VISITILLI: “EDUCARE ANCHE ALLA VITA, ALLA FELICITÁ”-foto
Gremita di studenti l’aula magna del liceo classico “P.V. Marone” nel pomeriggio del 23 ottobre, in occasione della presentazione del libro di Giancarlo Visitilli “E la felicità, prof?” – edito Einaudi.
Docente di lettere, giornalista per “La Repubblica” ed educatore presso la cooperativa sociale “I bambini di Truffaut”, Visitilli passa al vaglio novecento storie “difficili” raccontate sulla sua rubrica “In cattedra”, ne seleziona ventinove e le raccoglie in un libro. Sono storie di ragazzi troppo presto messi alla prova dalla vita, la cui esistenza ha incrociato quella del giornalista negli anni in cui è stato il loro docente.
A far da sfondo, il contesto di una scuola precaria, ingessata in schematismi che vedono nel voto la principale modalità di valutazione di uno studente, vittima di una miopia che non le permette di guardare al di là della meccanica ripartizione in materie del sapere. Una scuola che insegna la letteratura, la matematica, la storia e quant’altro, ma la felicità? Cos’è la felicità? Dov’è la felicità quando, prossimi alla maturità, si scopre una gravidanza indesiderata? O quando si è assistito al
suicidio del proprio padre? O quando si vive l’incubo dell’anoressia?
Visitilli ascolta le storie dei suoi allievi, partecipe delle loro angosce ma anche delle loro gioie, restituendo la voce a ragazzi che dalla scuola si aspettano di essere ascoltati. “Sono ragazzi che chiedono non lezioni, ma soluzioni”, sostiene la prof.ssa Grazia Procino introducendo l’autore.
Nell’ascoltarli, nel confrontarsi con loro sulla visione di un film o sulla lettura di un romanzo, Visitilli scardina il rapporto tradizionalmente gerarchico che attribuisce al docente il compito esclusivo di valutare le prestazioni del discente e riflette sulla futile separazione fra la vita del professore e quella dell’allievo.
Emerge quindi l’esigenza di rinnovare una scuola troppo spesso bistrattata da Riforme che poco le hanno giovato negli ultimi anni, lasciandola intrappolata nelle sue contraddizioni. Perché non ha senso celebrare la Giornata della Memoria se non si è in grado di insegnare ai ragazzi il rispetto per l’altro, lasciando che la scuola diventi sede di violenti comportamenti omofobi.
Il libro parla anche di questo, dell’identità sessuale che insegnanti e allievi sono spesso costretti a soffocare per essere accettati. Visitilli promuove l’idea di una scuola in cui la cultura sia veicolata non solo dalle classiche “materie”, ma anche da esperienze di vita condivise con i ragazzi, che non sono pezzi di una qualunque catena di montaggio da accogliere, manipolare e avviare alla prossima fase del processo, ma persone da educare alla maturità e alla vita. E, perché no, alla felicità.