GREMITO CONVEGNO “PREVENZIONE TUMORE SENO”
“Prevenzione del tumore al seno: attualità e prospettive”: questo il tema trattato dal prof. Vincenzo Lattanzio – direttore del Servizio Autonomo di Radiologia ad Indirizzo Senologico del policlinico di Bari – durante il convegno tenutosi sabato, 10 novembre, al liceo classico “P.V. Marone”, organizzato dall’associazione “Il Faro”.
Introdotto dal presidente Vincenzo Lamanna e dalla socia e amica Maria Teresa Tracquilio, il prof. Lattanzio ha fornito un puntuale resoconto sulle modalità della diagnostica senologica, tenendo a sottolineare l’importanza della diagnosi preventiva nel debellare una patologia che colpisce una donna su nove ogni anno. A fronte di un’incidenza molto elevata, si colloca un sempre minor tasso di mortalità, grazie ai sofisticati mezzi a disposizione dei medici radiologi per fare la miglior prevenzione possibile.
La mammografia, prima analogica e poi digitale, ha rivoluzionato il modo di diagnosticare e di curare il cancro, poiché permette uno studio accurato della mammella. Fondamentale nella diagnosi preventiva di carcinoma, presenta tuttavia una percentuale di fallibilità, per cui si consiglia di ripetere l’esame annualmente al di sopra dei quarant’anni. Sotto questa soglia, nello specifico dai trenta ai trentanove anni, è sufficiente eseguire periodicamente un’ecografia. Eventuali indagini di approfondimento possono comprendere la risonanza magnetica o l’agoaspirazione di noduli mammari, con esame citologico del prelievo.
Le donne possono decidere volontariamente di sottoporsi all’esame clinico strumentale, svolgendo in un’unica seduta la visita senologica, l’ecografia e la mammografia, o aderire allo screening promosso dalla A.S.L di riferimento, che periodicamente le invita ad effettuare una mammografia e, qualora si rivelassero necessari, le indirizza ai successivi approfondimenti e trattamenti.
“Lo screening”, sostiene Lattanzio, “pur avendo l’indubbio merito di aver fatto capire alle donne l’importanza della prevenzione, appare ormai uno strumento superato”. I controlli “a tappe”, infatti, allungano i tempi di una diagnosi la cui tempestività è decisiva. Paradossalmente, inoltre, restano fuori dallo screening le donne dai quaranta ai quarantanove anni ed è proprio questa la fascia d’età in cui si concentra ben il 30% delle diagnosi di tumore.
Infine, circa un terzo delle donne invitate dalle A.S.L. a sottoporsi ai controlli, non aderisce all’iniziativa. Il che significa che si sta continuando a finanziare uno strumento che va interamente ripensato.
Richiamando l’attenzione sui dati pugliesi, Lattanzio evidenzia la discrepanza fra il numero delle donne comprese nella fascia d’età da sottoporre a regolari controlli – più di settecentomila – e il numero dei medici radiologi a loro disposizione – appena novantadue. Conclude affermando che accogliere le pazienti in strutture efficienti e mettere a loro disposizione le proprie competenze e la propria umanità è un dovere morale.
Il disagio psicologico provocato da una diagnosi di carcinoma alla mammella, infatti, può essere particolarmente notevole, sia perché questo male è quasi sempre asintomatico, quindi la diagnosi può arrivare inaspettata – di qui l’importanza di sottoporsi regolarmente ai controlli, anche se in assenza di sintomi – sia perché interessa una parte del corpo fondamentale nella definizione dell’identità della donna, perché emblema della femminilità, della sessualità e della maternità.
Scatti fotografici a cura Mario Di Giuseppe.