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LA GIUNTA POVIA VA A CASA. ANZI, NO…

giunta-povia

sergio povia sindaco Ieri sera, il Circolo del PD, ha ritirato il suo appoggio alla Giunta Povia. Il Comunicato diffuso stamattina, parla di “mancanza di collegialità, trasparenza e visibile discontinuità” e conclude che non ci sono “più le condizioni per un proficuo proseguimento del rapporto”.

Letto così, sembra che il PD ne faccia una questione di metodo: in realtà, il partito si è stancato delle continue fibrillazioni provocate dai provvedimenti di Povia, oggetto di clamorose tensioni nella città e sugli organi di stampa.

L’affidamento dei tributi alla Cerin, ormai certo in quanto il contratto sembrerebbe sia stato definitivamente sottoscritto, gli scandali urbanistici, la riperimetrazione del Parco Lama S. Giorgio sono la sostanza del dissenso.consiglio maggioranza povia

Poi ci sono i metodi sbrigativi e pericolosi che connotano da sempre l’agire politico del primo cittadino, che, ai limiti della provocazione, aveva tentato di imbucare Ventaglini nel suo staff, nominando contestualmente l’assessore Donvito vice sindaco.

Con questo atto significativo, la maggioranza non c’è più.

I sei della opposizione infatti, diventano sette con l’aggiunta di Giovanni Vasco. Se ai sette si aggiungono poi Ludovico e Giannico, la Giunta va a casa. Ma solo sulla carta.

In realtà Povia potrebbe contare sui noti pezzi di ricambio del suo vecchio magavito ludovicozzino e sulla indisponibilità dei due consiglieri PD a seguire le decisioni del Partito.

Masi ha fatto sapere che non si muoverà di un millimetro. La De Giorgi invece seguirà le direttive del Partito. Ma questi sono assessori e quindi non spostano i numeri. Ecco perché converrebbe al PD, fatto trenta, fare trentuno.

Avanzare una Mozione di sfiducia, magari nel prossimo consiglio comunale, e fare in modo che in aula, sotto gli occhi della città, ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Poi, se i due consiglieri ultragovernativi non la votassero, si metterebbero fuori dal Partito. Ma i due puntano sull’imminente congresso, per cercare la rivincita e, attraverso i soliti meccanismi che conosciamo, spuntare la maggioranza e tornare tra le braccia di Povia.masi giuseppe lenin

Il Congresso del Pd perciò rischia di diventare un referendum pro o contro l’amministrazione. In tal caso, i neonati renziani uscirebbero allo scoperto e il gioco si farebbe più chiaro.

Nota Redazionale a margine di tutta la vicenda.

Se è vero, come è vero, che la decisione era stata presa sin da ieri, tanto che oggi trovano riscontro alcune frasi “sibilline” scambiate su fb tra amministratori e alcuni giornalisti, in merito alla durata della giunta Povia, perché renderla pubblica solo questa mattina, dopo mezzogiorno, salvo trovare la notizia quasi di dominio pubblico su altre testate filo (???) governative non ancora in edicola? Il solito giochino delle veline a proprio favore?

 

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