ENZO TOMA: “NIENTE FA PIÚ PAURA DELLA CULTURA”-foto
Due gli incontri per ‘Un libro e una cartella’: uno riservato ai bambini e l’altro agli adulti, rispettivamente il 26 dicembre dalle 17 alla 19, e l’altro il 27 dicembre dalle 21 alle 23, presso il teatro comunale ‘G. Rossini’.
Una vera e propria tombolata, che parte dalle regole base dello storico gioco famigliare, per poi arrivare ad uno scambio non monetario, bensì culturale. Il gioco sta nel portare un libro già letto, un libro talmente bello, che si vuole farlo leggere a quante più persone possibili, per poter farlo rivivere, ogni volta – essendo i lettori non sempre gli stessi – in maniera diversa. In cambio è consegnata una cartella per poter aggiudicarsi un nuovo libro.
“[…] Lo scopo è quello di valorizzare i libri, e offrire un valore aggiunto, a tutti coloro che giocano con noi, tramite il forte mezzo della lettura”: queste le parole di Enzo Toma che, assieme a Francesco Ocelli, – entrambi della Maccabeteatro – ha condotto le due serate. E cita anche il grande intellettuale del Novecento, Pier Paolo Pasolini, quando sostiene l’importanza di manifestazioni volte alla promozione culturale, perché “La morte dei vivi vuole la morte dei morti”. Perché niente è più importante di un buon libro, della formazione in primis scolastica, ma che non sia solo scolastica. Che avvenga nelle biblioteche attive, nelle attività extrascolastiche, nei corsi di approfondimento … nei teatri.
In un teatro che non sia solo la mera prosa serale, ma che sia un punto d’incontro per i più giovani con i vari laboratori offerti, e con iniziative di questo tipo. Perché niente fa più paura della cultura, l’unica sovrastruttura che ci offre la libertà di pensiero, e scelta consecutiva. Un’iniziativa che non ha trovato largo riscontro.
Diversi i motivi, in particolare una scarsa promozione dell’evento, nonostante Enzo Toma, sottolinei che i volantini sono stati dati all’uscita dalle scuole. E, però, aggiunge: “[…] Se non arriva alle famiglie, è difficile coinvolgere”.
Crede, inoltre, che ci sia bisogno di tempo, ogni qual volta ci si confronta con una realtà nuova. Crede nella qualità più che nella quantità: “[…] La televisione di massa ha fatto sì che si pensasse più al risultato numerico, che al livello. Ad un livello che si è abbassato a dismisura”. Ammette, infine, di essere molto felice del suo ritorno al ‘Rossini’ – frequentato dallo stesso quando era gestito dal teatro Kismet – e spera che ci possano essere più fortunati riscontri.