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Cronaca

Gioia del Colle. Atti intimidatori verso il Centro di Ascolto

centro di ascolto

centro di ascolto Un autunno davvero “nero” per il Centro di Ascolto “Dal silenzio alla parola”, da dieci anni operativo sul territorio con sportelli disseminati per la città.

Nella notte del 20 settembre ignoti hanno appiccato il fuoco all’ingresso di via Jacopo Sannazzaro. Le fiamme fortunatamente non hanno arrecato gravi danni né toccato gli arredi interni. Ed è il secondo atto intimidatorio ai danni del Centro che tempo fa fu vandalizzato a seguito di un furto.

Nei giorni scorsi è anche giunta la richiesta di liberare la struttura di Via Eva che ospita lo sportello “Vestire la dignità”, in quanto indispensabile per le attività dell’istituto, uno “sfratto” che inevitabilmente porterà alla soppressione di un servizio utile ed apprezzato dalla comunità, se non sarà individuata una diversa sede. Né può essere spostato presso lo Sportello Alzheimer sede in via del tutto eccezionale il 13 e 14 settembre del mercatino vintage.

Sono infine giunti due esposti. Il primo per denunciare “luci accese” notte e giorno presso la mensa ospitata nella foresteria della Carano. Il servizio mensa propriocentro di ascolto in questi giorni è più che mai attivo, infatti grazie agli amici del compianto Carlo Marazia, volontario del Centro, due volte la settimana vengono preparati e consegnati a domicilio 25 pasti.

“Gli amici di Carlo in suo ricordo hanno deciso di autotassarsi e continuare la sua opera. Fanno la spesa, cucinano i pasti e li consegnano a domicilio a quelle famiglie con bambini piccoli o anziani per diversi motivi impossibilitati a venire a consumare il pasto a mensa. Un gesto molto bello e significativo. Le luci vengono accese solo nel momento in cui sono presenti i volontari per effettuare le pulizie o preparare i pasti. La denuncia è stata immotivata, inopportuna e tendenziosa, con il solo scopo di screditare il nostro operato ed intimorirci. E non è il primo esposto ricevuto, purtroppo! – dichiara Rosanna D’Aprile, responsabile del Centro -. Parrebbe che atti di carità, quali offrire un tetto ad un padre che ha perso tutto e a suo figlio, che vive con ansia e fragilità questo momentocentro di ascolto di difficoltà, evitando che dormano per strada e possano compiere gesti estremi, sia un delitto. Sono atti di solidarietà di cui dovremmo essere orgogliosi, da condividere, non da denunciare. Tutto ciò ci getta nello sconforto, non è facile accettare che ci sia chi voglia screditarci usando quel che di buono facciamo, ma non per questo ci arrendiamo perché operiamo secondo coscienza, animati dalla fede e dalla carità. Non provo rancore verso chi ci avversa, ma una profonda pietà. Immagino quanta aridità ci sia nei loro cuori se sentono il bisogno di distruggere quello che è stato creato in questi anni con tanto amore e sacrifici. Nel momento in cui il Centro dovesse sospendere le sue attività e chiudere gli sportelli, chi ne trarrà svantaggio sono i più poveri ed indifesi, coloro che la società e le istituzioni hanno già abbandonato al loro destino. E’ questo l’obiettivo che si vuol perseguire?

 

 

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