Archivio Gioianet

La Voce del Paese – Un Network di Idee

Cronaca

GIANNINO MASTROVITO NON C’È PIÙ. IL RICORDO DI GIOIANET

Giannino Mastrovito

mastrovito-libro-intervento Vogliamo ricordare Giannino Mastrovito – già professore di musica e flicorno tenore solista -, spentosi a causa di un improvviso collasso all’età di 83 anni il 5 agosto, attraverso la recensione scritta in occasione della presentazione del libro a lui dedicato da Paolo Covella “Giannino Matrovito: “Il Pavarotti degli ottoni” che ne rievoca la storia e la vita, e gli articoli scritti in questi anni su di lui.

Un uomo di grande educazione ed umiltà, sempre sorridente e misurato anche nel conferire le borse di studio in occasione delle varie edizioni del concorso “Pietro Argento”, di cui seguiva con attenzione ogni fase, seduto in teatro tra le ultime file, a destra. E non vi era manifestazione musicale che non lo vedesse presente.

Era questa lmastrovito-foto-gruppo-pp’unica “passerella” che con i suoi fratelli si concedeva, perché credeva fortemente che il talento dei giovani andasse premiato e incoraggiato.

I funerali si terranno lunedì alle 16,30 – con partenza da via Goito, 18 e messa nella chiesa di San Rocco.

Ai fratelli Donato e Vito, alle sorelle Concetta, Margherita e Menuccia, ai suoi cari tutti, il cordoglio della Redazione!

______________

giannino_mastrovito Attraverso “Giannino Matrovito: “il Pavarotti degli ottoni”, il fascino della storia, ancor più che attraverso “trattati” canonici, avvince i lettori. Il segreto? Il desiderio di condividere la memoria storica di un appassionante viaggio nella musica, di cui è protagonista ed appassionato testimone Giovanni Mastrovito, narrate da un  altrettanto appassionato “aedo”: Paolo Covella.

[…] Giannino Mastrovito è il suo “pretesto” per rievocare i fasti, tra luci e ombre, della Banda di Gioia, suo grande amore, ed è al contempo il suo ancoraggio ad un presente che ha il privilegio di poter “ascoltare” in diretta la testimonianza di chi visse le vicende narrate.

La presenza di Giannino, cui è dedicata la monografia edita Suma di Paolo Covella – sul palco in occasione della presentazione del libro nel pomeriggio del 30 maggio, alle ore 19 nel teatro Rossini – è preziosa fonte di emozioni.

Nel contesto storico, sociale ed economico di quegli anni irti di difficoltà, lo studio in generale, quello di uno strumento in particolare, erano privilegio per pochi. Diventare “primo tenore”, sia pur aiutato dal destino, non era impresa da poco.

[…] Il papà di Giannino è Donato, maestro mastellaio ed egli stesso longevo “bandista” con al suo attivo 62 anni di onorata carriera, venuto meno nell’85 a 78 anni di età. Attraverso i vissuti di papà  Donato, Covella ripercorre dal ’28 all’81 le vicende della banda, una storia nella storia in cui si rincorrono nomi e vicende, un propedeutico viaggio iniziatico che vedrà Giannino affermarsi nell’agone orchestrale. Avviato agli studi della tromba e del corno, è nel trombone che declina il suo talento, a disciplinarne “a ferro, fuoco” il carattere, il Maestro Giacomo Argento. Nel ’48, a soli 14 anni suona con Paolo Falcicchio, sotto la sua direzione crescerà musicalmente. Tra i doni che ricorda con più affetto il bocchino in legno, prezioso gioiello di artigianato napoletano ricevuto da Cesare Brandi di Canosa.

Il 20 maggio del ’60 a San Severo il flicorno tenore Angelo Gorgoni, colGiannino Mastrovitopito da un attacco di appendicite, è costretto a tornare a casa. Giannino, secondo tenore, già avvezzo a sostituire il Gorgoni, ne prende il posto e diviene primo tenore. E’ bravo davvero, da tutti è riconosciuta la sua abilità. Guadagnare in quegli anni 170mila lire al mese non è impresa da poco, soprattutto se per natura si è di indole gentile e generosa, di temperamento schivo e poco competitivi.

Tanti i grandi maestri sotto la cui direzione si è formato Giannino: Paolo Falcicchio (dipinto a tinte forti, ma con sincero rispetto), Raffaele Chiaia (indimenticabili gli aneddoti sulla generosità del Maestro), Gioacchino Ligonzo “bravo, preparato, prestigioso” ed estimatore dell’intonazione di Tito Schipa, ed ancora Alfonso Matrella e il giovane  Michele Marvulli, ricordato per la sua abilità nel conferire “sicurezza ai musicanti e prestigio alle esecuzioni”.

“Con Marvulli – scrive Covella – Giannino torna al clima falcicchiano del confronto sulle partiture, del reciproco ascolto, dell’approfondimento anche emotivo e culturale di una romanza.”

A  Marvulli è legato il ricordo del concerto del ’69 nella città di Rutigliano, insanguinato dalla morte di un operaio caduto mentre riparava le luminarie, alla cui famiglia venne devolGiannino Mastrovitouta parte dell’incasso, o alla sua pretesa di far suonare seduti i musicanti.

E’ ancora in banda con i maestri Giuseppe Chielli, Gino Bello, Florindo Pizzoleo, Pietro Marmino e Mario Cananà.

“Giannino – ricorda Covella – ormai era un mostro sacro: ma la sua indole, pacata e paciosa, oltreché la sua bravura e il suo prestigio, suscitavano qualche invidia.”

Anche per questo, dopo 42 anni di vita “in banda” si dedicò esclusivamente all’insegnamento, grazie a cui oggi può godere di una dignitosa pensione.

La narrazione di Paolo Covella scorre e si dipana incalzante, lasciando alle note a piè pagina l’approfondimento, pur se esaustiva in ogni sua parte. La scelta, infine, di dedicare a chi ci è accanto e può goderne a pieno, trama e ordito di vita vissuta, rende ancor più preziosa e meritoria questa opera, da “gustare” insieme per celebrare i fasti e la gloria della più significativa e significante istituzione gioiese che tanto onore donò alla città.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *