LA NUOVA SFIDA DELL’UOMO, “VIVERE NELLO SPAZIO”
“Vivere nello spazio – Abitare, curarsi, interagire” questo il titolo del convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Ufficiali Aeronautica (A.N.U.A.) sezione di Taranto “Gen. Pil. Vincenzo Gasparini” il 23 novembre presso l’Aeroporto “L. Bologna” di Taranto, incontro cui è stato invitato a relazionare il Magg. Giovanni Rossini, 34enne ingegnere aerospaziale nonché Capo Sezione Controllo Qualità del 936° Gruppo presso il 36° Stormo di Gioia del Colle.
Il Maggiore – accompagnato per l’occasione dal Comandante del 36° Stormo, il Col. Pil. Vito Cracas -, ha relazionato su “Abitare nello spazio”.
Dopo il saluto del dottor Aldo Marturano, già Maggiore e Giudice tributario nonché presidente dell’associazione e del Gen. Mario Majorani, Presidente Nazionale della A.N.U.A, il Br. Gen. Michele Losito ha introdotto gli interventi moderati dal Professor Enzo Maraglino.
Tra i prestigiosi ospiti anche il professor Mario Imperatrice, biologo di chiara fama che ha relazionato su “Interagire nello spazio”, il professor Fabio Pierri Pepe con “Curarsi nello spazio” ed il Tenente Col. Francesco Torchia, che ha portato la sua “Esperienza dal vivo”.
La conferenza è stata molto apprezzata da un uditorio esigente ed attento sia per l’organizzazione che per l’alta qualità dei relatori.
“Gli aspetti di interazione tra uomo e spazio – ha dichiarato il professor Mario Imperatrice nel suo intervento “Interagire nello spazio” – devono partire dalle nostre origini e dal capire come l’ecosistema terra abbia condizionato l’uomo alla segregazione sul suo pianeta”.
Sin dalla teoria evoluzionista di Darwin si è cercato di ricostruire la linea evolutiva che porta all’uomo. La ricerca paleontologica è in evoluzione e non si esclude che nuove scoperte possano portare alla formulazione di diverse teorie. Dall’evoluzione paleontologica dell’uomo si comprende come la specie uomo sia collegata, insieme alle altre, all’ambiente in cui esso vive. La molecola chiamata DNA a forma di doppia elica porta infatti con sé l’informazione genetica e la storia della stessa comparsa dell’uomo sulla terra.
“Nella casualità della combinazione genetica (crossing-over) – conclude il professore – risiede il segreto della variabilità della specie e del suo adattamento all’ambiente circostante. La nuova sfida dell’uomo nello spazio porterà un incisivo cambiamento nella condizione della specie uomo”.
“L’evoluzione dell’uomo identificata nella curiosità di uscire dai confini del Pianeta Terra – per Giovanni Rossini – ha consentito di sviluppare a partire già dagli anni ‘50 la crescita tecnologica e la voglia di sperimentare la vita fuori dall’ecosistema”.
“Tale evoluzione ha perciò identificato il concetto di abitare trasformandolo in quello che oggi identifichiamo come la navicella. Cos’è la navicella, quali sono oggi le navicelle presenti e quali scopi hanno, qual è la struttura di una navicella ma soprattutto come si vive all’interno di una navicella, ovvero come le funzioni vitali oggi diventano sempre più adattabili alle reali esigenze dell’uomo. Una crescita tecnologica esponenziale in continuo divenire non solo nell’ambito degli specifici settori della navicella, ma anche e soprattutto nell’ambito dei progetti, delle idee, delle economie spaziali.”
Il suo intervento ha rievocato i fasti di “Serata delle stelle”, incontro che nel 2009 vide ospite del 36° Stormo l’astronauta Roberto Vittori.
Infine il dottor Fabio Pierri Pepe ha raccontato che vivere nella navicella significa anche affrontare la quotidianità che deve, a sua volta, confrontarsi con un perfetto stato di salute. Se così non fosse, bisognerebbe pensare a curarsi. Da qui la nascita della farmacologia spaziale, una scienza nata in concomitanza con i voli spaziali. L’esigenza di somministrare farmaci, infatti, prima agli animali e poi agli uomini nello spazio ha dovuto approfondire le conoscenze sulla distribuzione dei farmaci nell’organismo in assenza di gravità (Farmacocinetica) e sull’azione dei farmaci in presenza di fattori di stress come carenza di ossigeno, radiazioni ionizzanti, paura, nervosismo, carenza di sonno (Farmacodinamica). Sulle astronavi americane e sovietiche, infatti, sono stati inclusi nel kit di medicinali gli analettici, gli analgesici, i farmaci antiradiazioni, gli stimolanti e molti altri. Ne consegue che uno studio degli effetti dei farmaci nello spazio è difficile ma essenziale.
“Gli effetti di accelerazione, assenza di gravità, isolamento prolungato e le situazioni di emergenza possibili, come esposizione a gas, a radiazioni ionizzanti, interruzione del regime alimentare – afferma Pierri Pepe – , sono fattori che trasformano l’effetto farmacologico dei medicinali. Inoltre, lo stato di tranquillità o di eventuale stress crea una modifica ulteriore degli effetti terapeutici. Una attenta conoscenza della Farmacologia spaziale diventa indispensabile per fornire adeguata assistenza farmacologica agli astronauti, non solo per allontanare le malattie, ma anche per evitare di creare danni durante il volo o al rientro a Terra”.
Hanno partecipato all’incontro il Comando Scuole A.M./3a Regione Aerea di Bari, il Comando Scuola Volontari Truppa di Taranto e la Presidenza Nazionale A.N.U.A. di Roma.