“SOTTRARCI ALL’INDIFFERENZA”. INTERESSANTE CONFERENZA
«[…] La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, né dalla testa per essere superiore./Ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta e accanto al cuore per essere amata!/ […]»
Con le parole del poeta inglese William Shakespeare, la dott.ssa Letizia Guida Salvatorelli ha concluso la sua interessante relazione, avutasi durante la conferenza sulla tematica della violenza sulle donne, e tenutasi nel pomeriggio di giovedì 12 dicembre, presso la sede del club delle donne, sita in via E. Zola. Un’interessante conferenza per sottrarci all’indifferenza e ad una pericolosa rassegnazione. Perché, benché sia un fenomeno che entra nelle nostre case quotidianamente, c’è il rischio – anche per come i media ne parlano – di essere incuriositi dai dettagli torbidi più che dalla sostanza dei fatti. C’è il rischio concreto: “Di non prestare attenzione ai fenomeni più nascosti […]. Al fatto che dietro l’eccessiva vivacità di un bambino può nascondersi l’incompatibilità caratteriale di due genitori che litigano sempre più spesso … che dietro i cambiamenti repentini d’umore di un’amica può esserci un partner aggressivo […]”, così si esprime l’autorevole relatrice durante l’incontro.
Letizia Guida Salvatorelli sceglie di analizzare questa importante tematica attraverso dati reali. I dati non incoraggiano: la violenza sulle donne è la prima causa di morte di donne con un’età compresa tra i 15 e i 50 anni. Nel biennio 2009/2010 Gian Ettore Gassani – noto matrimonialista che ha scritto il libro ‘I perplessi sposi’, un’indagine sul mondo dei matrimoni che finiscono in tribunale – ha affermato che su 200 omicidi 103 avvengono tra coppie di ex innamorati. O ancora: almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici da parte di un uomo.
Attraverso un dettagliato excursus storico, Letizia Guida spiega, all’attento uditorio, di come le donne, approdate al voto solo nel 1948, oggi siedono al parlamento, dirigono multinazionali, e assumono sempre più prestigio. Eppure è proprio il trovarsi di fronte ad un tipo di donna più consapevole che fa sì che l’uomo, antropologicamente e culturalmente convinto di una sorta di superiorità, si scopra più fragile, usando la violenza come mezzo di affermazione. Non c’è differenza di classe o di cultura: la violenza esplode senza mezzi termini e senza possibilità di classificazione.
Una violenza che può anche non essere fisica, bensì psicologica, e che, come sostiene Letizia Guida: “È ancora più terribile perché invisibile, perché chi ne è vittima non osa confidarsi […]”. Letizia Guida Salvatorelli cita Stefano Rodotà ricordando che la felicità dovrebbe essere un diritto, legge il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani, per ricordare che «tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti». Ricorda la giornata nazionale contro la violenza (26 novembre), e parla di quelle scarpette rosse, scelte come simbolo dell’antiviolenza da quelle donne che hanno il coraggio di alzare la testa. Che hanno avuto il coraggio di dire NO alla violenza. Scarpette che, se da una parte simboleggiano il sangue della violenza stessa, dall’altra anche la passione per la vita. Di poter riprendere il proprio cammino e di potersi sentire ancora una volta libere.
Letizia Guida illustra ai presenti i provvedimenti legislativi effettuati, i passi in avanti fatti dalla legge italiana, benché sia ancora un processo in itinere. Parla della nostra regione, dei centri antiviolenza e delle case rifugio che abbiamo a disposizione. Crede fermamente che per poter esserci un miglioramento concreto importanti sono le istituzioni della scuola e famiglia. Una madre che insegni a suo figlio il rispetto nei confronti dell’altro sesso. Ma anche un padre che non abbia mai atteggiamenti di rivalsa di fronte alla sua compagna. Uomini che non abbiano paura di un cervello pensante, ma che ne ammirino la grande potenzialità espressiva. Uomini delicati, gentili, sensibili.
In conclusione la bravissima relatrice commuove i presenti narrando la storia coraggiosissima di Lucia Annibali, giovane avvocato, sfregiata dal suo ex, avvocato anch’egli, dall’acido solforico. “L’acido ha la valenza per chi compie violenza di cancellare la vittima. Di far sì che la vittima viva nella vergogna di mostrarsi […]”. Lucia, invece, ha scelto di presentarsi in aula d’appello per guardare in faccia il suo ex compagno. Un gesto forte con il quale, come sottolinea Letizia Guida, Lucia ha affermato: “Voglio ringraziare il mio volto ferito. Il mio volto è parte di me: del mio dolore e della mia speranza. Perché io continuo ad esistere, indipendentemente da te, ed il mio volto aumenta la mia appartenenza”.