GIOVANNI TRAGNI AMATO PRESIDE SCUOLA MEDIA CARANO
Giovanni Tragni – una delle figure più note e amate di Gioia -, dal 5 agosto non è più tra noi. Nel ’72 è già vicepreside di Orazio Masi, ne prenderà poi il posto e per oltre 20 anni dirigerà la Scuola Media “Enrico Carano” con la stessa precisione e la stessa passione dedicata alla disciplina insegnata per anni: la matematica!
Lo si vede spessissimo in giro, le braccia dietro le spalle, il passo lungo e lo sguardo curioso, assetato di ogni novità ed alla ricerca di visi noti da salutare o conoscenti con cui conversare.
Spesso si intrattiene con suoi ex alunni, a loro volta genitori di suoi alunni e con professori che ancora oggi lo ricordano con affetto. In molti lo ricordano a passeggio con il custode della sua scuola.
Nato ad Altamura si trasferisce a Gioia e sposa la professoressa De Blasi, unione allietata dalla nascita di due figli.
Che la scuola sia la sua vita, è un dato acclarato, lo racconta il suo sguardo nel rievocarne i fasti!
“Ho conosciuto il preside Tragni nel ’72 – ci confida il professor Franco Giannini -, quando al rientro da una esperienza lavorativa in Lucania, fui assegnato alla Scuola Media “Enrico Carano”. All’epoca, ricordo, era vicepreside. Di lui mi colpiva il rigore e l’impegno che lo portavano ad essere presente a scuola dal mattino fino alle 20,30 di ogni giorno. La scuola per lui era tutto e per primo dava l’esempio ai suoi colleghi”.
“Era sempre molto garbato con noi docenti – ricorda la professoressa Emilia Macchia Cuscito – prestava ascolto ai nostri problemi ed era sempre al corrente di tutto quel che succedeva a scuola, davvero nulla gli sfuggiva. Al rientro dalle vacanze di Natale trovavamo i registri interni controllati uno ad uno con delle note appuntate… era evidente che aveva lavorato anche in quei giorni. Era esigente con se stesso, ma non pretendeva lo stesso rigore dagli altri, era comprensivo, … il rispetto, invece sì, lo esigeva! Che io ricordi non si è mai assentato da scuola se non una sola volta e per un serio motivo di salute. Vedere la luce accesa nel suo piccolo studio fino a tarda ora, era per noi un segnale di rassicurante normalità”.
“Era il primo ad arrivare, tanto che spesso apriva il portone della scuola – conferma Giannini -, ed era sempre l’ultimo ad andar via. Apprezzava chi si impegnava e ricordo che appena matricola nella sua scuola, con sede definitiva e con lui preside, ottenni l’incarico di rappresentare la scuola in un progetto provinciale sull’abbandono e sull’insuccesso scolastico”.
“Prima di ritrovarlo a Gioia come Preside, l’ho avuto come Preside incaricato a Santeramo e anche in quella sede ha mostrato attaccamento alla scuola e impegno a tempo pieno. Sotto la sua Presidenza la Carano ha superato come numero di frequentanti quello della Losapio, considerata scuola media di eccellenza, segno dell’ottima qualità del servizio offerto all’utenza sotto la sua guida”.
In quegli anni la Carano per prima attivò le sezioni in cui si insegnava lingua Inglese, la I, la L e la M e gli studenti facevano a gara per iscriversi.
Nella sezione L un giovane professore – Vito Giordano – coinvolgeva i suoi studenti esortandoli a riflettere su temi di attualità, le sue lezioni erano innovative, la letteratura italiana affascinante…
A Lucia Nico, dolcissima e compianta coniuge del professor Giordano, Giovanni Tragni affida sua figlia in prima elementare. Vito – da sempre accanto al preside -, nel suo saluto ne traccia un profilo indimenticabile.
“Amico mio, Preside Tragni, avrei preferito rivolgerti le usuali parole, più o meno consumate, più o meno lievi, per le strade di Gioia, come sempre abbiamo fatto, magari ricordando la nostra Carano, la tua Carano, quella di una volta, quella che, andato in pensione, avevi voluto conservare solo nel tuo cuore. Mai più volendoci ritornare fisicamente. E’ duro, salutarti in questa atmosfera quasi surreale, quando i ricordi sfumano nei volti, negli ambienti, nei corridoi, nelle aule, nella sala docenti, nella microscopica vicepresidenza che ti vide presenza continua, custode sicuro della sacralità della Scuola Carano. I presidi si avvicendavano, tu rimanevi, vicepreside, filo rosso per la storia della scuola di periferia, via dei Riformati, poi Giovanni XXIII. Masi, Luisi, Tafuni, Derobertis, Tragni lì, presente. Andasti via per fare il preside a Gravina, poi Santeramo, tornasti da preside alla vecchia Carano. Stessi ritmi defatiganti, stessa voglia di assicurare primato alla scuola Carano; e le pareti dei corridoi e le bacheche e gli armadi continuavano a riempirsi di attestati, coppe, riconoscimenti, da te sempre religiosamente messi in bella mostra”.
Il preside in quegli anni “è la scuola”, ogni successo o insuccesso lo investe in prima persona, la responsabilità è assoluta; un fardello religiosamente accettato, non condiviso, non sempre compreso… il professor Giordano nel definirlo “custode della sacralità”, ne coglie l’allegorica essenza.
Tragni è solito entrare nelle aule senza bussare, con in mano la circolare di turno, le sue “aperture” improvvise e irruenti danno a malapena il tempo agli alunni di alzarsi in piedi in segno di rispetto e ai docenti di invitarli a farlo. Per chi non lo conosce, questo suo fare incute un po’ di timore, così come l’aria assorta mentre è in corridoio, perso nei suoi pensieri per poi subito tornare alla realtà e guardare con sguardo intenso e profondo chi gli è intorno.
“Teneva molto che tutti gli alunni potessero partecipare alle gite scolastiche – ricorda la professoressa Macchia – organizzava nei dettagli le visite di studio, le seconde solitamente le portava a Capri, ed erano davvero molto attese. A chi chiedeva il perché di questa puntuale e ripetitiva scelta, rispondeva: “Questi ragazzi devono imparare a prendere il traghetto e andare oltre i soliti confini… per molti di loro questa potrebbe essere l’unica occasione…”. Molti dei nostri alunni provenivano da famiglie semplici e difficilmente avrebbero avuto occasione di vedere questi posti”.
“Mia figlia Mariella in prima media, il primo giorno di scuola tornò a casa in lacrime perché era stata assegnata al corso di Francese, nonostante avesse scelto la sezione in cui si insegnava Inglese – racconta Peppino Lamanna – mi rivolsi al preside Tragni che subito si attivò per farla spostare. Era sempre attento ai ragazzi e ad incoraggiarli. Mio figlio Rocco non era tra i più studiosi, eppure Tragni lo premiò con una borsa di studio per meriti sportivi, perché rendeva onore alla scuola nei tornei di Judo. Anche alle famiglie con disagi economici era particolarmente attento, verificava di persona la situazione, poi chiamava e dava i libri gratis, quelli con il timbro della scuola. Era un galantuomo, molto rispettoso nei confronti di tutti, anche delle famiglie più umili”.
“L’impegno del preside Tragni nel lungo periodo di servizio presso la Carano – ricorda ancora Giannini – si è dispiegato su diversi fronti: dal tempo prolungato alle attività complementari, all’introduzione della doppia lingua, alle attività para ed extrascolastiche, alla partecipazione a concorsi tra i più svariati”.
“Amava ricordare che le sue richieste ottenevano l’approvazione da parte del Provveditorato agli Studi per la stima che quei Dirigenti provinciali avevano della sua persona e della sua scuola. Gli armadi della Carano sono pieni di premi e trofei che testimoniano gli ottimi risultati conseguiti dagli alunni in diversi anni”.
“Durante gli esami di terza media – afferma Lilì Macchia – molti docenti di altre scuole chiedevano esplicitamente di essere assegnati in qualità di commissari alla Carano, per loro era una scuola modello con uno dei collegi più numerosi della Provincia. Era anche legato ai rituali… a Natale e Pasqua era consuetudine andare a messa con le scolaresche e poi scambiarsi gli auguri.”
“Una particolare attenzione – precisa Franco Giannini – la aveva nei confronti dei diversamente abili, che in gran numero si sono iscritti nella sua scuola, grazie alla disponibilità dei docenti e alla sua grande sensibilità”.
“Lo ricordo ancora – fino a qualche mese fa – in Piazza Plebiscito. Lo incontravo di mattina, dopo aver acquistato il giornale o il pomeriggio in via Roma e spesso ci fermavamo a parlare e a ricordare alcuni momenti di via scolastica. Chiedeva notizie sulla sua Carano, sui docenti e sugli alunni, sulle novità introdotte nel sistema scolastico italiano”.
Ma alla Carano, dopo essere andato in pensione, il preside non è più tornato. Tanti, troppi ricordi e forse anche qualche amarezza… Con il passar degli anni e con le innovazioni, quel senso di responsabilità da molti inteso come “possesso” dell’istituzione, avrà inevitabilmente fatto sorgere malumori ed incomprensioni difficili da accettare per chi ha fatto della professione una missione ed ha investito tutto se stesso in questa scelta.
“Il ricordo più forte che lascia è di un uomo che ha fatto del suo impegno per la scuola e per la cultura, il faro che ha guidato il suo cammino terreno e per quella luce nel suo piccolo locale di vicepresidenza, accesa sino a tarda ora, segno della sua presenza nella sua scuola, che tanto si è prodigato affinché diventasse una scuola modello, da imitare per altri istituti scolastici”.
“Sento con tutto il cuore di dover rivolgere il mio più sincero “grazie!” al Preside Tragni, per gli insegnamenti che ci ha dato e per averci guidato nei primi passi della nostra missione educativa!”
Per il suo grande e continuo impegno, profuso a favore della scuola gioiese in vari decenni, dapprima come docente e successivamente come Dirigente e per i risultati brillanti conseguiti dalla sua scuola e riconosciuti dagli organismi scolastici provinciali, un segno tangibile è dovuto.
“L’Amministrazione – suggerisce Giannini – potrebbe tributare al preside Giovanni Tragni la cittadinanza onoraria e l’I.C. Carano – Mazzini, diretto dal professor Antonio Pavone, istituire una borsa di studio in sua memoria”.