“CERCASI UN FINE” PORTA A GIOIA RANIERO LA VALLE
Riflettere sul pontificato di Papa Bergoglio apre le porte ad un interesse che va oltre l’aspetto religioso e spalanca il cuore all’empatia. Il prossimo 12 febbraio, alle ore 17, nel Chiostro del Municipio, le Associazioni “Centro Studi Erasmo onlus” e “Cercasi un fine” ospiteranno Raniero La Valle, autore di “Chi sono io, Francesco?” (Ponte alle Grazie – 2015). Franco Ferrara sarà insieme a Rocco D’Ambrosio (in videoconferenza) con il gruppo di studio formato da: Carlo Resta; Giovanni Santamaria; Paolo Cantore e Giuseppe Goffredo.
Abbiamo rivolto a Ferrara alcune domande su questo incontro, un prezioso momento di crescita e confronto per la città.
Si dice che papa Francesco avvicini soprattutto i non credenti, tanto inconcepibile appare a molti credenti invece il suo tentativo di rendere la Chiesa più accogliente predicando la Misericordia. Cosa ne pensi?
Stiamo vivendo in un tempo inedito per quanto riguarda la Chiesa e il Papa. Si registra da più parti il rapporto positivo tra Papa Francesco e i non credenti, egli con il suo ministero pastorale quotidiano indica il sentiero della Chiesa che emerge dal Vangelo. Intanto stiamo partecipando all’ avvento della Chiesa del Concilio Vaticano II° . Sembrava che fosse una Chiesa archiviata invece splende fra tutte le contrade. Il Papa delle periferie sta svelando una Chiesa che vede i protagonisti di primo piano i naufraghi della storia. Il fuoco centrale, appunto, sono il ripensamento del rapporto tra la Croce e la Resurrezione, la presunta fine della storia, la grande questione dell’ecumenismo, posta nel congelatore delle pastorali locali, il dialogo interreligioso, il problema del male radicale, il tema della teologia di genere. Sono grandi questioni ormai globalizzate. Si rende necessario ritracciare tutti i rapporti sia in ambito locale che universale. Papa Francesco ha aperto le porte della misericordia per dire che c’è posto per l’umanità intera e non per alcuni eletti. Il disegno è quello dell’affermazione della misericordia e non d
ella durezza del sacro.
Quale credi che sia l’aspetto fondamentale della riflessione di Raniero La Valle?
Raniero La Valle lo ha compreso sin dall’ inizio del pontificato di Francesco. Egli sostiene nel suo ultimo libro che “la cosa più bella è proprio questa; che possiamo tornare ad attendere, ad un’Europa stanca e senile, a un mondo che, sacrificato al danaro globale, non si aspetta più niente, Papa Francesco ha restituito la dimensione dell’attesa. Un Papa che si interroga: “Chi sono io ? Chi sono io per giudicare, per condannare, per escludere dalla comunione ecclesiale, sostituendomi a Dio?. E perciò come San Francesco si spoglia degli abiti del dominio e degli orpelli del potere, apre le porte e va a cercare gli esclusi, sconfessa i violenti, vuole che “il danaro non sia signore ma servo”. Raniero La Valle è la persona che ha vissuto il “secolo breve” e ci ha raccontato i grandi cambiamenti del ‘900 come ci illustra nel libro “Quel nostro ‘900” sui tre registri: costituzione, concilio, sessantotto, da lui ora apprendiamo la tenerezza di un Papa che si dona in piena libertà al Popolo di Dio. Con il suo collocare al centro degli eventi la riflessione evangelica ne fa un grande testimone.
Il Dio di Jurgen Moltman, il Dio di Fracesco, Il Dio dei Cristiani… Che differenza c’è tra la maniera che ognuno di loro ha di intendere la divinità?
Jurgen Moltmann – teologo tedesco – di fronte alle domande: “Come si può credere ancora in Dio dopo Aushwitz ?” dopo la rielaborazione del “Dio crocifisso” rispose: “a chi si deve credere se non a Dio!”. Se si dicesse “ dopo Aushwitz non si può credere in Dio, allora Hitler avrebbe annientato non solo il popolo ebraico, ma anche il Dio d’Israele: e che il Dio d’Israele rida di Hitler, io non lo credo proprio. Sono tanti i teologi tedeschi, i quali dicono che dopo Aushwitz bisogna credere in Dio, altrimenti Hitler avrebbe una vittoria postuma. Il “Dio Crocifisso” e la risposta di Jurgen Moltmann agli orrori di Aushwitz e all’orrore vissuto durante la guerra. Il Dio di Moltman è quello che fonde la teologia della speranza con quella della croce. Il pensiero e l’azione di questo teologo negli anni ’70 gli richiede un impegno da cristiani adulti, non banali. Il Dio di Francesco è il Dio della Misericordia, che annuncia ai popoli del sud del mondo: “non lasciatevi rubare la speranza”. In questo tempo accanto alle analisi fatte nei campi diversi da Papa Francesco, si coglie quella dimensione del gaudium, della gioia e non dell’angoscia. Ognuno di loro legge la storia con chiavi diverse per poi convergere sulle scelte. Entrambi leggono i grandi teologi presentano un Dio capace di soffrire con l’uomo e per l’uomo, un Dio che accetta di mettersi in gioco a fianco della creatura.. Ma la morte in croce non è l’ultima parola, nella lettera ai Romani: “Cristo Gesù è colui che è morto e ancor più è Resuscitato” (8,31). Allora la vittoria sul male vale più della speranza che pone al centro della storia la mattina di Pasqua e la Resurrezione di Cristo.
Pensi che Papa Francesco compirà passi importanti anche nel dialogo interreligioso? Già li ha compiuti con i suoi viaggi nel Medio Oriente lo dimostrano. Comunque il dialogo ecumenico si era bloccato, rimanevano belle testimonianze singole, non si affrontavano i problemi comuni. Basta vedere la rivista trimestrale ODIGOS del nostro Istituto Ecumenico S. Nicola che ci fa immergere nel profondo delle questioni. A giugno di quest’anno a Creta, nel cuore del Mediterraneo crocevia delle guere. L’intera Ortodossia , vincendo antichi timori e livori ha deciso di tenere “ il sinodo pan Ortodosso”. I lavori si articolano in dieci punti ripartito in tre macroaree: relazioni tra le Chiese ortodosse; questioni di ordine pratico tra cielo e fedeli; rapporti con l’ortodossia con il mondo.
L’ altro appuntamento è per il 3 ottobre di quest’anno, per i 500 anni della Riforma che saranno celebrati a Lund in Svezia. Quindi l’ ecumenismo ha ripreso il cammino, in questa chiave Papa Francesco aprirà altre porte sul versante della storia, lo sviluppo del dialogo è una strada obbligata non si può deviare o tornare indietro.
Perchè sembra tanto essere osteggiato il tentativo di ammodernamento della Chiesa? Cosa fa paura?
Intanto non è un “tentativo di ammodernamento”ma è un processo di liberazione, Mario Girardi, prima di lasciarci mi disse che la differenza tra il “Papa cattolico e quello ortodosso si rileva dall’abitazione, il primo ha la reggia Berniniana, il secondo vive in un piccolo appartamento tra gli abitanti”. Le cause di aver trasformato la sede e il Papato in una reggia ha avuto inizio nell’ anno 1000, con la riforma gregoriana promossa da Papa Gregorio VII°, che aveva concepito un sistema per il quale il mondo interamente si risolvesse nella Chiesa, e la Chiesa interamente si risolvesse nel Papa e l’inedito divino fosse assorbito e dissolto nella potenza visibile della Chiesa. E si perseguisse la cattura del cielo per il trionfo del sacro sulla terra. Il papato veniva costruito come un potere superiore ad ogni altro potere, cioè come potere sovrano e unico sovrano, cioè Assoluto. Raniero continua la sua analisi teologica del papato, con la prospettiva di ritornare alle origini. Questo trova gli ostacoli sulla stratificazione del potere che ha superato il millennio. Quello che sta succedendo è un conflitto tra gli utilizzatori del potere e la profezia di Papa Francesco, se il Popolo di Dio ha coscienza di quello che accade sarà possibile riparare la Chiesa.