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Cronaca

“LETTORE DENUNCIA ABBANDONO ANZIANA”: PRECISAZIONI

senzatetto

santaluciagioiaIn merito all’articolo-denuncia pubblicato su questo sito domenica scorsa, 24 novembre 2013 (“IN CHE CITTÀ VIVIAMO?” LETTORE DENUNCIA ABBANDONO ANZIANA), alla luce di quanto emerso in un incontro con la Redazione chiesto da un familiare della signora, per meglio comprendere la complessità del “problema” si rendono necessarie alcune precisazioni.

La signora 80enne, che tanti gioiesi vedono girare e stazionare in alcuni luoghi ben precisi della città, vive a Gioia del Colle fin dal 1972, anno in cui si trasferì nella nostra città con un suo pro-pro cugino e consorte con cui, da allora, divide la stessa abitazione, presa in fitto. Non ha figli e non è sposata. “L’unico parente è questo suo pro-pro cugino, mentre la signora che la accudisce non le è parente nè si appropria della sua pensione”.

Da alcuni anni (circa una decina) ha iniziato a manifestare questa sua “voglia” di vivere per strada, con qualunque condizione atmosferica. Un desiderio che con il passare del tempo è diventato sempre più irrefrenabile, fino a diventare uno stile di vita, cui per nessun motivo vorrebbe rinunciare. E a nulla, fino ad oggi, sono servite le richieste di familiari e rappresentanti i Servizi Sociali a farla recedere da questi propositi, o a tentare di convincerla che non è il caso di restare per strada fino ad ora tarda, e sotto le intemperie, avendo una casa a disposizione.

Il suo carattere molto forte, da alcuni via romascambiato per testardaggine, ma anche molto chiuso, la porta a non dialogare con nessuno, a non sentire ragioni, rifiutando – a detta dei familiari e di chi ha tentato di avvicinarla -, qualsiasi contatto con l’esterno. Certamente non ha bisogno di aiuti materiali, questo è chiaro, ma di altro. Magari di uno specialista che cerchi di capire il perché di questa sua voglia di “evadere”, di vivere all’aperto, da sola, con i suoi pensieri, valutando anche l’ipotesi di una qualche patologia, e questo su segnalazione dei Servizi sociali presso la Asl o associazioni di volontariato del settore, dovrebbe potersi realizzare.

Appurato che a nulla servono inviti o richiami a non assumere determinati comportamenti, un esperto di queste problematiche potrebbe avvicinarla, magari su una di quelle panchine dove ritrova e sta bene con se stessa.

Costringerla ad andare presso studi o centri a tutti i costi potrebbe non servire, se non, forse, a peggiorare ulteriormente quel delicato equilibrio che la lega al nostro mondo.

 

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