TRATTATI COME BESTIAME I PENDOLARI AUTOLINEE SUD EST
Tratta bestiame? No, viaggiatori degli autobus Sud Est. Nonostante le continue e quotidiane segnalazioni di disservizi legati a mezzi sempre più cadenti e scalcagnati, spesso in avaria, sugli autobus della Sud Est si continua a viaggiare in estrema cattività, pur pagando non poco per biglietti ed abbonamenti.
Le criticità si presentano nelle corse mattutine nella fascia oraria che va dalle 7 alle 8 in partenza da Gioia verso Bari, corse prese d’assalto da studenti e lavoratori nonostante – stando agli orari pubblicati sul sito -, partano ben tredici autobus, anche se a nostra memoria il numero è decisamente più basso. Trovare un posto a sedere è un terno al lotto, ed il viaggio in piedi, in precario equilibrio con il traffico mattutino, è interminabile.
Ancor peggio al ritorno dal capoluogo, in particolare “nell’unica” corsa diretta verso Gioia alle ore 14.10, la “Bari – Gioia – Palagiano”. Fino a poche settimane fa i gioiesi potevano distribuirsi tra la “Palagiano” e la “Taranto”, quest’ultima di fatto scomparsa anche se ancora presente sul sito. La successiva, una interminabile corsa locale, parte circa mezz’ora dopo.
E da inizio ottobre per i pendolari che alle 14.10 tornano a casa salendo alle varie fermate, è una vera odissea: posti solo in piedi, spesso senza neanche la possibilità di sedersi sui gradini, stretti come sardine in scatola.
L’11 ottobre si è toccato il fondo: i viaggiatori erano così stipati che persino districarsi per raggiungere uno dei posti a sedere offerto da una studentessa nelle retrovie, era impossibile. Sembrava di essere sui barconi degli immigrati. In quattro erano sul predellino dell’ingresso centrale, talmente incastrati da non riuscire a scendere. Il corridoio era interamente occupato da persone in piedi e accanto al guidatore erano in tre, tra predellino e sedili.
In caso di claustrofobia, frenata brusca, cosa sarebbe potuto o potrebbe succedere? Per non parlare delle strattonate, degli urti e della stanchezza che piega le gambe doloranti.
E non sono ancora attivi tutti i corsi universitari che altri viaggiatori porteranno sulla tratta Gioia-Bari!
Ma la vera beffa è vedersi superare da autobus semivuoti – è il caso di una delle numerose corse dirette verso Casamassima -, i cui fortunati cittadini godono di non pochi benefit nel corso di tutta la giornata.
… E DALLA FERMATA A CASA CHILOMETRI DA MACINARE A PIEDI
Che dire, poi, delle fermate locali, con autobus che percorrendo la circonvallazione effettuano due sole fermate: villa Duse e ospedale, costringendo i viaggiatori a spostarsi a piedi per tre, quattro chilometri per tornare a casa? E’ il caso di chi abita nella zona del Seven, nel Parco delle Mimose, in via Santeramo… Eppure basterebbe poco, basterebbe che gli autobus percorrano via Federico II di Svevia dove sono previste le fermate di San Vito, della rotonda nei paraggi del caseificio Milano e del Parco delle Mimose, senza prendere la circonvallazione per Noci, allungando di tre chilometri (misure alla mano) la tratta. Chi non può recarsi alla fermata in auto è fortemente penalizzato.
E L’AMMINISTRAZIONE QUANDO “SI MUOVERÀ?
L’Amministrazione potrebbe farsi portavoce e dialogare istituzionalmente con il responsabile delle autolinee? Pensare ad una mobilità che tenga presente anche le esigenze ed i disagi di chi viaggia con mezzi pubblici ed inquina poco, è utopia? Di richieste formali e raccolte firme negli anni passati se ne sono contate non poche, anche per chiedere che Gioia venga meglio servita nei trasporti pubblici e privati verso Putignano, Monopoli (che ospita un conservatorio), Matera…
Infine, tornando alla tratta Gioia – Bari, il dramma di chi lavora di domenica, turnisti o dipendenti pubblici e privati, che vedono di sabato ridotte le corse di cui l’unica ed ultima di rientro a Gioia è alle 20, e di domenica l’assenza totale di partenze sia verso Bari che verso Gioia.
E’ il caso di dire che nel giorno santificato per il riposo, o si va a piedi, o in treno, ma anche qui corse ridotte e disservizi a iosa. In quanti sanno che – fatto il biglietto – se non lo si utilizza entro le 24 ore va gettato via? Non vi è neanche la possibilità di chiedere il rimborso o validarlo per i giorni successivi. Ma tanta fiscalità è univoca… sempre e solo verso il povero viaggiatore che deve subire di tutto: ritardi, soppressioni di corse senza preavviso, numeri verdi che non rispondono e costi sempre più pesanti. Siamo nel profondo Sud e non è un caso che si venga trattati come… pecoroni!