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Politica

“GIOIA DEL COLLE VISTA DALLA LUNA” di MICHELE FASANO

terra vista dalla luna

E’ a firma di Michele Fasano – produttore e autore cinematografico, nonché curatore del Focus: Adriano Olivetti (https://focusadrianoolivetti.wordpress.com) questa prima pungente disamina delle vicissitudini della politica gioiese. Nel numero de “La Voce del paese” di oggi 21 marzo, già in edicola, trovate la prima parte del suo secondo contributo, per ragioni di spazio la seconda parte apparirà sabato 28 marzo sul prossimo numero de “la voce del paese” .

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Michele-FasanoEro in Francia per lavoro, tempo fa, quando mi giunse la notizia del carcere per il signor Ventaglini e degli arresti domiciliari per il sindaco Sergio Povia.

Ho sorriso, in un misto di amarezza e soddisfazione. Di amarezza, perché la parabola di Sergio Povia e della città avrebbe potuto essere politicamente diversa, ma fu scelta l’idiozia presuntuosa. Di soddisfazione, perché un cittadino deve gioire se le istituzioni funzionano e si fa pulizia a fronte del tradimento tramato alle spalle di ogni singolo gioiese.

Il destino di Sergio Povia mi parve segnato sin da subito, già all’indomani del suo secondo successo elettorale per il rinnovo del suo mandato a Sindaco nel 1999. Allora anch’io festeggiai, ma non sapevo che il peggio era già stato seminato come mi accorsi poco dopo.

Precedentemente alla prima amministrazione Povia i partiti erano stati tanti, ma tutti avevano per segretario un ingegnere o un costruttore: una strana ma chiara analogia con l’oggi, anche allora un caleidoscopico piano regolatore era al centro dei pensieri di tutti.

Il fondo del barile lo raggiunse l’Amministrazione del Sindaco Pasquale De Leonardis, che in tutta onestà resta insuperato per la gravità dello sfascio a cui condusse la città. Anche rispetto alla situazione odierna egli resta impareggiabile. Occorre ricordarlo perché l’amarezza in me si è mutata in crassa risata a leggere la lettera aperta di Pasquale De Leonardis a Sergio Povia giorni fa; una di quelle cose che ti fa dire (soffocando quasi per le risate): «ma da quale pulpito!». I giovani sappiano che, in piena Tangentopoli, la Giunta De Leonardis fu sospesa per infiltrazione mafiosa per decreto del Presidente della Repubblica, cui seguì la gestione amministrativa del Commissario Prefettizio per tre anni. Un’onta che meriterebbe il silenzio perpetuo.

 

DALLA RINASCITA AL TRADIMENTO

Anni pregni di futuro per Gioia del Colle furono quelli del Commissariamento successivo, in cui certi mariuoli non ebbero più di che darsi da fare, in cui la vergogna e il ludibrio pubblico li costringeva a nascondersi. Piazza Plebiscito si popolaSergio Poviava di mamme e bambini e i capannelli dei vecchiacci confabulanti si evaporavano: non c’era più di che negoziare spartizioni e coperture reciproche per reati condivisi con una stretta di mano omertosa.

A quel periodo di catarsi prefettizia seguì la prima amministrazione Povia che si distinse per una rinascita della città che a tutti pareva impossibile per il degrado da cui si ripartiva e i debiti enormi. Ebbene, festeggiai anch’io la seconda vittoria di Sergio Povia, ma già dopo pochi giorni dovetti constatare l’estromissione dal gruppo di governo di molte delle intelligenze che avevano determinato la primavera gioiese del suo primo mandato, per far posto a qualche lupo trombato dalla fase prefettizia, che tornava travestito da pecora. Il segnale fu inequivocabile, fu l’innesco di una parabola discendente della città che giunge oggi a compimento con nessi diretti tra le due vicende, quella originaria (20 anni persi) e quella di questi giorni. Povia stava tradendo tutti già allora, mentre tutti lo festeggiavano.

E tuttavia occorre ora chiedersi: le persone che avevano determinato la rinascita della città furono scientificamente estromesse dalle nuove responsabilità di governo solo per volontà di Sergio Povia? O non fu questo il mandato che egli ricevette dai partiti, a livello provinciale e regionale, nelle persone che poi dettero vita al PD odierno? In cambio di promesse di certa carriera parlamentare? Una risposta a tale domanda parrebbe riferirsi ad acqua passata e invece l’una e l’altra hanno a che fare con l’oggi.

L’IPOCRISIA DEL PD

Tali pensieri scorrevano davanti ai miei occhi,42-18996768 mentre dalla Luna su cui mi trovavo, al telefono, dai racconti di amici e parenti, apprendevo del commissariamento del PD da parte di persona di preclara rettitudine, per volere diretto di Michele Emiliano.

Realizzavo, in verità, che l’ipocrisia del PD non ha fine. E che diamine! Ma ci si pensi!! Un segretario il PD ce l’ha già!! Ed è Enzo Cuscito (è una provocazione, certo, ma rivelatoria). Assumiamo questo ragionamento per un momento, per il piacere di esercitare l’intelligenza.

Perché dico questo? Per la semplice ragione che quello che accade per via giudiziaria oggi chiude il cerchio di una partita politica aperta dalle dimissioni di Cuscito da segretario del PD poco più di 3 anni fa, con argomenti che ora trovano riscontro oggettivo, politico, morale, giudiziario, negli arresti (domiciliari e non) di cui trattiamo. Se tanta gente del partito a Bari venisse sul territorio a discutere di questo pubblicamente, ne uscirebbe con le ossa rotte.

Grazie al coraggio della verità di Enzo Cuscito e di Donato Lucilla (persone per bene, come tutti i loro sostenitori) oggi ci vediamo donare la possibilità di chiedere il conto a diversi soggetti sociali che vorrebbero nascondersi dietro un ipocrita: «non avevo capito». Questo oggi nessuno ha diritto di dirlo, grazie a loro, edEnzo Cuscito e Donato Lucilla è cosa salutare. Purché se ne parli e ad alta voce e non si perda l’opportunità di ricordare esattamente in che modo essi ci hanno regalato la chiarezza…o il peggio tornerà.

UN PARTITO LACERATO

Enzo Cuscito, da segretario del PD, e con lui un manipolo di persone oneste, all’interno del PD gioiese di allora, si oppose alla candidatura di Sergio Povia a sindaco. Di fronte alla sordità dei vertici del PD a Bari, egli ebbe il coraggio di trarre le conseguenze dell’ennesimo tradimento inferto alla cittadinanza da parte di chi doveva tutelare l’interesse generale e si dimise giustamente da segretario, esattamente contro Sergio Povia, esattamente sul punto oggi in questione. Le vicende giudiziarie di Povia e Ventaglini obbligano oggi a ritornare al momento in cui non si esitò a lacerare il PD e tradire il suo elettorato, fino al sacrificio estremo del partito stesso, che inizia con le dimissioni dovute di Enzo Cuscito e continua, senza di lui, con il tentativo di una mutazione genetica, moralmente disinvolta, della cultura del PD (in verità con qualche timida recente resistenza interna, tragicamente tardiva).

Avrebbero dovuto andare all’o-p-p-o-s-i-z-i-o-n-e, niente di più semplice. Ci andò da solo Enzo Cuscito (così si fa) e quel gesto oggi fa sì che non ci siano alibi per nessuno. Enzo Cuscito, da segretario dpd taglio nastro nuova sedeel PD, aveva tentato davvero di «cambiar verso» e si operò, a vario livello, per tornare alle solite rime, per insipienza e per calcolo, locale e barese. Sono i fatti di queste ultime settimane che obbligano a tornare a quel punto e a ripartire da lì (risalendo persino alle analogie con le dinamiche della seconda elezione del Povia nel lontano 1999).

ASTENSIONISMO E ANTIPOLITICA

Posso solo immaginare, adesso, il disagio della nobile commissaria del partito che deve cercare di far perdere la memoria a una cittadinanza che mai come oggi ha invece bisogno di recuperarla. Alcuni sussurrano che quella di sostenere Povia a quest’ultimo giro di valzer da sindaco fosse una strategia necessaria per il PD, data la situazione. Non ero e non sono d’accordo, ero presente, parlai con tutti, udii con le mie orecchie e vidi con i miei occhi.

Si volle sostenerlo con l’argomentazione che certa «disinvoltura amministrativa» non fosse poi peccato grave (era dunque essa un dato realisticamente acquisito nella discussione).

Agì di nuovo quella stessa cinica mentalità partitocratica che già volle la su menzionata estromissione dei protagonisti della Primavera gioiese, anni fa, perché quellemiliano e poviae persone erano alfieri del territorio, irriducibili a logiche partitocratiche. Si pagò un prezzo devastante, in termini di astensionismo e antipolitica indotta. Ma di questo importa qualcosa a Bari?

Poi cosa accade… alla ciambella non riesce il buco… qualche errore da balordi… le imminenti elezioni regionali… si scoprono gli altarini (e siamo solo all’inizio)… si scopre qualcuno con le dita sporche di marmellata… s’innesca un effetto domino di cui non si sa prevedere la fine… si scatena il «si salvi chi può» (penoso il lamentino ultimo del vice sindaco, vuole un applauso? E facciamoglielo, su…, purché esca di scena…). Si tenterà adesso di fare di Sergio Povia il capro espiatorio. Sia chiaro, si merita tutto quello che gli sta accadendo, ma non è il solo responsabile, in primis il PD tutto deve cospargersi la testa di ceneri.

PULIZIA NEL PD

Ebbene, per recuperare credibilità, accetti il PD di compiere gesti inequivocabili e difficili; per necessità, con la stessa irrazionale «strategia di necessità» argomentata circa tre anni fa per il sostegno all’ultima giunta Povia; accetti e dichiari apertamente il PD di sostenere, sin d’ora, la futura giunta Lucilla – Cuscito, da cui il PD per purificarsi dovrà stare fuori da ogni responsabilità diretta di amministrazione, per dare garanzie ai cittadini che la prossima giunta possa essere davvero cosa pulita, ma soprattutto per potersi il PD davvero intanto rinnovare primarie-pd-gioiainternamente e tornare ad essere credibile, pulito.

Nessuno ignora, io qui lo dico ma lo sanno tutti, che ora abitano il PD figuri che magari non sono finiti di recente sui giornali, ma galleggiano su pacchetti di voto precostituiti di cui è noto a tutti il prezzo al listino, voto per voto. Chiaro? Non c’è bisogno di completare il sillogismo, no? Michele Emiliano sa perfettamente giudicare il malanno dal sintomo.

ASTENERSI… UN ERRORE

Non basta il buon cuore della lodevole e stimabile commissaria del PD. La situazione esige almeno tre anni di commissariamento prefettizio, ciò porrebbe fuori dai giochi chi non sa fare politica per la mera nobiltà civica che essa richiede, proponendosi al voto per affari (anche affarucci talvolta, ma più spesso affaroni). Non sarebbe un problema per chi ha saputo dire la verità attendere ancora un po’ e intanto organizzare giovani leve pulite che attirino l’elettorato che si è a suo tempo astenuto. La partita politica si gioca, infatti, nel recupero degli astenuti, l’altro grande serbatoio morale della città.

La maggioranza dei gioiesi è indignata e perciò è sana, ma occorre ora che anche costoro s’interroghino. Serve l’astensione? No. Nobile nelle intenzioni, fondata nelle motivazioni, purtroppo l’astensione fa il gioco della corruzione. Viva dunque chi si astenne, ma adesso si torni nella mischia. È il momento, perché è un prefetto-Nunziante-e-sindaco-Poviapopolo servile quello che gioisce se liberato e tace se oppresso. Occorre invece mettersi in gioco in prima persona, nell’interesse del territorio: guai a chi venisse da fuori a proporre logiche astratte e aliene.

È evidente, il mondo degli astenuti va prima ascoltato e capito, gli si deve dedicare tempo: ci s’interroghi sul perché tanta gente non seppe fidarsi subito di chi pure ebbe il coraggio di dire la verità. C’era tanta confusione e tanta propaganda. Ora però tutto si chiarisce.

MEMORIA STORICA E GIOVANI

I giovani? Si aggreghino, ma imparino a farsi consigliare, perché a Gioia del Colle la partita è delicatissima e ci vuole memoria storica e molta esperienza per riconoscere le serpi quando torneranno a insinuarsi: ci riproveranno sempre, occorre saperlo, perché quello di Gioia è territorio strategico in dinamiche più grandi degli affarucci dei corrotti vassalli locali. Questo lo devono capire prima di tutto gli imprenditori, se veri imprenditori sono… siamo al tempo della stampante 3D, del crowfunding, del web, dell’internazionalizzazione dell’artigianato… basta pensare a far soldi con le piccinerie… Cultura e innovazione! Sappiamo che cosa sono?

Allora, per esempio, «Sindaco Donato Lucilla e vice-sindaco Enzo Cuscito» o viceversa (ma quest’ultimo come unico garante in giunta di un PD, che appoggia dall’esterno, affidatogli per il rinnovameFrancesco Paolo Ventaglininto in qualità di commissario esterno) dovrebbe essere la bandiera.

UN PASSO INDIETRO TUTTI…

Intanto, dunque, che Lucilla e Cuscito si uniscano in nome del Territorio. E poi che gli amici della vecchia costituente democratica vengano allo scoperto, dove si sono rintanati? Ma davvero in una situazione estrema come quella gioiese si esita a prendere posizione e unirsi? Che la vecchia guardia socialista (i pochissimi onesti), quella comunista (i pochissimi di spirito libero e non soldatini obbedienti a logiche verticali eterogenee al territorio), che gli onesti liberali e poi i cattolici e i parroci, tutti abbiano il buon gusto di appoggiare chi ha mostrato il coraggio della verità (di loro evidentemente ci si può fidare).

Ma che restino tutti nelle retrovie, a proteggere le spalle, a consigliare, si organizzino forme partecipate di consultazione di base, ma non si pretenda nulla di più, perché il naufragio di questo manipolo di politicanti fradici, è la sconfitta di un’intera cittadinanza, è la somma algebrica del poco che Gioia del Colle ha voluto esprimere. Tutti hanno qualcosa da farsi perdonare. Il tempo è giunto di ammetterlo. Un passo indietro tutti. La destra? Collusa. Ricordiamo tutti gli accampamenti dei mercanti d’armi alle porte della città e con che «piglio sui generis» fu affrontata la situazione… O no?

PARROCCHIE AL SERVIZIO DELLA GIUSTIZIA

Una parola ai parroci. Con tristezza ricordo della mia infanzia le omelie a messa a favore di Fasano-Micheleuna classe dirigente corrotta, in nome di non si sa quale cristianesimo smarrito. Quella scelleratezza dispensata dai pulpiti mutò Gioia del Colle in qualcosa di peggiore persino di quella che è oggi. Che abbiano il coraggio di concentrare le loro omelie politicamente a favore della verità, della giustizia, della legalità e che interroghino i loro fedeli sulla loro parte di responsabilità nel fallimento culturale di un’intera città, perché sulla testa dei parroci di oggi, parrocchia per parrocchia, ricade la responsabilità delle parole dei loro predecessori, date le gravi conseguenze che quell’evangelio al rovescio produsse allora e di cui ora però tutti ancora stanno soffrendo.

Infine agli amici che sin dall’inizio si sono stretti intorno a Donato Lucilla ed Enzo Cuscito: anche voi coprite loro le spalle e sosteneteli, siate memoria critica, ma fate un passo indietro tutti. Ci sia un completo rinnovamento, giovani di spessore e competenza, completamente nuovi alla politica (anche rispetto a nobili reduci come voi), possano rappresentare quella massa critica di astenuti che dovrà tornare a votare fiduciosa… e spietata.

Continua…

Michele Fasano
Produttore e autore cinematografico

 

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