QUELLA NOBILTÁ D’ANIMO CHE PUÒ UCCIDERE
NON SONO ADATTA A QUESTO MONDO
Non sono adatta a questo mondo:
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Leggo del ragazzo 14enne suicidatasi a Roma alla vigilia di ferragosto, discriminato perché omosessuale, additato, diverso. Ne rimango toccata, colpita, indignata. Odio l’omofobia e l’enorme ignoranza che cela, mi disgusta addirittura, come molte cose e fatti di quest’italietta alle volte vergognosa.
Caro ragazzo, ti sia lieve il cielo. La tua morte è stata ingiusta, terribile, atroce e tutte le volte che ci penso il mio volto non può fare a meno di essere rigato dalle lacrime. E penso a quanto spesso quella sensibilità estrema sia sinonimo di nobiltà d’animo e intelligenza, ma sia spesso una croce troppo pesante per le spalle di un 14enne che sta scoprendo la propria sessualità, non quella che la sua comitiva riteneva “normale”, ma un amore diverso e ugualmente bellissimo, come tutti i sentimenti che sgorgano dai cuori adolescenti e innamorati.
Io faccio parte di quella scuola: gli ipersensibili. E non sto parlando di piangere davanti ad un film o ad un gattino che nasce, sto parlando del macigno dell’inadeguatezza, del vivere temendo il giudizio altrui, spesso affrettato e crudele. Eppure io non sono una discriminata. Ho una bella vita, amici, un ragazzo dolce, una famiglia solida e unita alle spalle, buone speranze per il futuro. Ma, caro amico, quel senso di inadeguatezza, di diversità, sia pure per motivi diversi, un po’ mi appartiene e ti comprendo e ancor di più il mio abbraccio vorrebbe cingerti. Non voglio certo paragonare il mio malessere con il tuo dramma che no, non doveva accadere ed è da brivido, ma conosco quella sensibilità estrema e immagino purtroppo a cosa può portare. Cito Ligabue nell’augurarti “fai buon viaggio e poi, poi riposa se puoi”.