nel Chiostro del Comune, tanti amici e conoscenti hanno accolto con affetto il sacerdote di cui tutti ricordano ed apprezzano la disponibilità, il venire incontro, la lucida capacità di analisi in ogni contesto.

Ad organizzare l’evento Giulia Cantore e alcuni amici di sempre: Nicola Romanelli, Saverio Resta, Antonio Lippolis e Vincenzo Capozzi.

filippo donvito don carmineDopo il saluto istituzionale dell’assessore Filippo Donvito, il quale ha sottolineato l’impegno dei due gioiesi cui è dedicata l’opera e le affinità tra Sport, Comunicazione e Politica intesi come servizio alla città, prende la parola Nicola Romanelli.

Parte dall’ultima pagina, quella in cui don Carmine sogna una città “piena di vita che incanta per il suo tacito e silenzioso ritmo di laboriosità” in apparente contraddizione con quella attuale, rumorosa, caotica, indifferente…

Una città “dove l’esercizio del potere è visto come servizio verso tutti i cittadini, soprattutto verso i poveri, i deboli, gli anziani e gli ultimi, dove ogni nicola romanelli don carminepersona, oltre il bene personale e familiare promuove anche il bene comune, senza lasciarsi coinvolgere nelle divisioni causate dagli antagonismi e dalle ideologie di partito…”.

“Don Carmine dedica il suo libro ai cittadini innamorati della città ed esorta i governanti a costruire il bene comune. Il risveglio della città – sostiene Nicola Romanelli -, rimanda ad una società dormiente, in cui si è persa la profezia della parola, un richiamo alle responsabilità rivolto anche alle parrocchie. Il fil rouge che mette insieme tutte le pagine è il servizio verso i poveri, la speranza per i giovani di vivere in una città a misura d’uomo attraverso la Fede e don Carmine mariluna barbera don carminenelle vesti di osservatore ancor prima che da “pensatore”, ci suggerisce il percorso da intraprendere perché la nostra città torni a farci innamorare di lei.”

Nel capitolo dedicato alla politica e all’azione sociale don Carmine non esita ad esortare affinché “la saggezza etica e cristiana sia la bussola che orienti i governanti ad impiantare una politica fondata sui principi della legge naturale e morale”, denunciando “chi governa preoccupato soltanto di creare una rete di alleanze per mantenersi al potere, trasformando la politica in uno scambio di favori.”

don carmine pubblico3Per Mariluna Barbera, figlia del compianto Nicola, nelle parole di don Carmine rivivono alcuni principi della Costituzione.

“Nella parte centrale dell’opera c’è un richiamo a Matteo: “Non siamo nati per essere serviti ma per servire”, questo principio è nel 2° comma dell’articolo 4 della Costituzione. Questo è tanto più vero nel principio di uguaglianza, se non si è condizionati da un carattere clientelare di dipendenza. Se si divide il suo libro per argomenti, si scopre un programma politico attuabile. Il merito non basta, il rapporto tra classe politica e cittadinanza passa attraverso la mitizzazione del consenso, il clientelismo è sì consenso, ma un consenso malato. Lo scollamento tra società e politica si don carmine pubblico1averifica nel momento in cui il principio di rappresentanza è tradito. Il linguaggio, la comunicazione sono legati alla politica e la sfera pubblica dovrebbe far luce e non usare un linguaggio ambiguo e oscuro per tenere nascoste le strategie del potere. Se il confronto si sviluppa nella piazza, in modo costante, non si arriva al voto impreparati e diventa difficile far implodere i pacchetti di voti.”

Al cittadino spesso non sono fornite tutte le informazioni giuste – sostiene Mariluna -, ed il politico è il ripensamento per entrare nel palazzo e trovare soluzioni a problemi pratici che si possono raggiungere senza dover chiedere favori attraverso la mediazione della politica, ma rivolgendosi all’ufficio competente. La mediazione che chiediamo non è questa, ma la soluzione don carmine mosca2a problemi collettivi nel rispetto delle regole, che invece vengono viste come un ostacolo al raggiungimento di propri obiettivi non finalizzati al bene comune. Don Carmine nelle sue riflessioni sottolinea quanto l’etica sia una importante pre-condizione. Non dobbiamo scegliere tra corrotti e meno corrotti, l’etica viene prima della legge e dei giudici. In questi 20 anni c’è stata una metamorfosi, un condizionamento dettato dalla classe politica che ci ha governato e che rispecchia gli elettori, ma il 53% del popolo non ha alcuna fiducia in chi ci governa, non si rispecchia in questa politica ed è a loro che si rivolge don Carmine, invitando al risveglio, a mettersi in gioco, a sperare…”.

antonio lippolisBerto Fagiolino legge una breve biografia su Nicola Barbera, Antonio Arcano è rievocato dalla dolce voce di Annamaria Ferrara, quindi la parola passa ad Antonio Lippolis.

Per lui la visione della città non può essere sintetizzata in poche righe, da ogni argomento scaturiscono spunti di riflessione.

“Ci vorrebbe una conferenza solo per parlare di questo argomento, cultura è informazione in un’ottica non scontata, è sinonimo di solidarietà. Quella attuale ci porta indietro in quanto “acculturamento” che non vede la partecipazione attiva del soggetto. Nella pratica dell’inculturamento c’è invece un dantonio restaialogo continuo che arricchisce chi riceve e chi dà. La cultura è patrimonio della città, è ascolto…”.

Saverio Resta sottolinea come don Carmine “con il suo fare lunatico” sia riuscito a fotografare con precisione, a chilometri di distanza, la realtà gioiese.

Mi è stato chiesto di parlare di sport, forse perché ho fatto incursioni in più società sportive… Dedichiamo alla catechesi, alla messa non più di due ore la settimana, allo sport se ne dedicano molte di più. Le palestre, gli oratori sono luoghi privilegiati per formare la persona. Lancio però una provocazione: in ogni regolamento sportivo troviamo un articolo: “L’atleta può praticare uno sport in tutte le sue specialità con obbligo del tesseramento e divieto di praticare lo vincenzo capozzistesso sport all’interno di altre associazioni.” Dobbiamo riappropriarci degli spazi educativi che formano i nostri figli ai valori sbagliati dell’individualismo e della competizione esasperata. Quel che è fuori viaggia in tutt’altro senso…”

Vincenzo Capozzi sottolinea l’importanza del senso di comunità e di responsabilità nei confronti dell’ambiente, del rispetto della natura, della condivisione dei suoi beni primari quali l’acqua, oggetto del contendere in conflitti mondiali e sempre più preziosa, invitando al ricorso a pratiche solidali per contrastare egoismo e individualismo. Don Carmine dedica ampio spazio a questi argomenti nel suo libro.

don carmine moscaLa natura è sacra – scrive don Carmine -, è necessario creare politiche ambientali… amministrare le risorse naturali e umane in maniera responsabile, consapevoli che le nostre azioni condizionano l’ambiente.

Dal pubblico un unico intervento, quello di Gianni Fraccalvieri che torna a parlare di valori sportivi sempre meno presenti, oscurati dalla fama e dal denaro che girano intorno allo sport, prezioso strumento educativo sempre più mercificato.

Don Carmine con un istintivo e musicale accento portoghese non ricercato, ricorda a tutti che la città è qualcdon carmine pubblicoosa di più di un rapporto con le istituzioni, ha al suo centro l’uomo ed è resa più ricca dalla serietà e dall’onestà. Il cittadino vive il dilemma del conflitto tra cooperazione e crescita personale. Quando crea un ambiente morale in cui si sente a suo agio, senza sotterfugi amministrativi, la qualità della sua vita migliora.

Del Brasile descrive una mobilità confusa, una realtà in continuo divenire.

Oggi ci sono mense per poveri dove si può vincere la fame, ma mancano l’assistenza sanitaria, le scuole… Senza cultura non c’è né sviluppo, né crescita, una città senza cultdon carmine libro chistroura non ha futuro…”

La città non sono io, non sei tu… siamo noi – conclude don Carmine -, compete a noi farla crescere. Senza l’uomo la politica non è sociale ma ideologica e lobbysta. Occorre lottare per scelte politiche che privilegiano il “noi”, crescere insieme nell’uguaglianza, altrimenti si vive nel caos sociale. Babilonia è il simbolo della città del male, della immoralità, del disprezzo di Dio e del prossimo. La mia città, invece, aspira alla gloria di Dio!”

Scatti fotografici a cura di Mario Di Giuseppe che Don Carmine, ne siamo sicuri, potrà apprezzare anche se a distanza di migliaia di chilometri.

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