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LE EMOZIONI DI ANGELA DELLE NOCI IN “WWW. SHAKESPEARE”

angela-delle-noci-SHAKESPEARE

382312 503603156349649 217879993 nDa teatro narrato a teatro vissuto. In questo scritto di Angela Delle Noci, studentessa di V ginnasiale, sezione C del Liceo Classico P. Virgilio Marone, sono racchiuse le emozioni del debutto, di quel “dietro le quinte” che solo chi si mette in gioco “abita”, mettendo a nudo la propria anima ed il cuore.

A suggerire la partecipazione al laboratorio teatrale di inizio febbraio (WWW.SHAKESPEARE E STUDENTI CON RESEXTENSA-foto/video) di ResExtensa una docente illuminata e da sempre innamorata di Shakespeare, Beatrice Masci, “English’s teacher and talent scout” di giovani promesse.

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angela-delle-noci-ppSiamo tutti profondi conoscitori di noi stessi, scegliendo tra l’amarci e l’odiarci. La prospettiva, solitamente, con la quale guardiamo ad una situazione è univoca, essendo il nostro animo intrappolato in delle membra che appartengono ad una ed una sola creatura. Il rovescio della medaglia, l’“altro”, è un qualcosa al quale guardiamo servendoci di lenti appannate, che ci forniscono una visione miope e parziale.

Esistono libri che hanno due narratori, capaci, data la loro biunivocità, di catapultare il lettore nel cuore di due situazioni, ma di non soddisfare in toto la curiosità che egli nutre per l’“altro”, per ciò che non gli appartiene, che non può controllare. Quando si va a teatro, di solito ci si siede con la fiera e mera consapevolezza di essere comodi nelle poltrone imbottite di fibre sintetiche, di essere liberi di stravaccarsi, di sbadigliare, di seguire, di partecipare o di assentarsi, con la mente, con il corpo. Ma è soprattutto sollievo quello che riempie il cuore di uno spettatore, che non sa cosa aspettarsi, ma che è certo di non dover salire sul palco, decretando la condanna a morte della sua riservatezza, della sua timidezza.

La possibilità di improvvisarmi attrice per un giorno non solo non mi aveva mai sfiorata, ma essendo qualcosa di completamente nuovo m’incuriosiva. Salire sul palco, poter scostare il sipario e scoprire cosa si cela “dietro le quinte”, l’emozione dell’andare in scena, era qualcosa che volevo sperimentare. Quel giorno ho lanciato maledizioni, desiderando di poter essere una talpa e scavarmi una buca nel pavimento polveroso del palco, l’allergia alla polvere mi attanagliava, avevo il verme solitario e la canottiera non ne voleva sapere di stare infilata nei pantaloni. Ma ciò che ho avuto in cambio ha fatto sì che ne valesse la pena. Una giornata così ti insegna la differenza tra il “vivere” ed il “sopravvivere”, ti insegna che l’amore può anche essere malato, incurabile a tal punto da indurci ad atti estremi, come quelli dell’Ofelia di Shakespeare ed anche quella, rivisitata in chiave moderna, del tedesco Heiner Muller, ti insegna che se ignori il pubblico e guardi il faretto in alto ti scappa pure una lacrima, ti insegna che non c’è niente di più bello dell’attimo prima in cui si entra in scena: un’intricarsi di braccia che cercandosi si uniscono.

Il teatro nudo, quello non preparato, non stereotipato, quello del “buona la prima”, è “folle”, ma se non altro ti distoglie dall’ossessionata ricerca di approvazione da parte del pubblico e di effimere sottigliezze che non possono essere basamento di un’arte nobile quale questa, arte che prima di farti calare in qualcun altro che non sei, ti mette a nudo innanzi a qualcuno che non conosci, a cui apri ogni poro della tua pelle, ogni enzima delle tue cellule, in modo quasi carnale, quasi viscerale. Esiste uno scambio, tra te e l’“altro”, un passaggio di qualche cosa indefinita e indefinibile che una lacrima, almeno una te la fa cadere”.

Angela Delle Noci 

(V ginnasiale, sezione C del Liceo Classico P. Virgilio Marone)

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