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La Scuola ai tempi del Coronavirus – #LaScuolaNonSiFerma

la scuola non si ferma

la scuola non si ferma L’emergenza sanitaria che l’Italia sta attraversando ha coinvolto profondamente tutti i settori, in primis quello scolastico. Con il provvedimento del Governo del 4/3/2020, che stabiliva la chiusura delle scuole su tutto il territorio nazionale, gli italiani hanno cominciato a percepire la gravità della situazione, amplificata dai provvedimenti successivi, che hanno, tra le altre cose, prorogato la chiusura di tutte le scuole sino al 3 aprile e molto probabilmente anche oltre.

Insieme alla preoccupazione per gli aspetti sanitari e per i risvolti economici di quella che viene definita ormai una pandemia cresce, pertanto, quella relativa al vuoto didattico che si verrebbe a creare, risolvibile solo con un’adeguata didattica a distanza.

E’ stata questa la strada tracciata subito dal Governo che già con il provvedimento del 4 marzo richiedeva ai Dirigenti scolastici di “attivare per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, la modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità”.la scuola non si ferma

Il Miur con la nota n. 388 del 17/3/2020 rivolta ai Direttori degli Uffici scolastici Regionali e, per loro tramite, ai Dirigenti Scolastici e ai Forum delle Associazioni degli Studenti e dei Genitori, ha fornito delle indicazioni per la didattica a distanza precisando che questa, oltre che essere essenziale per non interrompere il percorso di apprendimento dei ragazzi e dar corpo e vita al principio costituzionale del diritto all’istruzione, coinvolge l’intera comunità educante, nel novero delle responsabilità professionali e etiche, a continuare a perseguire il compito sociale e formativo del “fare scuola “ e di mantenere viva la comunità di classe di scuola, combattendo il rischio di isolamento e di demotivazione.

Il Ministero ha precisato che la didattica a distanza non deve limitarsi al solo invio di materiali o alla mera assegnazione di compiti, privi di una spiegazione relativa ai contenuti Ministro Pubblica Istruzione Azzolinain argomento o che non prevedano un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente, essendo fondamentale la relazione tra docente e alunni.

Quanto agli strumenti è stata realizzata un’apposita area sul sito internet del Ministero, per fornire alle istituzioni scolastiche strumenti e supporto tecnico sulle procedure organizzative. Il collegamento diretto o indiretto, immediato o differito, attraverso videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo, la trasmissione ragionata di materiali didattici, attraverso il caricamento di piattaforme digitali e l’impiego dei registri di classe in tutte le loro funzioni, l’interazione su sistemi e app interattive educative propriamente digitali: tutto ciò è didattica a distanza.

Inoltre per favorire lo scambio delle esperienze è stata creata una rubrica quotidiana sui social – FB e Instagram- intitolata “#LaScuolaNonSiFerma”.

A fronte di quela scuola non si fermaste disposizioni ministeriali il problema è quello di capire quanto il nostro sistema scolastico sia in grado di dare attuazione a tutto questo e soprattutto, quale sia la risposta dei singoli docenti.

Molti di questi, non abituati all’uso degli strumenti digitali, lamentano maggiori adempimenti per la preparazione informatica di insegnanti e alunni, la possibile carenza di materiale didattico da parte degli studenti, sino all’aggravio economico per le ore in più di lavoro prestate per la preparazione delle lezioni o, talvolta per le connessioni, sino ad invocare il diritto alla libertà di insegnamento. Avversa, poi, è la risposta dei sindacati di categoria che in un comunicato unitario FLCGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA hanno fatto richiesta del ritiro della nota ministeriale perché contenente modalità di organizzazione del lavoro che sono oggetto di relazioni sindacali.

Intanto, nonostante queste opposizioni, nelle la scuola non si fermavarie scuole si sono iniziate a sperimentare le prime forme di DAD, grazie ai docenti, molti dei quali usavamo già piattaforme o app varie, e ai Dirigenti Scolastici che hanno prontamente cercato di dare attuazione a quanto richiesto dal Ministero,

Le difficoltà per molti insegnanti, e anche ragazzi, esistono e anche i nodi da sciogliere, soprattutto sulla valutazione dei ragazzi.

Sicuramente in questo momento viene chiesto agli insegnanti e alla Scuola un impegno maggiore del solito, soprattutto per quanti devono colmare il gap tecnologico o si sentono poco appagati per il loro impegno. E questa può diventare l’occasione per aumentare l’informatizzazione della Scuola e introdurre modalità di insegnamento più coinvolgenti per i ragazzi e appaganti per gli insegnanti.

In una situazione difficile da sostenere per gli studenti rinchiusi in casa l’appuntamento con le lezioni a distanza, soprattutto in orario scolastico, servla scuola non si fermaono a mantenere una parvenza di normalità nel ritmo della giornata e a mantenere un senso di appartenenza alla classe e alla Scuola come indicato dal Ministero. Inoltre se è vero che questa emergenza durerà parecchio, il sistema formativo rischierebbe di abbandonare a se stessi proprio quei ragazzi per i quali la Scuola svolge anche funzione educativa, col rischio di riprenderli domani come uomini e cittadini peggiori.

Una Didattica di emergenza non potrà mai sostituite quella ‘ordinaria’ però può affiancarla, può contribuire a non interrompere il filo e instillare nei ragazzi la ‘responsabilità del sapere’.

La DAD, comunque attuata, la scuola non si fermaè oggi l’unico strumento per evitare in parte quel vuoto assoluto nella didattica che in una società che corre non sarebbe più recuperabile.

Quello dell’insegnamento è una professione nobilissima e oggi gli insegnanti hanno la possibilità di contribuire concretamente a far andare avanti il nostro paese, al pari degli operati sanitari e di quanti (forze dell’ordine, volontari, operatori della Pubblica Assistenza) sono direttamente coinvolti da questa emergenza mettendo a repentaglio la propria incolumità fisica senza tornaconti economici. Inoltre l’appello al senso di responsabilità degli insegnanti è rivolto come segno di solidarietà verso quei cittadini che, costretti a tenere chiuse le proprie aziende e attività piccole o grandi, si trovano a vivere grosse difficoltà economiche (e che ben avrebbero voluto godere in questo momento della tutela economica di quanti lavorano nella Pubblica Amministrazione).

Partiamo, quindi, dalla Scuola per far ripartire l’Italia.

#LaScuolaNonSiFerma!

 

 

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