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TERESA LUDOVICO CON NAMUR CANDIDATA AI PREMI UBU

teresa ludovico

teresa ludovico Tra i nomi dei candidati al Premio UBU per il teatro annunciati il 14 novembre al Teatro Argentina di Roma, c’è “Namur”, nuova produzione Kismet di Antonio Tarantino – regia e interpretazione di Teresa Ludovico

Lo spettacolo che ha debuttato lo scorso giugno al festival di Castrovillari “Primavera dei teatri”, è candidato come “Migliore novità 2014”.

In scena al Kismet il 25 e 26 ottobre, “Namur” interpretato dalla stessa Ludovico con Roberto Corradino, luci di Vincent Longuemare e costumi di Luigi Spezzacatene, ha conquistato il pubblico. A dicembre sarà proposto a Ruvo di Puglia e a Taranto, a marzo a Milano.

I Premi UBU, promossi dall’Associazione Ubu per Franco Quadri, saranno annunciati e consegnati in una cerimonia prevista il 15 dicembre al Piccolo teatro di Milano.

Si tratta di un primo riconoscimento estremamente importante per uno spettacolo che ha già riscosso unteresa ludovico ottimo consenso da parte della critica e del pubblico. L’incontro con Tarantino e con la sua scrittura sono stati per me una folgorazione, il suo potente flusso di parole fatte di carne e sangue e i suoi personaggi, poveri cristi annientati dalla storia, sono di una contemporaneità che io trovo straordinaria” dichiara Teresa Ludovico. La regista è proprio in queste settimane impegnata in Inghilterra, a Birmingham, dove sta curando la regia di “The BFG” dello scrittore Roald Dahl, spettacolo che debutterà a inizio dicembre al REP di Birmingham per restare in programmazione in tutto il periodo natalizio.

Quando si è cittadini del mondo, per di più di “successo” – candidati al premio UBU -, non ci sono confini che tengano e nell’arco di poche ore ci si ritrova dal Sol Levante tra le brume di Londra, con una puntatina a casa, in quel di Gioia, per salutare i propri cari e intercettare unteresa ludovico6a bella giornata di sole.

Teresa Ludovico, regista e attrice gioiese, direttrice artistica del Kismet, questo percorso d’arte e di vita lo ha scelto e coltivato negli anni, prediligendo l’incontro all’attesa, l’incognita alla certezza, con grande coraggio e tanta determinazione.

E il nostro pensiero viaggia con lei, la accompagna e la incoraggia, plaude in “giapponese e inglese ed anche un po’ in gioiese”, perché quando una di noi, “una su mille” ce la fa e raggiunge il successo, la gioia è infinita e va condivisa.

Restano intimamente suoi i tanti, silenziosi sacrifici, le corse in aeroporto, la valigia sempre aperta sul letto e – quando il sipario si chiude -, la malinconica, nostalgica consapevolezza di aver lasciato metà cuore altrove, accanto a chi ama e si ama. Ma quando il sole sorge, tutto rinasce, anche la certezza di non appartenere più a se stessi ma al pubblico.

Il dono di creare emozioni attraverso il gesto e la parola è un sortilegio cui è impossibile sottrarsi, investe di sacralità, è al contempo prigione dorata e sconfinato orizzonte in cui esprimersi in totale libertà.

Teresa torna spesso a Tokyo, sua seconda patria da quattordici anni. Tanti ne sono trascorsi da quando con “Bella e bestia” conquistò il pubblico nipponico, contaminando di gioiesità questo mondo – culla di civiltà e teatro -, e lasciandosi sedurre dai colori, dai ritmi, dalla musicalità del gesto, impercettibile quanto il fremito di un battito d’ali di farfalla, affilato quanto la spada di un samurai, solido e paziente quanto la millenaria cultteresa ludovicoura che lo genera.

Abbiamo chiesto a Teresa come mai sia così spesso in Giappone, nazione che tra l’altro vive il dramma dell’inquinamento nucleare per la seconda volta nell’arco degli ultimi 70 anni, impotente nel curare le ferite che lo tsunami ha inferto non solo alle famiglie e all’economia, ma anche ai mari e all’ambiente, di cui poco si parla ma tanto si subisce e subirà…

“Ho ripreso l’allestimento del “Compagno di viaggio”, uno spettacolo che si replica ormai da sei anni e che ha vinto un prestigioso premio nazionale come migliore opera per le nuove generazioni…” dichiara Teresa Ludovico.

Frequento il Giappone ormai da 14 anni e – pur non conoscendo la lingua giapponese -, grazie ad una bravissima interprete, ad un grande ascolto e un approfondimento della cultura nipponica, riesco a comunicare in maniera organica e fluida le indicazioni di regia. Rispetto al nucleare, tutti lo vivono come un dramma, a causa delle note vicende, tuttavia é diffuso il sentimento d’impotenza. La vita continua a scorrere normalmente, d’altronde, pur essendoci, l’inquinamento non si vede, anche se si temono gravi conseguenze sulla salute dei bambini.”

Ho imparato proprio dalla cultura giapponese – confessa la regista -, a vivere fino in fondo il momento e il luogo. Faccio colazione con riso, salmone, alghe e tè verde, indosso il kimono che trovo nella stanza d’albergo, mi sposto solo in metropolitana, vado al tempio scintoista o buddista e vedo spettacoli di Bunraku, di Kabuki, di NO e di Buto. Una vita giapponese … da gioiese!”

 

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