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IL PESO DI UNA SOCIETÀ POLITICAMENTE CORRETTA

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1593786626998-catcalling-02 Ciò che segue è frutto di un’opinione personale basata su considerazioni e fatti. Cercare di districarsi in mezzo ad un argomento così ampio, in cui sono molte le complicazioni politiche e socio-culturali tirate in ballo, è stato decisamente complesso, quindi ricercare una verità assoluta è decisamente pretenzioso se non impossibile.

Fatta questa doverosa premessa, mi sembra d’obbligo dare una definizione alla Politically Correctness, abbreviata in PC. Essa è una corrente riformista atta a definire un modello comportamentale e linguistico in grado di limare ed eliminare le discriminazioni ed i pregiudizi causati da etnia, orientamento sessuale, genere, credenze religiose ed altre categorie storicamente fonte di vessazioni.

La PC è quindi nata nella società occidentale come rimedio morale agli scempi oppressivi perpetrata dalla stessa. Per farsi un’idea basterebbe pensare alla segregazione e al successivo sterminio degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale o dei Nativi Americani durante il colonialismo europeo, le vite umanpoliticamente-corretto-il-dire-e-non-diree su cui si è costruita la Rivoluzione Industriale, la deportazione e schiavitù delle popolazioni africane e la privazione dei diritti delle donne tipica della società patriarcale. 

In risposta alla vergogna che questi eventi, vivi nella memoria, causano al mondo occidentale, si rimedia con un atteggiamento politicamente corretto per liberarsi della triste eredità lasciata dagli stessi. La pena per chi contravviene alla PC? Può spaziare dalla gogna all’ostracismo mediatici, in grado di porre fine ad una carriera, indipendentemente dalla notorietà. Sebbene questa punizione sia necessaria per soffocare ideologie dell’odio come il razzismo, l’omofobia e la misoginia, la correttezza politica riesce a contrastare efficacemente questi fenomeni? Dopo un’attenta analisi la risposta più spontanea è un secco ‘NO’, vediamo per quali motivi.

LA PC È ESSA STESSA DISCRIMINATORIA

Come già detto, la PC nasce nella civiltà occidentale per contrastare i crimini della stessa. Ciò comporta che non si occupa di annichilire le discriminazioni a livello generale, ma si concentra su una o più tipologie specifiche. Ad esempio è giusto contrastare il razzismo dei ‘bianchi’ nei confronti dei ‘neri’, ma non viceversa. Perché? Perché storicamente i ‘neri’ hanno avuto la peggio. Quindi? Quindi in questo scenario ai ‘bianchi’ non è né consentito esprimersi sulla questione (a meno che non si esprima un parere favorevole) né lamentarsi dei propri problemi (che per quanto possa sembrare strano, esistono) per il semplice fatto che non verrebbero presi sul serio. Mi sembra quantomeno ipocrita, da parte di chi combatte per la parità, trasformare l’aguzzino in vittima “perché è arrivato il vostro turno”.

IL LINGUAGGIO

Per quanto il linguaggio sia una parte fondamentale della percezione del mondo e la PC abbia contribuito a rendere tabù termini dispregiativi, come “negro” o “frocio”, la continua ricerca della terminologia “perfetta” si sta prolungando in maniera maniacale, tanto da prendere di mira termini che nessuno, compresa la parte lesa, considererebbe offensivi o discriminatori. Cambiare linguaggio ad oggi risulta essere la principale arma utilizzata dalla PC, nopcnostante la sua inefficacia. Utilizzare diversi giri di parole per descrivere qualcosa, alle volte anche in modo ridicolo, non cambia l’essenza di quel qualcosa né la percezione che le persone potrebbero averne. Inoltre il linguaggio essendo, come ogni cosa, soggetto al tempo, rende questo tipo di provvedimenti effimeri, in quanto anche la nuova definizione adottata diventerà prima o poi “offensiva”.

MICROAGGRESSIONI

Premettendo che non conoscevo l’argomento (ed avrei preferito non conoscerlo) fino a poco tempo fa, vorrei presentare ciò che a mio avviso sintetizza meglio la correttezza politica moderna. Quello che ti si presenta davanti quando ti informi sulle microaggressioni è uno scenario inquietante per quanto riguarda le future relazioni umane. In sostanza una microaggressione è un comportamento, spesso involontario, o una frase che, in base alla sensibilità di una persona, potrebbe essere ritenuto offensivo o discriminatorio e, a lungo andare, potrebbe non far sentire accettato un membro di una comunità. Possiamo considerare, ad esempio, micpoliticamentecorrettoroaggressioni: il non sedersi affianco ad una persona o l’alzarsi da una panchina quando qualcuno si è appena seduto sulla stessa, chiedere la provenienza di qualcuno, dando per scontato che non sia del luogo o le battute sugli stereotipi. Non negherò che considero giusto combattere alcune microagressioni, come il catcalling o l’utilizzo della svastica, ma anche in questo caso, come per il linguaggio, si sta procedendo ad individuare microaggressioni praticamente ovunque, spesso basandosi semplicemente sull’insicurezza personale e/o l’ansia sociale dell’individuo. Inoltre, come ci avverte saggiamente il filosofo Jonathan Haidt, un’eccessiva attenzione al vittimismo potrebbe portare le persone a ricercare i vantaggi che la condizione di vittima e/o difensore delle vittime comporta.

CONTESTO E INTENZIONI

Purtroppo un aspetto importante di cui la PC non tiene conto prima di applicare la censura sono proprio il contesto in cui si svolge un’opera e le intenzioni dell’autore. Di conseguenza la satira, che per il sottoscritto è sacrosanta, e l’incitamento all’odio vengono messe sullo stesso piano. In questo senso si procede ad un assassinio della satira e della comicità pungente un po’ sopra le righe, che paradossalmente sono proprio i metodi più efficaci per contrastare gli stereotipi. Troviamo unSchermata-2015-10-06-alle-17-00 esempio nel recente caso di censura della famosa serie televisiva comica Scrubs a seguito di un episodio in cui compare una blackface. La blackface è stata una tecnica teatrale profondamente razzista dell’800, che consiste nell’applicazione di trucco scuro su di un attore bianco per interpretare e ridicolizzare gli afroamericani. Non è questo il caso di Scrubs. Nell’episodio incriminato, il protagonista ‘bianco’ JD ed il suo migliore amico ‘nero’ Turk si scambiano i ruoli, indossando rispettivamente una blackface ed una whiteface. Dopo aver bussato ad una confraternita studentesca, Turk si allontana, lasciando momentaneamente JD solo, che verrà confuso per razzista dalla confraternita composta da afroamericani e sarà prima picchiato e poi defenestrato. La scena, oltre ad essere palesemente contraria alla blackface, ritenuta sbagliata dallo stesso JD, offre una chiara metafora: privato del contesto, anche un comportamento di base innocente può essere frainteso per discriminatorio. Nonostante questo, bisogna comunque distinguere chi ha buone intenzioni e chi usa la satira o l’ironia come scudo per esprimere un concetto palesemente discriminatorio.

PAESE CHE VAI, CENSURA CHE TROVI

La correttezza politica è ormai diventato uno strumento di propaganda, che viene utilizzato per mostrarsi all’avanguardia, paladini difensori dei più deboli ed essere così supportati dall’opinione pubblica. Ma in quanti rimangono fedeli ai principi della PC? Un esempio di incoerenza viene offerto da Netflix, piattaforma di streaming leader nel settore. La multinazionale da un lato censura un episodio di Community per una presunFight-with-words-social-issue-concept-as-a-person-screaming-with-bullets-flying-out-of-the-mouth-as-ta blackface (in realtà nell’episodio i protagonisti partecipano ad un gioco di ruolo ed uno di essi si dipinge il corpo di nero per meglio immedesimarsi nel personaggio da lui interpretato: un elfo oscuro), dall’altro cancella una serie turca sotto le pressioni del governo perché in essa era presente un personaggio omosessuale, a dimostrazione del fatto che quasi a nessuno interessano i principi della PC, ma li si segue in base alla convenienza.

MORALE DELLA FAVOLA…

Per quanto possiamo trovare giusta o sbagliata la correttezza politica, l’uso che se ne sta facendo produce inevitabilmente atteggiamenti tossici, alimentati dal crescente malcontento popolare. A questo punto andrebbe riconsiderata la strategia d’azione della PC e chiedersi: ne abbiamo veramente bisogno? È questo il metodo con cui possiamo abbattere le barriere? Forse, continuando su questa strada, il divario e le incomprensioni, che tanto ci si sforza di debellare, sono destinati solo ad aumentare.

 

 

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