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PD. “NON È UN CONGRESSO CHE CAMBIA UN PARTITO”

assemblea pd

assemblea pdAll’indomani della elezione del nuovo segretario della locale sezione del Pd, avvenuta, si è affermato, “per acclamazione” (di chi?) e identificato nella persona di Tommaso Bradascio, già ex assessore e consigliere comunale tra le fila della Margherita, dei Ds e del Pd, nelle precedenti amministrazioni guidate da Sergio Povia (due), Vito Mastrovito e Piero Longo, provvediamo a pubblicare gli interventi integrali effettuati, in una sala De Deo semivuota e orfana soprattutto di iscritti e cittadini, sia da Tommaso Bradascio che da Giovanna Magistro. Quest’ultimo ha scatenato la reazione quasi stizzita della ex-commissaria Iaia Calvio, oltre che del segretario provinciale Ubaldo Pagano.

Riportiamo, inoltre, i nomi dei componenti il nuovo Coordinamento del Circolo Pd di Gioia del Colle: Bradascio Tommaso (segretario); Piera De Giorgi (vice segretario); Giovanna Magistro (presidente assemblea); Giuseppe Bianco e Giovanni Valletta (segreteria); Angela Masci (tesoriere). Antonio Borrelli, Annalisa Buttiglione, Antonella Campagna, Nicola Continolo, Francesca D’Aprile, Urbano Di Lorenzo, Gianfranco Falcone, Liuzzi Maurizio, Rosaria Perniola, Mariateresa Sisto, Francesca Soardi.

Buona lettura a tutti.

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COME NELLA VITA ANCHE IN POLITICA
‘UNO VALE UNO’ E NON LE TESSERE CHE HA IN TASCA

assemblea pd“Sono al terzo congresso del PD del mio paese e ho capito, da tempo, che non è un congresso cittadino che cambia un partito ma le persone che lo abitano, perché sono le persone a fare un partito e sono loro le prime a dover essere risorse o zavorre di un territorio, perché bravi o pessimi narratori.

Risultare il partito di maggioranza relativa affida ad un partito una grande responsabilità, un ruolo che bisogna dimostrare, ogni giorno, di meritare. Con la fatica, l’impegno, il sacrificio ma anche con entusiasmo, leggerezza, capacità di condividere le scelte, capacità, appunto, di narrare la storia di una comunità che vuole crescere, che non vuole lasciare nessuno indietro. Condividendo le scelte ad iniziare dal proprio partito che altro non è se non una piccola comunità.

E allora io ho solo una domanda per quanti hanno assunto un ruolo, certo non facile, nell’ultima amministrazione, e che erano chiamati a firmare gli atti, a presentarsi in giunta e in consiglio comunale preparati con proposte alla mano: avete rappresentato al meglio la comunità del Pd gioiese, con un progetto di rilancio e impegno?

La risposta è no. E il fallimento anche dell’ultimo congresso cittadino, fatto di brogli e tessere comprate, è qui a testimoniarlo.

Il congresso è certamente un punto di arrivo per tutti, ma è anche un punto di partenza. L’obiettivo è portare avanti gli scopi, le finalità, le proposte che sono scritte lì in un documento, nero su bianco. Se il congresso vuol dire camminare insieme, per me questo percorso è percorribile fino in fondo solo se troverò persone che vogliono condividere lo stesso progetto, mai – e dico mai -allontanandosi dalla realtà locale e dalle responsabilità di ognuno.

Certo non posso nascondere l’amarezza per scelte non coraggiose che non sono arrivate, neppure questa volta, dai vertici del partito.

“Un attimo dopo questo mandato possiamo discutere di un profilo giovane e di rinnovamento che ha tutte le competenze e il diritto di proporsi. Ma al momento serve un profilo terzo e di esperienza”. Sono le parole che ho sentito pronunciare non molte settimane fa da un importante riferimento del Pd gioiese. E mi sono ricordata che è più o meno la stessa frase che si ripete, ciclicamente ogni volta.

Ma quando è la città che lamenta le scelte che fa questo partito, è probabilmente perché c’è un problema di rappresentanza del Pd con il quale non vogliamo (meglio dire non volete) mai fare i conti.

Perché lo so quello che si dice e quello che diranno. Che tutti siamo uguali, che tutti siamo responsabili per quello che è successo, compresa io che parlo, parlo e poi sto qui con gli altri… Ma chi mi conosce bene sa che sono una ribelle per natura, che ho sempre respinto l’idea di avere un padrino o una madrina, che non ho correnti di riferimento ma ottimi rapporti con le persone che stimo e che mi stimano, e soprattutto è difficile imbavagliarmi. Quindi il Segretario che ci apprestiamo ad eleggere deve sapere che qualsiasi ruolo avrò nel percorso di partito con lui alla guida, io non rinuncerò alle mie caratteristiche, nel bene e nel male. E il nuovo segretario sa che può contare su una persona che non è fuggita quando la maggior parte delle persone scappava via perché poteva essere scomodo dire io sono del PD, insieme a pochi altri iscritti ci si è fatti carico delle responsabilità, si è tenuta alta la bandiera del PD nei momenti più difficili proprio perché, per me, il partito è innanzitutto una comunità, e non può essere utilizzato per consolidare posizioni di potere ma solo come strumento di servizio per la comunità più grande che è il proprio paese.

Posso dire di certo a Tommaso, persona per me dal volto familiare e che ‘mi ha vista crescere’ (e questo certamente unisce dal punto di vista della relazione umana), politico che ho stimato per il profilo di onestà e correttezza che lo ha sempre caratterizzato, che il mio augurio per lui è sincero e che troverà sempre di fronte una persona altrettanto sincera.

Perché ‘dire ciò che è rimane l’atto più rivoluzionario’, diceva Rosa Luxemburg. E allora com’è stato possibile che siano arrivati di nuovo gli arresti in questo comune? Com’è stato possibile che potere e

denaro si siano trasformati in fine quando devono essere solo e sempre dei mezzi? Il Pd cosa ha fatto in questi lunghi vent’anni per evitare la deriva della politica, addirittura di una parte della sua migliore classe dirigente?

Abbiamo perso un partito ed è possibile che nessuno dei volti noti di questo partito se ne sia mai accorto? Perché si è fatto del Pd di Gioia solo il partito degli eletti, annullando la partecipazione? Ma se non sei in sintonia con i cittadini e la città che partito sei?

Sono riflessioni che, con altre parole ma con gli stessi, identici significati e valori sono state presentate nel precedente congresso, volutamente ignorate, se non accolte con ironia da chi, poi, ha lasciato che la barca andasse alla deriva… Come vedete, prima o poi la storia, anche la piccola storia del Pd di Gioia, arriva a presentare il conto.

La politica è eredità fra il prima e il dopo, è innegabile, ed è per questo che fare politica richiede un alto senso di responsabilità.

Mi viene in mente una casa che non ha proprietari perché è un bene che appartiene a tutti, la cui cura è nelle mani dell’inquilino del momento, che ha il dovere di lasciare al prossimo un luogo accogliente, certamente vissuto ma non distrutto. Purtroppo alcuni commettono l’errore di distruggere anche quello che è stato il risultato ottenuto dal lavoro di tutti.

Caro Tommaso, mi vedi al tuo fianco perché voglio darti fiducia e sperare che la mozione da te presentata non diventi solo una dichiarazione di principi ma che si realizzi concretamente nella netta contrapposizione ai poteri forti che per vent’anni hanno governato questa città, con il giusto coraggio che servirà per contrastare, innanzitutto, i poteri forti in casa nostra. Tocca a noi dirle queste cose, così come lavorare per il concetto di bene comune che non è la prerogativa solo di qualche profeta in questo paese. Perché se il concetto di bene comune pensiamo sia un concetto superato o di cui si debbano occupare solo gli altri, allora vuol dire che abbiamo davanti ancora una lunga stagione di sofferenze. E se una promessa la dobbiamo fare ai nostri concittadini è quella di non farli soffrire più.

Credo molto nell’importanza del sentimento di chiamarsi cittadinanza, sul riconoscersi in un destino comune che influenza valori e scelte individuali. Ed è per questo che la sofferenza che provano gli altri molte volte la proviamo anche noi soprattutto se, anche non volutamente, ne siamo stati la causa.

Caro Tommaso, sei entrato in una stanza vuota come avrai potuto notare perché noi abbiamo da tempo perso un partito. Pesa e peserà anche su di te il doppio vuoto che si sente nel Pd: il vuoto di un’identità smarrita e il vuoto della politica che si è resa sempre più inaffidabile. Un doppio risultato del quale ci dobbiamo solo vergognare e di cui dobbiamo farci carico.

Serve un’altra fase da quella attuale, dove non è sufficiente la semplice conservazione dell’esistente. Bisogna ricreare le ragioni sentimentali che sembrano cancellate e ritrovare il senso delle funzioni di partito e del destino di una politica moderna, europea e riformista. Un compito che hanno tutti i circoli del Pd, da Roma in su e in giù.

Il Pd è l’unico partito la cui dialettica politica è all’altezza dei tempi moderni, e ne sono sempre più convinta. E’ l’unico grande partito che può e che deve tenere insieme il centro-sinistra, così come avviene in Europa. Da noi c’è sempre in agguato il rischio della divisione, che purtroppo abbiamo anche recentemente vissuto come partito a livello nazionale, una scissione che non sembra essere conclusa, nata sull’onda della protesta, una protesta giustamente espressa dagli elettori ma che è stata strumentalizzata da coloro che ne hanno approfittato per crearsi uno spazio mediatico fatto più di populismo che di capacità di governo. Io sono certa che i principi e i valori del PD non sono mutati e non voglio arrendermi all’idea che, pur se in disaccordo sulle soluzioni di alcuni grandi questioni, si debba essere costretti ad abbandonare il partito che è e resta, nel nostro Paese la casa dei riformisti! Gioia certamente non è stata da meno per esempi di cattiva politica, le lezioni della storia stanno lì, nei libri, negli articoli dei giornali anche nazionali, nell’apertura dei principali Tg. L’ultima lezione è quella che sentiamo ancora presente, ed è lì a ricordarci di quanto siamo stati deboli e poco vigili.

Adesso abbiamo una sola strada davanti, anche come Partito democratico, e più che temerla è nostro dovere affrontarla con coraggio e determinazione. L’ultima vicenda amministrativa ha richiesto un’analisi a tre livelli: un aspetto umano, un aspetto giudiziario e un aspetto politico. Per nostra fortuna l’aspetto giudiziario non ci vede protagonisti, ma l’aspetto politico sì. Il Pd, primo partito a Gioia del Colle nel 2012 e partito di maggioranza relativa, avrebbe dovuto e potuto contare di più e meglio per evitare certe derive ma non siamo stati evidentemente tanto bravi nel gestire alcuni equilibri politici nella maggioranza e oggi paghiamo tutti i problemi e le contraddizioni di un risultato elettorale che ci resta come eredità.

Da dove ripartire, quindi? Dal partito. Provare ad essere più utili agli altri che a noi stessi, provare a riallacciare i legami con la cittadinanza e portare ovunque le esperienze migliori del Pd. Ci sono tanti, ma tanti politici del nostro partito che anche a livelli internazionale sono riconosciuti per serietà e competenze, e quindi affidabilità. Lo dico per sottolineare una delle buone ragioni dell’esistenza di questo partito. Lo dico perché convinta che sia difficile generare classi dirigenti capaci senza il ruolo dei partiti. E per quanto siano presenti i movimenti che sono contro le forme tradizionali dei partiti, è sempre forte il bisogno di partito e lo dicono chiaramente i dati su chi rinuncia al voto, il popolo degli astenuti, nonostante la presenza di movimenti che pretendono di rappresentarli.

Per concludere, se ci saranno spazi utili nel Pd di Gioia, io li userò per portare avanti le mie idee e ripartire da dove abbiamo dovuto interrompere i lavori programmatici di un grande cantiere di cittadinanza attento ai diritti civili e ai bisogni del tessuto socio-economico che aspetta una ripresa, la stessa ripresa che ci si aspetta dalla politica locale.

Come nella vita anche in politica ‘uno vale uno’ e non le tessere che ha in tasca. Valgono le sue idee, la stima che si è guadagnato/a, i successi raggiunti e gli errori fatti.

Che città ci viene consegnata? Quali sono i problemi e quali i bisogni? Quali le proposte della politica? L’offerta politica del Pd qual è? Quale città immaginiamo nei prossimi 5-10 anni? Queste le domande che ci aspettano.

Se questo vorrà dire rompere nel Pd equilibri vecchi e dannosi io sarò per rompere purché il Pd torni a dialogare con la città e sia parte integrante di un percorso di rinnovamento con tutte le realtà e i cittadini a noi vicini.

Se ci sarà da dire no alle alleanze ‘marmellata’ o all’idea di farsi supportare con i voti delle truppe cammellate io voterò no.

Se si deciderà di candidare nella lista Pd personaggi che guadagnano voti, ma fanno perdere la faccia al partito io voterò no e non presterò la mia di faccia, non questa volta perché ho capito che non piace farmi rappresentare da loro.

Il Pd è certamente la sintesi di un collettivo ed è compito tuo Tommaso costruire il collettivo migliore. E il partito, inteso come collettivo, dura nel tempo quando si dà spazio ad una cultura politica fatta di buon governo, legalità, merito.

Buon lavoro!”

GIOVANNA MAGISTRO

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