NINNÍ, AMICO E CANTORE DALLA GRANDE UMANITÁ
Ieri è scomparso Ninnì Flavio, per i gioiesi una vera istituzione, storico parrucchiere di infinita esperienza, per diletto menestrello e cantore della tradizione, innamorato del vernacolo gioiese.
A seguito di una banale caduta e della conseguente frattura di un braccio, Ninnì da alcuni mesi era bloccato in casa. Inizialmente sembrava essersi ripreso, poi una serie di complicanze, problemi cardiaci e da ultimo un blocco renale lo hanno portato a questo tragico epilogo.
Ninnì con i figli e la moglie Ninetta ha creato bellezza acconciando, tagliando, tingendo le capigliature di generazioni di donne gioiesi e dei paesi limitrofi. Era davvero bravo nel suo lavoro.
E nel poco tempo libero, come nella migliore tradizione degli artigiani del suo settore, si dedicava al canto, a serenate e musica.
Lo abbiamo incontrato nel 2010 con i Lariulà, tra le mani un tamburello e tanta allegria in occasione della Fiera tenutasi presso la Distilleria Cassano, ed ancora a cantare in onore dei “Nobili decaduti” per festeggiare gli zampini in una ventosa serata estiva del 2011.
Nel pomeriggio di oggi, presso la Parrocchia di San Vito, l’ultimo saluto.
Di seguito alcuni ricordi di Marisa D’Elia, sua amica da sempre.
“Un uomo, carismatico, affettuoso, sempre con il sorriso sulle labbra […]. Per tutti una battuta, un sorriso, una stornello. Con la sua batteria e tamburello, insieme al suo fedele amico, artista della fisarmonica, Donato Pavoncelli ed altri artisti ha fatto serenate, recitato scenette comiche, (sempre in vernacolo gioiese), partecipato a gare canore, vincendo una volta il “Cuoricino d’oro”.
Partecipò anche a “Cantano pure loro” ideato da Vito e Franco Marvulli, con Valerio Tango. Cantavo anch’io, insieme a Franco Iacobellis e Nico Redavid mentre Pippuccio Montenegro, si spellava le mani, battendole forte, seduto in platea […]. Poi vennero alla luce le radio locali. Io e Ninnì, facevamo parte del cast di “Gioia Radio Uno” di Dino Cardetta. Io seguivo il programma il sabato mattina e Ninnì la domenica. Ci ascoltavano in tanti anche dai paesi limitrofi. Quante telefonate! Quanti complimenti! Ma soprattutto risate a crepapelle. Del cast della radio faceva parte anche l’amico Donato Stoppini (l’amico della notte) ed altri. Un antico piano terra ci trovava riuniti a preparare canzoni, musiche, scenette. Come non ricordare le nostre scenette: “Ceccola e la dottoressa Sputarelli”! Ninnì recitava sempre in dialetto gioiese, a volte non riuscivo a parlare, era tanto il ridere che mi venivano le lacrime agli occhi. Mentre scrivo, non riesco a trattenere le lacrime. Non
mi sembra vero che lui non ci sia più. Sul palco, quando parlava alle persone che lo apprezzavano tanto, non finiva mai di raccontare i tempi della povertà, del bagno di casa, in un epoca lontana. Si rivolgeva alle donne e diceva, sempre in dialetto: “Io non capisco, prima tutte le donne erano brutte, avevano i baffi, ora le vedi tutte belle, col rossetto, con i capelli arricciati, madò, come sono cambiati i tempi”.
“Io sono famoso – amava ricordare – sapete perché? La buon’anima di mio padre faceva il sacrestano alla Chiesa Madre. Una mattina entrai in chiesa per salutarlo, quando mi vide il pittore che stava dipingendo alcune figure, dietro la fonte battesimale, notandomi, esclamò: ‘Che bel bambino, tu sarai un angioletto, vieni qua che ti ritraggo’”.
“Infatti soffermandoci a guardare il dipinto posto dietro la fonte battesimale, sul lato sinistro, dove finisce la pittura, vediamo un angioletto biondo, quello è Ninnì”.
“Negli ultimi mesi, quando ancora era in buona salute, costruiva tutti gli oggetti più strani, in miniatura: poltroncine, divanetti, botti, casette, tavoli, bracieri, ecc. Alcuni di questi artistici oggetti li poneva nel grande presepe che faceva a Natale, con le fontanine, le casette, i lattai, i pastori accanto al fuoco. Erano i personaggi di un tempo, artigiani, venditori ambulanti, imitava con grande maestria il loro richiamo, quando giravano per le strade del paese! Anche quest’anno il presepe è stato costruito, anche se non con la stessa maestria di Ninnì. Ora il negozio è chiuso, spente sono le luci del presepe e la radio, le forbici per tagliare i capelli, le tinture, le spazzole dimenticate sulle specchiere. E’ sceso il silenzio. Tutto il vicinato e Piazza XX Settembre piange l’uomo dall’eterno sorriso, le case il giardino con la fontana, le stradine dei borghi, fino alla Parrocchia di S. Vito tutto si fa più triste […].”