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POVIA: “NON VOGLIO ESSERE UNA PERSONA ONESTA, MA GIUSTA”

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libro piero rossiDue tre croci sopra – Romanzo sui percolati della politica con la p invisibile”, si è rivelata sin dalle prime battute una presentazione decisamente mediatica e ricca di colpi di scena.

Il merito di aver proposto una così “sconvolgente” occasione di confronto e dialogo nel chiostro comunale il 4 febbraio, va a Filippo De Bellis, l’unico a conservare humor e aplomb nei momenti più “caldi” della serata che passerà alla storia per aver fornito all’autore interessanti spunti per la trama del suo prossimo romanzo, per le esternazioni e le “scomode” posizioni assunte dal sindaco Sergio Povia, per il virtuale “mal di fegato” di Giorgio Gasparre e per quanto dichiarato da Piero Rossi in risposta alla proposta dell’assessore Piera De Giorgi di consigliarne la lettura nelle scuole.

E’ un libro che vorrebbe creare crisi nel pensiero – afferma lo scrittore -, poco assertivo per essere pedagogico. I ragazzi potrebbero fraintenderne il messaggio, a differenza dei giovani e degli adulti”.

piero rossi2L’esordio, a onor del vero, parte con garbo e in sordina.

“Ringrazio Piero Rossi – afferma la De Giorgi – per averci offerto l’occasione di leggere un libro che parla di noi a noi, presentandoci il microcosmo di un seggio nel quale si incrociano tante storie e in cui ritroviamo vizi e virtù del territorio, insieme ai colori di Bari, alla tipizzazione di alcuni personaggi… un vero affresco della nostra realtà. Il dialetto enfatizza protagonisti e non. Ho apprezzato il modo disincantato di presentare le ragioni che spingono a comportamenti borderline tipi come Lambretta, un ATA sfuggente, vagabondo con frequentazioni malavitose, un uomo frustrato, vissuto per anni di espedienti e infine costretto ad un lavoro che non ama per sopravvivere … nulla è mai di sua competenza. Il preside Massari – a sua volta -, consapevole del malaffare che dilaga, ricorre ad espedienti illegali, manomette ed inserisce schede nel suo seggio, illudendosi di essere nel giusto”.

De Bellis presenta brevemente l’autore sottolineando che non ha mai svolto attività forense, ricorda il loro primo incontro alla presentazione di “Tossicodipendenze e assuefazione” e confessa di piero rossi5essere affascinato dal linguaggio del libro, che alterna classicismi e momenti di alta poesia ad un linguaggio crudo e a tratti inverecondo.

Attraverso la lettura di alcuni brani, ne rende a pieno l’idea. Bari, città mai nominata, si veste di poesia a fine maggio, mese “immolato alla bella stagione”, mentre “i ricci di mare adagiati su un soffice letto di alghe” insieme ai mitili offrono il loro “contributo vivente al colera su tutte le malattie endemiche”. Altri pensieri risultano “centrifugati dalla rabbia”.

“Ho accettato di esser qui perché ho vissuto sei anni con un “Lambretta” e altri ne ho conosciuti – afferma nel suo intervento Giorgio Gasparre – poi per poter ricevere un libro gratis, ed in tempi di crisi non è poco, infine perché volevo farmi male e rovinarmi il fegato. E’ un libro in cui troviamo un microcosmo – a dirla con le parole di Italo Calvino – che diviene spunto di ricerca antropologica, ricco di temi su cui soffermarsi. Non è un libro, è un album fotografico… Lo è nel modo in cui descrive i luoghi, i personaggi… i dialoghi stessi sono immagini. Si riflette sui massimi sistemi, sulle piccole meschinità di cui tutti sanno, ma nessuno parla per non scoperchiare piccoli e grandi vasi del malcostume”.piero rossi4

E’ De Bellis a lanciare la prima provocazione leggendo un passo del libro: “Non ho mai ambito ad essere onesto, ma giusto […]” in riferimento al presidente di seggio, il preside Michele Massari.

Questa frase è una di quelle che avevo segnatoconfessa Povia a De Bellis dopo aver rievocato il passato e i trascorsi che lo portarono a sceglierlo come assessore nella sua prima giunta -. Filippo mi ha chiesto di leggere questo libro che tra l’altro mi è piaciuto e su cui sento di aver qualcosa da dire. Non è uno spaccato di periferia, ho fatto campagna elettorale in quartieri di Bari come questo… Quel microcosmo è una delle sezioni che potremmo trovare ovunque con gli stessi individui, la stessa cultura e sottocultura. Di personaggi come Lambretta ne conosco una trentina, ci fai i conti prima o poi nella vita. In politica ne incontro uno al giorno. Nel passaggio letto da Filippo mi ritrovo. Io non voglio essere una persona onesta, ma giusta. L’onestà è nelle corde di chi piero rossi11parla e di chi ascolta. Altri prima e non meglio hanno rivendicato per sé il profilo dell’etica. Ognuno di noi ha un coefficiente di onestà da porsi e condivido il pensiero di Massari, una persona perbene. E’ l’icona del cittadino che vuole essere giusto e alla fine non ne può più. Sulle croci si apre e si chiude la vita delle persone. Come punire Cicolella? Nell’unico modo possibile, con il broglio elettorale, seguendo un percorso non pedissequo nella norma. A volte la norma la si può bordeggiare. Quanti si appellano all’etica e poi si scopre che hanno portato gli operai a fare i lavori nella loro villa al mare, o che hanno fatto parte del sindacato per mezzo di cui hanno sistemato i propri figli?

Mentre si invoca il rispetto delle regole – si infervora il sindaco – per molti di questi queruli pensionati il tema è giudicare gli altri. Se i problemi sono di natura personale, non cambiano il corso della democrazia applicata e partecipata su cui in tanti si lavano la bocca. Massari decide che è meglio che sia lui a dare il voto al posto di chi non lo sa dare. Quanti hanno fatto davvero campagna elettorale, sono andati in giro alle due di notte, ce ne sono di aneddoti… oggi devi mandare qualcuno che le regole non le conosce nemmeno, e lo devi pagare a nero…”.piero rossi3

“Lambretta è un disadattato, ha un figlio da sistemare, un ragazzo pulito. Michele aiuta il figlio di Lambretta e questo è un coefficiente di umanità, di onestà. Io sono dell’idea che i “Lambretta” siano elementi di disdoro sociale a cui nessuno ha dato la possibilità di riscatto sociale. Quando vengono in Comune a chiederti aiuto per pagare il fitto, con loro ti fai anche una risata. Con i perbenisti le polemiche non sono sul merito ma sul metodo. Ringrazio le opposizioni, grazie a loro sto controllando ogni singolo atto sul piano della forma, ma nel merito non ho aiuto. Non mi preoccupa l’antipolitica quando si schiera, mi preoccupa il perbenismo che nuoce al profilo dell’etica. Ritengo una offesa gratuita, inaccettabile essere definito “mafiogeno”. Chi vive di risentimenti, non di sentimenti, farebbe bene a curare l’alimentazione, così gli passa il mal di fegato”.

Giorgio Gasparre, dopo aver offerto al sindaco copia della definizione di società mafiogena di Peppino Impastato, per altro da quest’ultimo restituita, porta esempi concreti di “Tossine da conformismo adattivo” tra cui le affissioni selvagge, piero rossi8violazioni segnalate al preside dal Cicolella, in virtù di una presunta campagna per il decoro urbano, per poi puntare su voti illeciti.

Lambretta mi sta sulle scatole – afferma Gasparre – e ancora di più Massari che permette che nella sua scuola ci siano dei “Lambretta”. Sono le istituzioni che li legittimano. Non è corretto affiggere manifesti anche sul sedere dei cani, eppure lo si fa. Sono immagini che vediamo tutti i giorni e che non è giusto tollerare. Se la regola esiste ci sarà un motivo! Né è corretto che Massari usi le schede bianche per aumentare i voti di Cicolella. Il percolato cui fa riferimento il sottotitolo è un liquido che deriva dalla decomposizione dei rifiuti e inquina le falde della legalità. Con la “P” invisibile non c’è un’azione di risanamento, sono le azioni dei singoli che aprono le crepe. La copertina del libro è un capolavoro di sintesi, una fotografia dei nostri tempi. Nascono ovunque liste ad personam finalizzate al raggiungimento del bene comune che non è quello della famiglia, del condominio, che invece agevola il percorso di quel percolato. Come fare per non seppellpiero rossi6ire la democrazia? Non ho mai detto che il sindaco o la mia città sono mafiogeni. Ho chiesto a maggio in un incontro con gli aspiranti sindaci di portare un esempio di comportamento mafiogeno e qualcuno in quell’occasione è sobbalzato sulla sedia, sentendosi accusato in prima persona. Ci sono alcuni comportamenti indotti che portano ad una società mafiogena che per Peppino Impastato è tale quando violenza e illegalità sono non solo impunite ma anche moralmente accettate e considerate mezzi per acquisire ricchezza e ruoli sociali. L’economia legale – secondo Impastato – è troppo esigua e il tessuto della società civile troppo fragile e precario. Intorno all’illegalità si solidarizza, tutto è visto in base a criteri di tornaconto e di interesse. Ed io condivido questo pensiero”.

Per Piero Rossi ciascuno vive una catarsi riferita al proprio vissuto, anche attribuendovi diverse scale valoriali.

“Ho strutturato l’entrata in scena del protagonista con un antagonista che diviene co-protagonista. Vedere il lettore proiettarsi, identificarsi nello scritto è qualcosa di straordinario per uno scrittore, ed il sindaco è decisamente proiettivo. Il linguaggio di immagini è prossemico, nasce da una analisi di carattere filologico. Il turpiloquio non è indispensabile, è vero, però mi piace parlare di quel che conosco. Nasco in un periodo storicpiero rossi9o in cui scrivono tutti. Scrivere di cose che non si sanno o solo di interiorità è autocelebrativo e presuntuoso… Sono di stampo pasoliniano, amo raccontare ed il dialetto mi serve per descrivere un contesto che con altre parole non sarebbe compreso. La lingua si adatta ai contesti. Per questo sono stato criticato. Se il turpiloquio è nel dialogo, va bene, nell’io del narratore è un delitto volontario… Il livello è paradigmatico, sto cercando di lasciare incontaminato l’io dentro, la mia scommessa è renderlo universale attraverso una lingua locale”.

De Bellis attraverso la lettura degli ultimi passi contestualizza e dà voce a quanto espresso.

“… sottobosco piccolo, malavitoso, approccio qualunquistico dalla vita politica… broglio di applausi, accanto, dentro, sopra e sotto divertente, irresistibile. Puffi, ruzzulani, pillole di qualunquismo…”.

piero rossi7“Non è un libro antipolitico – conclude Rossi -, se ne parlo, lo tratteggio in scuro – chiaro, come fosse una malattia. Non c’è un personaggio davvero positivo, Massari appare un eroe ma non è che un miserabile, un frustrato che voleva fare l’intellettuale e non vuole entrare in relazione con alcun personaggio. L’onestà conformista che bada più alle regole che alle leggi, risulta un po’ miope nel contraddittorio… Quando si arriva al capolinea ci si deve adattare, se i pensieri si sono incarogniti, qualche ragione c’è. Il livello qualificante è quello dell’indignazione. Massari e Lambretta si indignano, ma in modo diverso”.

A fine serata la tensione è ancora tangibile. Filippo De Bellis sdrammatizza e definisce l’opera “un libro un po’ carogna”. Di fatto l’incontro si è rivelato pretesto di ben più ampie dissertazioni e riflessioni. I toni accesi, a tratti esasperati lasciano presagire ferite ancora aperte ed alcune affermazioni confermano un disagio, una criticità sempre più presenti nel dialogo istituzionale.

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