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GIOIA DEL COLLE VISTA DALLA LUNA 3. IL RISVEGLIO CIVILE

gioia vista dalla luna

Fasano-MichelePREMESSA

Caro direttore,

il mio ultimo intervento su La Voce del Paese, «Gioia del Colle vista dalla Luna n.3», mi ha dato l’occasione di sentire al telefono qualche amico in merito alla discussione «apparentamento sì» / «apparentamento no» tra La Bottega della democrazia e Un impegno… in Comune.

Condivido pienamente il «No grazie» di Donato Lucilla alla proposta di apparentamento di Donato Paradiso. Esso contiene un grande valore di ordine generale che però va esplicitato meglio (e Lucilla non poteva farlo nei termini che intendo usare io). Attraversiamo un momento storico che esige un diverso modo di fare politica; non ci si deve accontentare solo di vincere queste elezioni («di prendere il potere»), ma occorre farlo senza smettere di far emergere una «nuova cultura politica».

Ebbene, i numeri dicono che se tutte le forze che si sono opposte al «Sistema Povia», senza “se” e senza “ma”, adesso, tutte insieme, cooperassero alla vittoria di Donato Lucilla, non si darebbe solo un buon governo alla città, ma addirittura si finirebbe per occupare l’intero spazio politico in Consiglio Comunale, sia di governo, che di opposizione, con forze tra loro distinte, ma tutte avverse al malaffare. Questo dato vale più di ogni possibile rendita di posizione tattica del proprio gruppo politico.

La Bottega della Democrazia ha solo un anno di vita e ha già ha visto germogliare poderosamente gli effetti di un altro modo di agire. Nell’articolo «Gioia del Colle vista dalla Luna n.3» definisco «contemporaneo» tale nuovo modo di fare politica, per ragioni strutturali e non solo morali, che spero di aver reso accessibili, perché ci parlano del nostro futuro… Tale necessaria nuova modalità partecipata contemporanea si oppone alla politica alla vecchia maniera, sia nella sua forma illegale, sia nella sua forma partitocratica e cinica, entrambe distruttive del tessuto sociale, che è invece è il Capitale comune da tutelare, la sorgente della ricchezza diffusa.

Allora, il nuovo modello politico in gioco, a favore di tutti, anche per la Bottega della Democrazia deve essere mettere radici per due, tre, quattro anni, per sempre… per tessere la Comunità: difficile, ma vincente, oltre che indispensabile per ragioni di ordine superiore.

Se sarà Sindaco Donato Lucilla, alla fine del suo mandato i gioiesi potranno scegliere tra due movimenti, tra loro antagonisti in modo leale, ma complici fin d’ora nella difesa dell’interesse superiore della legalità, della cultura, della persona, delle istituzioni, della trasparenza, della partecipazione democratica. Tutti valori che non dovranno mai più riguardare un programma politico di parte, ma l’assetto stabile, Costituzionale, dello sviluppo della città e del territorio: la nostra identità comune. Tale atteggiamento condiviso è vitale per una comunità nella contemporaneità, come spiego nel mio articolo… Basta inconscio Fascismo strisciante !!!

Perché mai unirsi in un governo unitario «contro» la Destra? e con ciò offrirle uno spazio politico insperato, che essa non saprebbe costruirsi nel nuovo quadro contemporaneo? se ci si può unire al ballottaggio «per» rendere possibile un’ottima Giunta nel breve termine? ma soprattutto «per» preparare, nel lungo termine, le condizioni strutturali della vita democratica della città?

Se Un impegno… in Comune vincesse le elezioni, il suo metodo politico obbligherebbe tutti gli altri a fare altrettanto. Dunque, lungi dall’essere un atteggiamento rampante da «asso piglia tutto», il «No grazie» del movimento Pro.Di.Gio e di SEP indica uno stile nuovo, garante dei diritti di tutti i cittadini, ben al di là dei propri interessi tattici. Ciò dimostra che animano quel movimento persone finalmente coraggiose (dal cuore grande significa la parola).

Se alcuni amici della sinistra (pochi), male interpretando il «No grazie» di Donato Lucilla, cercassero scuse per giustificare un’eventuale astensione al ballottaggio o anche solo un disimpegno nell’ultimo miglio, agirebbe di nuovo il nostro «terzo grande malanno civile», dopo i primi due descritti nel mio articolo «Gioia del Colle vista dalla Luna n.4»: l’«ignoranza della contemporaneità» (causa originaria) e la «corruzione» (il suo effetto). Tale terzo grande malanno è il «cinismo tattico», tipico della mentalità della vecchia sinistra che ha sempre perso nello stesso modo… in attesa di chissà quale vittoria futura… e che perdendo ha sempre favorito il peggio per la nostra città e per il nostro Paese.

B A S T A…. L’ O R A   È   A D E S S O !!!

Se Un impegno… in Comune vincesse le elezioni, i prossimi 5 anni faranno bene alla Bottega della Democrazia, perché nel lavoro di opposizione potrà radicarsi un processo ottimamente avviato. D’ora in poi si chieda il meglio alle persone: il loro cuore, la loro passione, la loro fantasia, la loro creatività, il loro studio, il loro sacrificio… mai più deleghe in bianco, mai più ottusa disciplina di partito, mai più gerarchie indiscutibili anche quando falliscono, né pigrizia mentale… in uno… mai più logica e assetti organizzativi militari. La guerra civile è finita… e hanno perso tutti.

La Bottega della democrazia ha capito bene la lezione: continui a far bene come nell’ultimo anno. Non ci si deve unire, ma solo sostenere al ballottaggio, guardando lontano. Lo stesso sarebbe accaduto a parti invertite…

Allora tra 5 anni la battaglia elettorale si svilupperà nella rivalità tra Un impegno… in Comune e la Bottega della Democrazia in sana, sanissima competizione; e i gioiesi, per la prima volta nella loro storia, cadranno bene in ogni caso. Questo è molto di più che vincere o meno le elezioni.

Se Donato Lucilla sarà Sindaco, alla Destra e ai mariuoli che vi stanno cercando riparo, farà bene stare fermi 5 anni… Questo conta più di ogni altra cosa adesso. Dovranno rinnovarsi anche loro e se non lo dovessero fare… un altro ballottaggio li seppellirà. Difendiamo la nostra città, difendiamo la nostra Comunità anche dai nostri stessi fantasmi, e votiamo tutti insieme Donato Lucilla sindaco. ORA.

Buona lettura di «Gioia del Colle vista dalla Luna n.3».

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IL RISVEGLIO

È in atto un risveglio civile. L’elettorato gioiese ha preso fiducia e si è mosso. Gli elettori del PD hanno dimostrato di non aderire più a un simbolo per conformismo. Così, in nome degli ideali di democrazia che avrebbero dovuto animare quel partito, il suo elettorato ha abbandonato al proprio destino i mezzadri e i caporali dei pacchetti di voti, lasciandogli giusto il simbolo come un guscio vuoto. Bravi i democratici gioiesi. Bravi gli amici della Bottega per aver conquistato un ottimo 12,7%. Ora è tutto chiaro: legalità e trasparenza esigono intransigenza e coraggio.

Questo aveva fatto ancor prima Enzo Cuscito (ex segretario del PD). Egli, in soli tre anni, attorno al manipolo di brave persone che lo seguì allora, ha coagulato molti altri cittadini fermi in un proposito democratico autentico, orientato da un senso di giustizia, qualcosa di più della mera legalità. SEP oggi incarna la forza del cambiamento insieme con Pro.Di.Gio., movimento che aveva avviato un analogo e distinto percorso di rinnovamento della politica in città, e il 29% raccolto assieme è stato un ancor più grande risultato. A prescindere dall’esito del ballottaggio imminente, SEP e Pro.Di.Gio. hanno già vinto una battaglia culturale enorme. Nulla sarà più come prima.

L’ORA È ADESSO, MA LA GUERRA NON È ANCORA VINTA

Va sottolineato il fatto che sono bastati solo tre anni a ribaltare tutto il marcio che c’era. Allora non è poi così lento il cambiamento se la leva su cui si esercita la propria energia è animata dalla competenza (la cultura, lo studio, il tempo che esse richiedono, la condivisione partecipata e plurale) e da un senso di comunità che prevalga di fronte alle convenienze di clan partitico o familistico.

Tutt’altra cosa rispetto al “centralismo democratico” (una cosa sensata – forse – 50 anni fa, di cui si strugge di nostalgia il buon soldatino di piombo Paolo Covella) o, peggio, rispetto all’incompetenza di quei personaggi improbabili che piacciono a Filippo Donvito.

Un messaggio assolutamente contemporaneo giunge da Gioia del Colle e fa ora di nuovo di questo paesino della Puglia una potenziale avanguardia di tutta la scena politica, economica e culturale nazionale. Ve ne accorgerete, cari amici, si può cavalcare il futuro. Attenzione, però. Al momento si rischia ancora di precipitare nel passato. L’ora è adesso, ma la guerra non è ancora vinta.

UN ALTRO NEMICO: IGNORANZA DELLA CONTEMPORANEITÀ

C’è un altro nemico, oltre ai corrotti. Occorre metterne a fuoco il profilo, per vincere come Comunità, a prescindere dai gruppi politici di appartenenza. Sconfitti i corrotti nel PD, sta ora emergendo dall’ombra il vero nemico, la causa di tutto, di cui i corrotti sono solo l’effetto. Il vero nemico è l’ignoranza, di gran parte della classe dirigente gioiese, riguardo a cosa sia una città oggi, al suo ruolo planetario, da definire in modo esatto anche nella gestione di una piccola città come Gioia del Colle, pena l’invasione d’interessi predatori esterni (mafiosi o finanziari). I politici corrotti locali sono spesso solo i mezzadri in loco di torbidi interessi esterni alla città; non possono volare più in alto di così, appesantiti da una visione gretta, non sanno gestire la complessità e necessariamente risolvono con strappi alle regole guai in cui si ficcano da soli per insipienza, nessuna creatività e per avidità: poi si ritrovano a gestire conseguenze indesiderate, piuttosto che porre cause razionali. Oggi l’innovazione non è un’opzione “progressista” alternativa all’opzione “conservatrice”, come fossimo in un quadro politico ottocentesco. Oggi «l’innovazione è obbligatoria» per poter «conservare» convivialità, socialità, salute e sostenibilità ecologica… o sarà la barbarie. Progresso e conservazione sono dinamiche reciprocamente implicate in un quadro olistico obbligato.

Per andare al dunque mi sono chiesto: ma la Destra sa davvero che cosa fare a Gioia del Colle se dovesse vincere al ballottaggio? Dato il travaglio che ha subito, Gioia del Colle se la può permettere? Direi di no, basta leggerne il programma. Vaghezza tanta e contemporaneità zero.

CAPACITÀ DI GESTIONE ATTIVA DELLA COMPLESSITÀ

Al contrario, bene la nuova coscienza politica chiaramente emergente a Gioia del Colle da parte di SEP, Pro.Di.Gio e Bottega… Il segnale è stato dato forte e chiaro: 1. radicale cambiamento della classe dirigente e, soprattutto, 2. pratiche di partecipazione dal basso sia per la scelta dei rappresentanti, sia per il programma. Molto bene, perché oggi l’innovazione riceve potenti stimoli da dinamiche globali e tecnocratiche ineludibili, ma esse devono trovare risposte creative dal basso, dal territorio, perché solo in tale dialettica possono essere gestite nella difesa degli interessi della Comunità, per cui una sapiente capacità dialogica botton-up è necessaria e indispensabile. In tale quadro l’iniziativa imprenditoriale privata è preziosa, purché sia genuina, vale a dire radicata e organica al territorio (al cliente), altrimenti è paravento di speculazioni finanziare o peggio.

Possiamo dire «partita vinta»? No. Non ancora. Occorre maturare un altro passaggio in base al quale valutare le azioni dei prossimi giorni. Per colpire la corruzione (che è solo una conseguenza) occorre combattere l’ignoranza circa le dinamiche della contemporaneità che ne sono la causa remota, con il suo nesso necessario con il malaffare e la Mafia… È questione morale e strutturale assieme. Questo scatto mentale devono fare classe politica ed elettorato.

A Gioia del Colle i corrotti hanno già riorganizzato una strategia. Occorre rivelarla, perché i cittadini non ne sottovalutino il pericolo, proprio ad un passo dalla loro liberazione, mai come oggi così a portata di mano, ma ancora per nulla scontata se non si serrano le fila.

ETICA DELLA VERGOGNA VS ETICA DELLA COSCIENZA NELL’ETÀ DELLA COMPLESSITÀ

L’«Etica della Vergogna» autorizza a fare qualsiasi cosa, anche la più turpe. Essa recita così: «ciò che non si vede non esiste». Finché qualcuno non se ne accorge, faccio come mi pare. Solo la vergogna in pubblico fa sì che l’azione turpe sia fermata, per recitare un mea culpa, accampando giustificazioni come la distrazione, la buona fede, il diritto a una nuova possibilità, la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio… Tutto falso, fa parte del gioco, che è quello di ritornare nell’ombra dell’Etica della Vergogna, là dove finché nessuno si accorge si può fare quello che si vuole.

L’«Etica della Coscienza», invece, fa sì che ciascuno sia giudice davanti a se stesso per le proprie azioni, in spirito e verità, in coscienza per l’appunto, per cui si è onesti anche quando nessuno sta lì a sorvegliare. Il «senso di colpa» verso gli altri, come «senso del limite», è qui una virtù.

Oggi occorre selezionare persone capaci di coscienza civile non solo per ragioni morali, ma anche perché la complessità contemporanea fa sì che nessun organo tradizionale di controllo democratico possa fino in fondo essere efficace in tale compito, perché se mai arriverà, giungerà in ritardo, come sappiamo bene a Gioia del Colle. Non è solo questione morale (non attiene solo alla punizione del male), ma anche strutturale (attiene alla dispersione del patrimonio di ricchezza collettiva, che si declina in spreco di capitale sociale, culturale, ecologico, urbanistico, paesaggistico che in fin dei conti incide sul portafoglio di ciascun singolo cittadino) e in ultima analisi è questione politica (che attiene ad un diritto di cittadinanza effettivo e non solo nominale).

PARTECIPAZIONE COME METODO POLITICO E STRUMENTO DI CONTROLLO

È dunque per ragioni economiche, oltre che etiche e di libertà che occorrono partecipazione e trasparenza, perché solo l’Etica della Coscienza, socialmente coltivata, permette oggi nell’età della complessità, di aiutare se stessi e i propri concittadini a discernere il meglio nei tempi rapidissimi del cambiamento continuo che dobbiamo saper attraversare. Pena la subordinazione a poteri esterni al territorio, che lo sfruttano, come la Mafia o la speculazione finanziaria, i nuovi predoni che spesso oggi si alleano tra di loro. È nelle pieghe della complessità mal gestita dagli ignoranti (magari pure inconsapevolmente tali) che germina il seme del malaffare. In questo quadro l’elaborazione partecipata dei problemi della città e delle loro soluzioni, non è solo un metodo politico, ma anche mezzo d’innovazione, se visto dall’alto, e al contempo suo antidoto, in quanto strumento di controllo comunitario necessario, se visto dal basso. Non bastano la magistratura o l’informazione mediatica da sole. Occorre la partecipazione. Si capisce perché avversari della Comunità sono anche tutti coloro che sui media la mettono in rissa, in diffamazione strisciante, in pettegolezzo, in lamento, aggiungendo chiasso alla già difficile complessità della nostra epoca, facendo sì che non si possa distinguere tra competenza e incompetenza, favorendo quella zona d’ombra poi funzionale all’Etica della Vergogna e alla Doppia Morale. È il metodo della Mafia, ma anche di tanta “alta politica” che si è illusa in questi anni di poter controllare tali pratiche indecenti.

A Gioia del Colle non tutti comprendono che il potenziale del proprio territorio sarà tanto più elevato quanto più specifico, originale e unico sarà il profilo che gli si darà. Tale originalità può essere solo coltivata e fatta emergere dal basso, il disegno non può essere imposto dall’alto, né copiato da fuori. Non si comprende che l’Etica della Coscienza (ascolto, rettitudine, competenza, trasparenza e senso del luogo) oggi fa sì che possa essere il Mondo a investire a Gioia del Colle e non i giovani gioiesi a dover preparare le valigie. Alla luce di tali considerazioni, SEP e Pro.Di.Gio (e da un anno a questa parte anche la Bottega), hanno elaborato in modo meditato programmi adeguati, con accenti diversi, ma sostanza affine.

SEGNALI INQUIETANTI DA DESTRA

Alla luce delle considerazioni già esposte, però, di fronte ad un programma vago, occorre anche chiedersi se gli uomini della Destra siano in buona fede o oppure no. Beh… se il loro programma è solo e sinceramente «vago», già così la loro ignoranza sarebbe pericolosa, perché subirebbero infiltrazioni senza neanche avvedersene (si veda il recentissimo caso del Sindaco Piero Longo, per stare in casa loro). Oppure no, essi sanno bene cosa stanno preparando e il loro programma è «volutamente vago» per non esporsi davvero al giudizio dell’elettore, perché sono avvezzi all’Etica della Vergogna (si faranno gli affari loro di nascosto, finché nessuno se ne accorge). Tale chiave di lettura della situazione è coerente con segnali inquietanti già in essere che vanno esplicitati.

FRAMMENTAZIONE PULVISCOLARE D’INTERESSI ETEROGENEI

La Destra ha messo insieme un mix d’interessi particolari di un provincialismo deleterio, per di più in antitesi tra loro e già solo per questo pericolosi per il futuro di Gioia del Colle, a prescindere dall’innocenza o meno delle persone che compongono tale gruppo. Nessuna cultura contemporanea la anima (nessun progetto organico), il che è l’anticamera dell’illegalità. La filiera è la seguente: incompetenza, frammentazione d’interessi, incapacità di gestione, immediata crisi del consenso, guerra tra bande, manipolazione dell’informazione, controllo dell’elettorato con pacchetti di voti, dipendenza da interessi esterni al territorio, corruzione, illegalità… Un film già visto.

Occorre però comprendere ora che tale filiera non si srotola solo per ragioni morali di ordine personale, ma prima di tutto essa è causata da cecità sistemica riguardo ad aspetti strutturali (di ordine culturale, economico e politico assieme).

Capi bastone di pacchetti di voti di Destra, da sempre nell’ombra, questa volta ci hanno messo direttamente la faccia, perché annusano il pericolo della partecipazione democratica, sentono che il loro stesso elettorato è tentato dal profumo della verità (si analizzi il voto disgiunto…).

Perché sta accadendo? Perché dal punto di vista delle dinamiche strutturali d’una città contemporanea si può comprendere come oggi sia possibile dire che non c’è più differenza tra destra e sinistra (non certo sul piano storico-ideologico), ma perché si sta scoprendo che stiamo attraversando una soglia epocale, «non è più epoca di cambiamenti, ma è in atto un cambiamento d’epoca» dice giustamente Papa Francesco… Si sta comprendendo che siamo tutti insieme parte di un ecosistema, la Comunità concretamente integrata nel territorio e nel paesaggio, oltre che in dinamiche globali che continuano a esistere anche quando le si ignori. Ci sono persone che votano a Destra in buonissima fede, quando capiranno (e stanno già capendo) allora una bella primavera sboccerà anche da quella parte politica. Siamo solo al principio…

IL PROCESSO DI RICICLAGGIO DI “CAPORALI” E “MEZZADRI” DEL PD

E invece… Si osservi che il PD al primo turno non ha raccolto neanche il consenso che i caporali e i mezzadri dei pacchetti di voti tradizionalmente riuscivano a raccogliere (500 voti c.a., pare…).

Ma come? Dopo aver difeso a sangue la loro linea …, dopo aver mandato fallita la mediazione del Commissario del PD Regionale Avv. Iaia Calvio…, dopo aver rifiutato le condizioni poste dalla Bottega per una riappacificazione politica in extremis… (altro che “f’zzus”, come dice qualcuno… anche troppo pazienti sono stati gli amici della Bottega…; e altro che “talebani” andrebbe detto ai Pro.Di.Gio e ai SEP, ma capaci di sacrificio e lungimiranti…), ebbene…, dopo aver persino giocato al gioco delle tre carte con il loro stesso ultimo segretario e candidato Sindaco a un mese dal voto… i caporali e i mezzadri del PD cosa fanno? Abbandonano la barca del PD e convogliano i voti su questa o quella lista-ombra dell’ultim’ora… Sono pazzi? No… Dopo aver distrutto il PD, come avrebbero potuto pensare di proporsi alle elezioni in prima persona? Come ebbi modo di dire già un anno fa, da soli non valgono nulla, sono dei vigliacchi. Non ci hanno neanche provato… Al primo turno i caporali e i mezzadri dei pacchetti di voti si sono semplicemente contati individualmente, uno per uno, in vista di giocare il loro ruolo al ballottaggio. Ebbene, se questa gente si muove in questo modo, evidentemente sa di poter trovare una sponda pronta ad accoglierli. Hanno lavorato al primo turno per dimostrare la loro capacità di tenuta (tutt’altro che scontata): chi nel PD, chi con Falcone, chi altrovema per tutti la destinazione finale è sempre stata la Destra. Prova ne è che qualche bel personaggio del «Sistema Povia» è già stato accolto tra le sue fila.

L’INSUFFICIENZA CULTURALE DELLA DESTRA E IL RICORSO AI PACCHETTI DI VOTI

L’insufficienza culturale della Destra fa sì che essa non possa sperare di convincere l’elettorato al ballottaggio per l’entusiasmo che la sua proposta politica dovrebbe ingenerare. Il loro pragmatismo sarà necessariamente volto al cinismo per via della loro stessa inadeguatezza, che emerge chiaramente dalla povertà del loro programma. I caporali e i mezzadri dei pacchetti di voti PD lo sanno e hanno stretto la mano ai Capi bastone della Destra, che li accoglieranno al secondo turno. Programma vago… coalizione frammentaria… Senza alleanze scabrose il ballottaggio è per loro senza speranza. Inabile alla gestione attiva della complessità contemporanea, la Destra gioiese è un luogo ideale per fungere da nuovo siparietto all’Etica della Vergogna, che il PD ha dovuto abbandonare per l’indignazione della città e la rivolta della sua base.

L’UNICO VERO PERICOLO

Numeri alla mano, se Donato Lucilla raccogliesse l’incondizionato appoggio degli elettori della Bottega e dei M5S sarebbe fatta… Il pericolo è però che costoro si mettano ora a discutere finendo per sfuocare il centro del problema che è ancora tutto pericolosamente presente. Mi auguro che di qui al voto per il ballottaggio nessuno discuta di apparentamenti. Lo dico chiaro: è un falso problema. Si sostenga senza contropartita Donato Lucilla, senza se e senza ma, senza perdere tempo, unilateralmente. Non si distolga lo sguardo dai corrotti, che sono ora tutti da una parte e pronti a giocarsela. Non si sottovaluti l’inadeguatezza del programma politico della Destra, che rende necessario il ricorso ai pacchetti di voti esterni come unica possibilità di espansione. Ci si unisca nel segreto dell’urna a favore di Donato Lucilla e della città. L’ora è adesso!! Fair play… Per 15 giorni si può fare. Poi riparta la competizione delle idee e si faccia anche opposizione dura a Donato Lucilla, sarà comunque espressione di un più alto livello di civiltà. Nessun consociativismo, per carità. Nessun centralismo democratico, mai più. Nessun inciucio. Sacrosanto. Si investa sul futuro di tutti. Così facendo vincerà un gruppo politico nuovo, ma si eleverà il livello del dibattito politico in città, che costringerà anche la Destra a interrogarsi… o a scomparire. La prossima volta (tra 5 anni, mi auguro) non si dovrà parlare di beghe giudiziarie, ma di futuro. Una competizione sul futuro è da costruire ed è responsabilità di tutti farlo A D E S S O. Qui dalla Luna ora… si vede lontano… ed è gran un bel vedere… Chiudiamo la partita, mandiamoli tutti a casa. E che le chiacchiere stiano a zero…

 

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