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Caso Rosario Milano. Le verità de la “Città di Tutti – La Bottega”

città di tutti - la bottega

Rosario-Milano “Siamo consapevoli che in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, la diatriba politica dovrebbe trovare uno spazio minimo nelle cronache locali ma, vero questo, ci rendiamo anche conto che non rispondere al comunicato dell’ex consigliere Rosario Milano, eletto nella nostra lista “Città di Tutti – La Bottega”, significherebbe consegnare alla città una verità “personale” quantomeno lontana, per non dire altro, da quella più squisitamente “fattuale”.

Che un’associazione come la nostra, presente concretamente da anni sul territorio e dotata di organismi direttivi diversi da quelli dei propri consiglieri comunali, debba apprendere una defezione ufficiale di un proprio consigliere non da una riunione e da un confronto con lo stesso ma da un comunicato stampa inviato alle testate locali, sarebbe già abbastanza esaustivo per qualificare il comportamento e la totale assenza di rispetto del Milano nei confronti del gruppo politico e dei suoi partecipanti, questi ultimi veri fautori della sua elezione. Rispetto che già più volte era venuto meno, ad esempio quando si era fatto promotore di una richiesta alquanto “originale” al candidato Sindaco Donato Paradiso a cui era “allegata”, come se non bastasse, la minaccia di revocare la propria disponibilità alla candidatura nella lista “Città di Tutti – La Bottega” (lista, tra l’altro, già consegnata in Comune con le relative firme a sostegno della presentazione).

La Proposta? Mettere per iscritto che in caso di vittoria della coalizione elettorale, senza discussione alcuna, la Presidenza del Consiglio dovesse andare ad una persona specifica mentre, in caso di sconfitta, lo stesso Paradiso doveva immediatamente dimettersi per permettere ad altri candidati di entrare al suo posto. Quando l’allora gruppo dirigente fu informato di ciò, nonostante fosse consapevole delle difficoltà che portava con se una scelta del genere, promosse l’espulsione immediata del Milano, salvo non concretizzarsi non per mere questioni di voti elettorali ma per l’ennesimo esercizio di fiducia nei suoi confronti sollecitato da quel candidato Sindaco che, nonostante fosse già stato tradito, grazie ad uno spessore politico ben diverso, garantiva per lui. E poi viene detto che la coalizione di centro-sinistra non è mai nata!

Come se non bastasse, possiamo solo continuare a sorridere quando leggiamo, tra le motivazioni dell’uscita, l’incapacità del nostro gruppo di costruire un dibattito. L’ultima riunione nella “Bottega” a cui ha partecipato il Milano, datata Ottobre 2019, è stata quella in cui gli fu chiesto di scusarsi per aver minacciato, in una precedente riunione di coalizione, il dimissionario Presidente Magistro “reo” di aver rilasciato un’intervista in cui preannunciava questa specifica situazione politica. Da quel giorno è passato più di un anno ed è stato eletto un nuovo gruppo dirigente che ha voluto rinnovare la fiducia nel Milano nonassemblea la bottega solo continuando ad invitarlo ad ogni riunione ma inserendo, al proprio interno, persone a lui politicamente legate. Fiducia mal posta, ora lo possiamo dire ufficialmente. Lo scenario che si prefigura, per sua stessa ammissione, è quello che noi possiamo tranquillamente definire “vecchia politica”: farsi eleggere in un gruppo, uscire dallo stesso, crearne un altro e definirsi “nuova politica”. 

Un gioco che condanniamo da sempre e che negli ultimi anni ha accomunato tanto la destra quanto la sinistra. Immaginiamo però che i voti della “Bottega”, vista da molti come un “riserva indiana” da depredare, siano serviti allo scopo. Una storia che, ai titoli di coda, accomuna il Milano non ai grandi politici della Sinistra più “rossa” ma a un “qualsiasi” Carlo Calenda.

Questa defezione non ci preoccupa certi che la consigliera Milena Pavone, nostra capogruppo in Consiglio, continuerà a svolgere egregiamente il suo lavoro sopperendo ad una assenza che non è mai stata una vera presenza. Infine, al nostro ex Consigliere Milano non chiediamo nulla; certo, dimettersi sarebbe segno di correttezza politica e rispetto non verso il “simbolo politico” ma verso tutte quelle persone che, senza mai chiedere nulla, hanno messo la loro faccia, il loro impegno e i “loro voti” all’interno della lista elettorale “Città di Tutti – La Bottega” permettendogli di essere eletto…ma sappiamo che non sarà così”.

“Città di Tutti – La Bottega”

 

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