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RIORDINO URBANO: SCONTRO FRA TECNICI E POLITICI-foto

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ardillo riordinoA voler andare in estrema sintesi, nell’incontro del 9 novembre sul “Riordino Urbano” sono stati focalizzati alcuni dei problemi del disordine urbanistico, si è tentato di giustificare le scelte edilizie in zone F su cui – a detta del sindaco Sergio Povia – “si sono espresse in maniera coerente le ultime tre Amministrazioni”, dando origine a contenziosi milionari che solo il ricorso a perequazioni potrà sanare e promossa l’urgenza di una rivisitazione epocale del Piano regolatore, sottolineando che molti dei servizi futuri saranno gestiti anche nelle strutture pubbliche da privati, non essendoci possibilità di indire concorsi o procedere con assunzioni dei profili necessari.

Una soluzione “tecnica”, quella delle perequazioni, condivisa da quasi tutti gli addetti ai lavori, un po’ meno dagli esponenti del mondo politico. Si è registrata, inoltre, una scarsissima presenza di cittadini.

riordino pubblicoLa più giovane dei “tecnici”, l’architetto Daniela De Mattia, ha ben colto le motivazioni di questa “assenza” esposte nell’incontro e in un articolo pubblicato sul sito http://www.prodigiopergioia.it/2012/11/riordino-urbano/.

Non si dovrebbe chiamare la cittadinanza, spesso con pochissimo preavviso, a pronunciarsi su questioni tecnico-progettuali complesse, senza prima averla informata e formata. Servirebbe, anche in questo caso, una visione di largo respiro, che inserisca la partecipazione della cittadinanza in un sistema di comunicazione sui temi della città, e non solo su proposte mirate e precostituite, in modo da costruire una partecipazione consapevole.”

riordino pubblico2Né i pochi cittadini tra i presenti potrebbero fare testo, essendo a vario titolo “interessati” all’argomento in quanto proprietari di terreni situati nelle famigerate zone F o imprenditori edili.

Nel Piano regolatore di cui Gioia si dotò 40 anni fa – “punto d’orgoglio” che rese armonico lo sviluppo di Gioia, a detta dell’ingegner Nicola Romanoun pennarello nero delimitò il confine tra le zone destinate a servizi, oggi oggetto del contendere (o del contenzioso), e quelle edificabili, determinando le sorti economiche e sociali dei proprietari, come precisato dall’ingegner Vito Ludovico.

Emblematica la posizione delle sedie disposte in quadranti con un inquietante effetto “arena” all’interiordino pubblico3rno di un Chiostro raggelato dalle continue aperture e chiusure della porta in vetro.

Disposizione che – per quanto in linea con un virtuale Hide Park o indicata nel corso di uno spettacolo di danza -, ha reso visibile ed evidente la netta divisione tra i presenti, invitati da Povia a trovare soluzioni condivise e sedersi intorno al tavolo per “raccordarsi” e rischiato di cagionare un bel torcicollo al primo cittadino, costretto a volgere continuamente il capo a destra per quasi due ore.

Dopo l’introduzione del sindaco – emblematica la sua solitudine nel quadrante desolatamente vuoto se non per la presenza del geometra Ardillo – invitati da quest’ultimo si sono avvicendati al microfono ingegneri e politici per dare il loro contributo alla discussione.

romano 2 riordinoL’ingegner Nicola Romano sottolinea che molto è cambiato in questi 40 anni, rimandando ad una analisi sulle criticità del Piano regolatore effettuata dall’ingegner Mauro Mastrovito, per altro assente e in questi giorni intento a progettare per la piattaforma logistica.

Si è anche tentato di progettare nel rispetto delle leggi, confidando che le autorizzazioni rilasciate dal Comune ne fossero garanzia. Oggi – conclude Romano – occorre ristrutturare l’esistente. Come in precedenza sostenuto da Povia si è costruito troppo, penalizzando gli immobili del centro storico abbandonato, con case inagibili e lasciato agli extracomunitari.”

L’ingegner Vito Ludovico sottolinea la bontà del Piano regolatore, ottimo per l’epoca in cui fu concepito, inadeguato per le necessità dell’attuale ludovico riordinopopolazione. Contesta chi accusa che Gioia sia stata soffocata dal cemento.

“Si è costruito quel che si poteva costruire. Le uniche varianti approvate in questi cinque anni – ribadisce Ludovico – riguardano le attività produttive per l’espansione delle aziende Ve.Ba.D e Gallo. Qualcosa poteva esser fatto meglio, ponendo più attenzione, ad esempio, al riguardo del flusso delle acque meteoriche o allo sviluppo della viabilità. Contesto l’affermazione che ci siano più abitazioni che abitanti. L’espansione edilizia ha portato allo svuotamento del centro storico e per molti cittadini passare da una casa arcura e camerino ad un appartamento, alloggio più confortevole, ha rappresentato una gratificazione sociale. Rispetto alle problematiche legate alla Coop e ad altre costruzioni edificate in zone F, si può ricorrere allo strumento delle perequazioni. Invito al rispetto delle scelte riordino pubblico4che fa una Amministrazione che punta allo sviluppo economico del territorio. Caso Coop: è facile condannare l’operato di chi ha causato il danno. Ma qual è il compito di un amministratore accorto? Trovare tra le norme la possibilità di farla venire, o ci si attrezzava in tempi brevi o si davano risposte diverse. Chi ha operato ha fatto riferimento ad altre sentenze, puntando alla possibilità di godere di una opportunità. Tutti dovrebbero responsabilmente collaborare alla ricerca di soluzioni.”

A questo proposito, fuori microfono, c’è chi la pensa diversamente. Contestate le strade dei quartieri sorti nelle periferie, definite troppo strette per gli standard attuali, ed anche la decisione di portare la Coop in zone F, tenendo conto che la costruzione che la ospita poteva tranquillamente essere edificata in zona idonea, evitando ogni de mattia riordinocontenzioso e dando comunque lavoro alle 50 famiglie e servizi alla città.

Il sospetto che si sia voluto “agevolare” i proprietari dei terreni penalizzati da quell’infausto tratto di pennarello quaranta anni prima, in paziente attesa di un nuovo Piano Regolatore o di varianti operate da amministrazioni compiacenti, assume consistenza, lasciando dietro di sé un’eco di disappunto.

Daniela De Mattia, giovane architetto e ricercatrice post dottorato presso la facoltà di Architettura di Bari, non ha dubbi: per poter programmare, elaborare e realizzare un progetto urbano o architettonico, sono indispensabili due requisiti: la conoscenza dello stato dei luoghi e la de mattia riordino2capacità di “pre-visione”.

“Avere in mente una visione a lungo termine di Gioia del Colle, da qui al 2030 – dichiara la De Mattia -, dovrebbe essere una condizione fondamentale e culturale per gestire in maniera adeguata e consapevole gli strumenti urbanistici attuali. Solo una corretta programmazione pluriennale permette oggi ad una Amministrazione di attrarre sistemi di finanziamento europei o nazionali e agevolare progetti strutturati, innovativi, con partenariati virtuosi e partecipazione a network internazionali.”

“Un altro requisito indispensabile è la conoscenza del territorio attraverso la misurazione, il rilievo e la mappatura dettagliata del patrimonio edilizio de mattia 2 riordinoe degli spazi urbani esistenti. Senza questa documentazione, come valutare l’esistente, il suo valore e le ipotesi plausibili per una sua eventuale riqualificazione? Inoltre, per poter avviare progetti di ristrutturazione o riqualificazione delle architetture già esistenti, è necessario produrne disegni accurati e recuperare la memoria storica collettiva. La tutela del tessuto edilizio del centro storico è legata alla sua storia. Non va prestata attenzione solo alle facciate – continua la De Mattia -, occorre dotarsi di un Piano comunale strategico che regolamenti le altezze complessive e le coperture, verifichi gli impianti, i sistemi di smaltimento delle acque piovane, sostenendo quegli interventi che contribuiscono al miglioramento della qualità della vita e della fruizione dello spazio urbano.”

pierino ing.milanoEffetto collaterale di questo “innesco” di processi di riqualificazione e di fruizione del centro storico, il conseguente e scontato incremento del valore immobiliare.

“E questo – conclude l’architetto – partendo dalla conoscenza dei luoghi, dalla valorizzazione dell’esistente e dalla progettazione e dal potenziamento della sostenibilità ambientale e della mobilità.”

Più filologico l’approccio dell’ingegner Pietro Milano che si sofferma sulla parola “riordino”.

Il riordino di una città presuppone che sia disordinata. Un tempo per approvare un piano regolatore, bisognava mandare a casa il Consiglio, riordino fine seratadove era scontato che tutti avessero un forte interesse. La Lombardia ha allargato la definizione di aree e servizi, ovvero delle urbanizzazioni secondarie destinate alle pubbliche amministrazioni. Abbiamo impiegato molti anni per convincerci che si poteva intervenire privatamente con destinazione d’uso. Eppure tutte le amministrazioni e l’intera città non hanno mai affrontato il problema di queste aree. Chi le ha utilizzate ha costruito versando al Comune oneri concessori senza piani di servizi. Modificare il concetto che ha portato a quello stato urbanistico è possibile con lo strumento delle perequazioni, perché così si individuano dei comparti per sanare le destinazioni improprie di quelle aree a servizi. Se vi è stato costruito un centro commerciale, quella percentuale di area destinata a servizi la reinseriamo in un nuovo Piano regolatore. Dobbiamo parlare di riordino della città, di cosa vogliamo costruire o di cosa abbattere? Il nuovo strumento urbanistico va elaborato con il consenso di tutti i cittadini e il mastrangelo jhonny urbanisticacoinvolgimento reale dei professionisti di Gioia che non hanno meno competenze dei professionisti esterni e che conoscono meglio il territorio. Se non teniamo conto delle esigenze di chi vuole investire, se non ci sono privati, possiamo parlarne per ore, ma dove andiamo? Ci sono due strade per realizzare i servizi che la pubblica amministrazione andrà a individuare, la prima è individuare un nuovo strumento urbanistico, la seconda individuare comparti di perequazione urbanistica. E questo attraverso il PUG oppure con i piani di recupero urbano, tema frettolosamente affrontato dalla precedente Amministrazione in vista della scadenza ma che oggi si potrebbe riprendere. Dove è scritto che non se ne può discutere?”

Di taglio prettamente politico intervento del consigliere Johnny Mastrangelo.

colacicco  riordino1“Il Comune per il tessuto urbano che ha non può non essere dotato di un ufficio urbanistico. Lavori pubblici e Urbanistica vanno divisi anche come dirigenza. L’ufficio urbanistico ha funzioni di controllo degli interventi fatti e sappiamo bene che nell’edilizia urbana si applicano diversi pesi e misure, la legge non viene applicata per tutti nello stesso modo. Il piano dei servizi va valutato… In assenza di finanziamenti, i grandi interventi della pubblica amministrazione sono sempre più rari. Riguardo le zone F, c’è una volontà non tesa al giustizialismo, ma al rispetto delle norme. Laddove si è sbagliato bisogna mettere un punto fermo. Come risolvere il problema? Rivolgendosi alla Provincia e alla Regione.”

Donato Colacicco provoca l’uditorio invitando il sindaco a vietare l’ingresso, nel prossimo incontro, agli over 40, nei quali include sé stesso, avendo compiuto 41 anni.

colacicco riordino2Non ho sentito niente che riguardi la visione della città. Cercare di costruire ancora e fare perequazioni non è la strada per tracciare il futuro dei nostri figli. Spostiamo il paletto dei problemi di qualche anno… tra 20, 30 anni cosa ci sarà? Si è parlato di sviluppo armonico… non ho trovato nulla di armonico nei palazzi costruiti dopo il casello autostradale in via Santeramo, dove bisognerà portare i servizi. L’ingegner Romano ha detto che dobbiamo essere scaltri nel fare le cose… dobbiamo essere capaci di fare le cose. E’ questa incapacità che ha portato al caso Coop. Io non ci sto. Vorrei che qualcuno si assumesse le responsabilità degli errori commessi. Chi non è capace si faccia da parte, questo è il buonsenso del buon padre di famiglia. Va cercata una condizione condivisa sullo sviluppo della città. Abbiamo parlato di cementificazione, di sviluppo della città che non è stata posta al riparo dalle acque reflue. Se alla fine di questo percorso dobbiamo trovare una soluzione per costruire con le perequazioni, non prendiamoci in giro con l’urbaangelillo riordinonistica partecipata che partecipata non è.”

Per l’architetto Vito Angelillo c’è la volontà di rimettere ordine in un tessuto urbano che non l’ha più.

“In questa città, in questo contenitore urbano ci sono uomini e cose. L’urbanistica non è un fatto tecnico – afferma Angelillo – , è una precisa volontà politica che fa sì che si creino le città con una immagine diversa. Lo standard minimo inderogabile per abitante è di 18 metri quadri. Prima di un nuovo Piano regolatore ci vuole l’analisi del tessuto urbano, è inutile parlare di perequazioni, prima di entrare nei dettagli guardiamo al generale, all’analisi urbana. La città appartiene a tutti. Dobbiamo lasciare degradare una zona culturale come il centro storico? Sarà ancora più importante quando ci sarà una città rivissuta e rivista. Il centro storico ha valore e andrebbe rivitalizzato con il turismo edilizio. Gli alloggi sono profondi anche 12 metri, non è vero che non sono adeguati alle esigenze attuali. Le zone F sono cerniere povia riordinoche tengono in contatto la città, facciamo lì i servizi, pensiamole in modo diverso… Una città sostenibile dovrebbe dotarsi di un sistema di trasporti, di parcheggi anche sotterranei. Lasciamo al privato la possibilità di intervenire, sintesi privata e regime del pubblico. L’urbanistica è una cosa seria, da essa dipende la qualità del futuro di una città… Senza analisi non c’è progettazione, la città deve essere sognata dai cittadini che devono poter esprimere i loro bisogni.

Povia nella triplice veste di sindaco con delega all’Urbanistica e ai Lavori pubblici risponde a Mastrangelo di aver già pensato allo sdoppiamento dell’ufficio per creare quello urbanistico, quindi torna sul tema servizi.

“Si discute di servizi, ma quali sono? Non ci sono risorse né condizioni perché si debbano costruire scuole, chiese, osppovia riordino2edali. Anche volendo costruire asili nido, non abbiamo personale per gestire strutture pubbliche. Questo si verificherà anche per il casino Palmentullo, che necessariamente sarà affidato a privati. Non possiamo assumere nessuno! Piano servizi, sono d’accordo ma con quali fondi? La Corte costituzionale dice che se non paghi l’indennizzo non puoi creare vincoli. Qual è la necessità del territorio? Fatemi capire, a quali servizi si fa riferimento? Forse a un palazzetto del ghiaccio? Tutto è in esubero, anche le scuole. Servizi non ce ne sono, a meno che non li si intenda nel senso più flessibile di centri commerciali, cinema… Il dottore che ha lo studio in un appartamento in pieno centro può spostarsi in aree di servizio in zone F e questo a vantaggio di tutta la comunità, lo abbiamo già fatto per gli uffici dell’Acquedotto restituendo appartamenti ai cittadini! Devono emergere i bisogni della città! Gioia è una delle città più patrimonializzate della Provincia, siamo in attesa di fondi per palazzo Serino e la Distilleria. Vicenda Coop: nel dubbio di aver sbagliato, in 12 anni 50 famiglie hanno avuto redditi.”

gioia-panoramica-aereaQuindi ha parlato di smart city, di credibilità urbanistica, di vivibilità. Ha affermato che la zona artigianale ha esaurito i suoli, che negli anni ’60 il 32% della popolazione era dedito al settore primario, il 30% lavorava nelle industrie e il 22% offriva servizi. Oggi le percentuali sono 5%, 11% e 66%.

“Questo – incalza con enfasi il primo cittadino – vorrà pur dire qualcosa! E’cambiato l’assetto del territorio e le sue necessità. Non illudiamoci, il costruito non è operazione di marketing, un lifting di natura culturale. Abbiamo sbagliato? Non possiamo buttare l’acqua sporca insieme al bambino!”

Conforterebbe non poco i cittadini gioiesi, l’adozione di una opportuna profilassi nei futuri “concepimenti” urbanistici, prestando attenzione a non mettere al mondo “ecomostri” o “abortire” insostenibili contenziosi. E l’unica prevenzione è il rispetto delle norme.

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