CAMBIANO I TEMPI, LA “PASSATA AL MONTE E LA FEDE” RESTANO-foto
Quando un luogo vive di storia e la storia la racconta nel tempo attraverso le sue pietre e le sue tradizioni, è un luogo da proteggere, narrare, amare…
La “Passata al Monte” – ricorda Franco Giannini – è un rito caro ai cittadini di Gioia che l’ottava di Pasqua e il giovedì e la domenica seguente si ritrovano intorno alla Chiesetta rurale dell’Annunziata. E’ un’antica festa che ha tutto il sapore di un rito magico-pagano e religioso nello stesso tempo e che si svolge agli esordi della primavera, stagione del risveglio della natura e della ripresa della vita dei campi e della rinnovata vegetazione degli alberi.”
“Il rito consiste nell’effettuare tre giri intorno alla chiesa dell’Annunziata per tre volte durante tre giornate (domenica in Albis, giovedì e domenica successivi) e per tre anni consecutivi. Questa festa ha una tradizione antica; inizialmente la statua dell’Annunziata veniva portata processionalmente da Gioia fino alla chiesa di Monte Rotondo o il 25 marzo (giorno dell’Annunciazione) o il lunedì in Albis (festa dell’Annunziata) e lì restava per tre giorni, al termine dei quali rientrava processionalmente a Gioia”.
“Già nel 1899 – continua Giannini – A. Karusio così descrive questa festa: … i bambini erniosi venivano portati a spalle entrando da una porta della Chiesa ed uscendo dall’altra per tre volte consecutive, durante la celebrazione delle Messe, tra il Sanctus e l’elevazione. Lo storico Saverio La Sorsa nel 1926 ci lascia la seguente descrizione: I Gioiesi il giorno dell’Annunciazione di Maria Vergine portano la Madonna dell’Annunziata ad una località del paese, detta Monte Sannace, in un’antica Cappella. Là si celebrano le messe e altre cerimonie sacre; dopo ha luogo la processione rustica, portando la Vergine per tre volte attorno alla collina per un sentiero sassoso. La seguono molti uomini e donne che passano i bambini dell’uno e dell’altro sesso, a cui fanno da padrino e, se sono piccoli, li portano in braccio. Questa cerimonia ha, secondo il popolino, la virtù di preservare il fanciullo dal male di ernia (detto male della Madonna). Dopo la processione e la passata si fermano nell’aperta campagna in vicinanza della Cappella, e mangiano e bevono, gozzovigliando fino a sera. F. Anelli nel 1957 così ricorda il rito che si svolge a Monte Rotondo: A Gioia del
Colle, … il popolo accompagna in processione il 25 marzo di ogni anno il simulacro della Madonna nella chiesetta del vicino Monte Sannace dedicata alla SS. Annunziata. Dopo la celebrazione delle Messe, l’effigie della Vergine viene recata in processione per tre volte intorno alla collina. Seguendo la processione, uomini e donne si passano i bambini tenuti a mano o portati in braccio se incapaci di camminare; questo rito del passaggio dei bambini da una persona all’altra li preserverebbe dall’ernia, detta, secondo la tradizione popolare di gran parte della Puglia, la grazia della Madonna”.
“Dalle testimonianze di questi tre studiosi apprendiamo che in tempi andati la passata serviva per prevenire il mal d’ernia nei bambini o per curarlo. Con il termine “Passata” in tempi a noi lontani si indicava il passaggio, per tre volte, di un bambino malato di ernia attraverso la fenditura realizzata dall’uomo del ramo di un albero. Infatti si tagliava il ramo di un albero, si faceva passare attraverso la fenditura un bambino affetto d’ernia e poi si ricongiungevano i due lembi e si legavano; se il ramo si ricomponeva e continuava a vegetare era sicuro presagio che il bambino sarebbe guarito. In questo rito, così come per il battesimo e la cresima, era prevista la presenza del padrino, come elemento indispensabile per la crescita, momento di consacrazione religiosa e di aggregazione al mondo degli adulti; infatti si instaurava un legame, il cosiddetto “comparatico di monte” o “di macchia” tra il bambino e il padrino”.
“Oggi – conclude il professor Giannini – questo rito ha perso la sua connotazione di guarigione dal mal d’ernia o di prevenzione della stessa malattia, per assumere la funzione di una vera e propria consacrazione dei bambini alla Madonna e come momento di aggregazione della comunità cristiana che partecipa al sacro rito, aggregazione espressa dalla partecipazione al pane eucaristico e successivamente anche dalla condivisione del pane e del pranzo comune”.
Osservando le foto di Mario Di Giuseppe della “Passata al Monte 2013” non si può aver alcun dubbio: cambiano i tempi, le tradizioni restano!