CONFERENZA. “SI PUÒ ANCORA GUADAGNARE DAL LATTE?”
Sarà il giovane agronomo Nicola Giannico il 1° settembre alle ore 10.30, nella sala De Deo, ad incontrare gli allevatori per rispondere ad uno dei quesiti che attanaglia la categoria, messa in crisi ancor più che dal prezzo basso del latte, dalle quote e dalla polverizzazione per uso industriale dell’oro bianco, dall’incapacità di progettare investimenti vincenti in rete.
“Si può ancora guadagnare dal latte?” è il titolo di questa conferenza di grande attualità, fortemente voluta dall’Ordine degli Agronomi e dalla Confagricoltura.
Parteciperà all’incontro moderato da Federico Antonicelli, presidente della Confartigianato, anche il perito Michele Casulli.
Nel corso dell’incontro si discuterà di impresa, di bilanci, di infrastrutture, alimentazione, investimenti.
“Spesso – dichiara Nicola Giannico – si confonde l’assistenza con la consulenza. La prima è un servizio che può essere offerto da qualunque associazione di categoria, il riferimento è alle P.A.C. ai muretti a secco… la seconda implica conoscenze approfondite in quanto permette di apportare modifiche vincenti alla gestione dell’impresa, risollevandone le sorti. Non saranno contributi a pioggia o fondi europei a sanare le aziende zootecniche, illudersi è anacronistico, in quanto questi contributi sono destinati a scomparire. Occorre rimboccarsi le maniche, leggere le continue trasformazioni del mercato e adottare delle strategie che consentano all’azienda di anticipare la domanda offrendo un prodotto di qualità e di consorziarsi per portare avanti strategie di marketing efficaci. Il futuro della zootecnia è affidato alle medie imprese, quelle realtà che con 70 – 100 capi investono su se stesse, allestendo in parallelo e sul posto una produzione di latticini, magari utilizzando anche robot per la mungitura per contenere i costi ed avere più tempo da dedicare alle altre attività.”
Il problema più grande è la mancanza di infrastrutture che va a vanificare anche il loro impegno. Non è un caso che settimanalmente diverse imprese chiudano i battenti e le stalle.
“Gli allevatori lamentano un prezzo del latte eccessivamente basso, eppure i 35 centesimi al litro, per quanto pochi, sono tanti se paragonati ai 29 pagati in Spagna e più o meno alla stessa cifra in Olanda. Le normative legate all’utilizzo del latte in polvere – conclude l’agronomo – non incidono direttamente sul settore… invece di venderlo al caseificio lo venderanno all’azienda che lo trasforma”.
Occorre, quindi, tenere alta la qualità, se possibile diversificare l’offerta e attrarre verso l’azienda, portare sul posto turisti e clienti organizzando degustazioni ed eventi culturali, come accaduto in un frantoio di Bitonto che ha addirittura stipulato accordi con le agenzie turistiche e accoglie i turisti in crociera.