LA PROTESTA DEI LAVORATORI CASEIFICIO F.LLI CAPURSO
Presidio davanti alla sede del Caseificio Capurso di via Santeramo, sabato mattina dalle ore 6:00, contro la mancata applicazione dell’accordo siglato il 7 settembre 2015 presso la Città Metropolitana di Bari, tra le parti sociali e le aziende di rete, tra cui il Caseificio Capurso Spa, la New Gioiella srl, la Capurso Giuseppe srl e l’azienda Casearia Capurso srl.
A destare ulteriore preoccupazione è la voce di un accordo tra la New Gioiella srl, guidata da Carmen Capurso, ed il Caseificio di Bia Bari, che vede il coinvolgimento di poche unità operative attualmente stabilizzate.
La protesta di sabato, indetta dalla l’Unione Sindacale di Base (USB), ha avuto la solidarietà di tutto il consiglio comunale, svoltosi questa mattina, con il Sindaco Lucilla che già nelle precedenti giornate precedenti aveva strappato un appuntamento con l’azienda e le parti sociali alfine di aprire un tavolo di trattativa.
Una delegazione di lavoratori chiederà di essere ricevuta dall’assessore regionale al Lavoro, Sebastiano Leo, e dal presidente della task-force regionale per l’occupazione, Leo Caroli, già assessore al Lavoro nell’ultima giunta Vendola.
Per l’Unione sindacale di base, che denuncia la “sistematica” esclusione dai “tavoli istituzionali e sindacali di trattativa” già avviata di tutta la forza lavoro, la situazione è da drammatica, nonostante solo pochi giorni fa si sia superato il primo ostacolo per ottenere la Dop della mozzarella gioiese, grazie anche al marchio storico della stessa azienda: Gioiella.
Per saperne di più:
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“…ci ritroviamo licenziati, senza un futuro certo e senza un perché”
Alcuni lavoratori in mobilità del Caseificio Fratelli Capurso Spa in liquidazione di via Santeramo, dopo oltre un anno e mezzo dall’accordo sottoscritto il 7 settembre 2015, che ha visto il licenziamento collettivo di 73 lavoratori, ed il riassorbimento di sole 25 unità lavorative da parte della New Gioiella, la nuova società nata dal progetto di rete, preoccupati da un rilancio aziendale che “tarda ad arrivare”, hanno deciso di rilasciare delle dichiarazioni.
“La New Gioiella – dichiarano i lavoratori –, utilizzando il marchio di famiglia Gioiella, da quella data avrebbe dovuto in tre anni rilanciare l’azienda e portarla ad un regime elevato di produttività, grazie al ventilato “nuovo inizio” aziendale che prevedeva l’impiego di nuove ed innovative tecnologie nel settore. Ma ad oggi, dopo quasi 18 mesi dalla firma dell’accordo, nulla di quanto concordato è stato attuato. Delle nuove tecnologie non c’è traccia. Solo 25 dipendenti lavorano a pieno regime, tra i quali un numero elevato di impiegati che a poco servono in una azienda che deve trasformare il latte in un prodotto caseario, oltre a cinque dipendenti che Giuseppe Capurso nel 2015 ha stabilizzato in una società satellite, la “Giuseppe Capurso srl”. Azienda che tutto è tranne che un’azienda casearia”.
Negli accordi siglati a Bari, nell’Ufficio Vertenze della Città Metropolitana, la nuova dirigenza aveva preso l’impegno di stabilizzare nella rete tutti i dipendenti licenziati dal Caseificio Fratelli Capurso Spa, ancora oggi in liquidazione, e questo entro il mese di agosto 2018. Rete in cui, oltre alla New Gioiella, si annovera la Giuseppe Capurso srl. Stabilizzazioni ridotte di ulteriori dieci unità confluite nell’Azienda Casearia Capurso srl.
“La nostra preoccupazione – continuano i lavoratori -, nasce anche dal fatto che la prospettiva lavorativa di alcuni di noi, stante l’attuale e generale crisi occupazionale, è calata notevolmente. Oggi è difficile trovare un lavoro anche a part-time, figuriamoci a tempo pieno e indeterminato. Se poi consideriamo che molti di noi non sono più ragazzini, il più giovane ha poco meno di 40 anni, che ad alcuni di noi la mobilità è scaduta e ad altri sta per scadere, tutto diventa tremendamente complicato. Purtroppo, non tutti ne sono a conoscenza, ci ritroviamo licenziati, senza un futuro certo e senza un perché. Questa situazione non è piovuta dal cielo, ma è il prodotto di una politica allo sfascio che va avanti da troppi anni”.
“Ancora una volta – precisano –, stiamo assistendo al balletto delle commesse rifiutate nonostante una produzione in calo. Solo due anni fa, quando l’azienda Fratelli Capurso spa dichiarava di essere in crisi, si trasformavano all’incirca tre quintali di latte, oggi, che dovrebbe essere al massimo del rilancio, e quindi della produzione, l’azienda è invece al minimo storico”.
Ma non è tutto!
I lavoratori denunciano: “D’altra parte, proprio perché si è voluto continuare ad avere una politica aziendale ‘padronale’, si assiste a pressioni sugli assunti, su chi è in mobilità e vede lontana la propria riassunzione. In pratica gli ammortizzatori sociali stanno finendo. Gioia del Colle deve sapere che decine di famiglie hanno un futuro incerto. Bisogna chiedere alla vecchia dirigenza di fare avanzare la nuova e arrestare subito un processo che, se portato avanti, condurrà ad un ulteriore disastro economico-occupazionale cittadino”.
Una operazione di “svecchiamento” fattibile immediatamente, anche perché non necessita di alcun investimentoo di aggiunta di costi. La Fratelli Capurso spa è in liquidazione e ha affidato tutto ad una nuova identità che è la New Gioiella Srl, che se affiancata da veri esperti commerciali può davvero fare la differenza.
“Sulla nuova guida – affermano i lavoratori -, ricade dunque oggi una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità: annullare i disastri prodotti dalla vecchia società negli ultimi anni e portare avanti una eredità che può essere davvero proficua, non solo per il buon nome della famiglia, ma soprattutto per quella classe operaia che comunque non vede un destino roseo. Ad oggi non sarebbe giusta una guerra tra poveri. Per questo chiediamo alla Fratelli Capurso Spa ed alla New Gioiella srl, di mantenere gli impegni presi ed intervenire urgentemente con atti concreti anche per capire quale epilogo avrà questo rilancio. Senza dimenticare che alcuni degli ex casari hanno esaurito la mobilità, l’ammortizzatore sociale su cui potevano contare fino a ieri, e di conseguenza sono fuori dal progetto di rete”. [da “La voce del paese n. 18 del 13 maggio 2017]